Il cinema e la Rivoluzione a cura di Federico Rossin
“Il vecchio e il nuovo”
Idee – Capitolo 5
«Questa arma che non chiede altro di essere adoperata, costituisce il migliore strumento di propaganda, di una propaganda tecnica, educativa ed industriale, di una propaganda contro l’alcolismo, di una propaganda igienica, di una propaganda politica, di qualsiasi tipo di propaganda vogliate fare, accessibile a tutti e attraente per tutti, che penetra nella memoria e può anche divenire fonte di entrate per lo Stato.»
Lev Trotskij
Il cinema rivoluzionario
La sequenza che segue presenta alcuni dei lavori cinematografici più significativi del cinema sovietico. In questo montaggio in particolare, si vuole mostrare la distinzione tra il mondo vecchio – rovesciato dagli eventi del 1917 – e il mondo futuro, il radioso avvenire promesso dal processo rivoluzionario. Dopo il 1917, il nuovo regime politico investe molte risorse nei linguaggi audiovisivi, funzionali al radicamento dei messaggi rivoluzionari. Questo muta profondamente il lavoro di regista, che assume i connotati di un operatore sociale che sta dentro al processo rivoluzionario e produce nuovi immaginari.
L’arte come arma
Secondo quanto scritto da Anatolij Lunačarskij, il primo commissario del popolo all’istruzione del governo bolscevico, Lenin avrebbe detto che “il cinema è per noi la più importante delle arti”. Lenin non solo riconobbe il cinema come un’arte in un periodo storico in cui molti lo consideravano solo una forma di divertimento a buon mercato, ma soprattutto profetizzò che il cinema, ancora in una fase iniziale del suo sviluppo linguistico e storico, avrebbe avuto un grande ed influente avvenire.
I cineasti ben presto compresero che la nuova società che volevano costruire poteva essere realizzata solo sulla base di rapidi sviluppi industriali e innovazione tecnologica: il cinema doveva essere parte di questa battaglia del nuovo sul vecchio nel saper costruire nuove mitologie culturali ed irrigare con efficacia retorica l’immaginario del popolo al lavoro.
L’eredità del cinema sovietico
I grandi registi sovietici hanno posto gran parte delle basi per la teoria del film a venire e sono tutt’oggi studiati e letti in tutto il pianeta. Interrogarsi sull’influenza di questo cinema nel mondo occidentale significa porre delle domande radicali al cinema del presente, cercando di riattivare un’eredità che non sia solo un bagaglio di invenzioni formali da utilizzare impunemente, ma anche un sogno politico che ci obblighi a ripensare il ruolo dell’arte e degli artisti nella società.
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Di seguito vengono proposti alcuni frame dei cortometraggi con i lavori cinematografici più significativi del cinema sovietico. La selezione dei film è a cura di Federico Rossin, storico e critico cinematografico. Per guardare i cortometraggi in versione integrale, clicca qui.
Approfondisci
Il film d’archivio, il suo statuto teorico, le sue molte forme. Come si scrive la storia e si produce conoscenza storica attraverso i film? E la storia che si scrive fino a che punto è fedele alla realtà che vuole evocare? Quale il margine di “infedeltà” o di “tradimento” che caratterizza il film d’archivio?
Kit didattico: Oltre il confine: la storia della rivoluzione di ottobre (I grado)
1917-2017. Una storia europea chiamata Rivoluzione
1917: l’anno che rivoluzionò il Novecento
Itinerari nel patrimonio russo e sovietico di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Kit didattico: Oltre il confine: la storia della rivoluzione di ottobre (I grado)
Proposta percorso scuole secondarie di I grado
A cent’anni dall’inizio della Rivoluzione Russa si analizzano le trasformazioni e l’impatto, anche a livello globale, che ha comportato un avvenimento storico di questa portata.
Il kit didattico affronta questo tema proponendo alcuni spunti di attivazione del lavoro in classe, sia sui concetti riferiti al vocabolario politico del ‘900, attualizzabili nel tempo presente, sia su una metodologia basata sulla lettura e sulla verbalizzazione di un sintetico atlante di mappe geo-storiche che ripercorre gli snodi cronologici dal 1917 al 1922.
1917-2017. Una storia europea chiamata Rivoluzione
Il centenario della Rivoluzione d’Ottobre è l’occasione per una riflessione sulla sua storia, le idee, i modelli, i linguaggi e gli immaginari che hanno condizionato le nostre odierne categorie di progresso, lavoro e felicità sociale. Il contesto storico che ha reso possibile la rivoluzione, la creazione di miti fondativi e la costruzione dell’utopia politica, il lavoro e i nuovi modelli di progresso, la propaganda e la costruzione del cittadino 1.0, sono parte di un bagaglio culturale e politico che, a distanza di oltre 25 anni dalla dissoluzione dell’URSS, possono essere guardati da altre prospettive per comprendere ciò che di originale e potente ha portato il ’17 nel nostro vissuto di cittadini europei. Lo scopo non è farne un bilancio distaccato, ma indagarne i codici culturali e simbolici alla luce degli scambi, delle influenze e delle divisioni tra il mondo sovietico e il resto d’Europa.
In uscita, con l’inaugurazione della mostra 1917-2017. Una storia europea chiamata Rivoluzione, il catalogo, a cura della Fondazione. Il catalogo sarà in vendita presso le librerie Feltrinelli di Milano con i contributi di Massimiliano Tarantino, Gian Piero Piretto, Marcello Flores, Silvio Pons, Boris F. Martynov, Federico Rossin, Vittore Armanni, Chiara Missikoff.
Il catalogo è in vendita presso le librerie Feltrinelli di Milano
1917: l’anno che rivoluzionò il Novecento
Anche se ormai da 11 anni la data canonica del 7 novembre (anniversario della rivoluzione d’Ottobre) è stata sostituita in Russia, come festa nazionale, da quella del 4 novembre come Giorno dell’Unità Popolare (a ricordo della cacciata dalle truppe polacche da Mosca nel 1612, che pone fine alla cosiddetta epoca dei “torbidi” e prelude all’avvento della dinastia dei Romanov), il 1917 rimane comunque una delle grandi date che scandiscono la storia russa, come il 1812 (invasione di Napoleone e sua cacciata), il 1861 (emancipazione dei servi), il 1941-45 (grande guerra patriottica).
Il Febbraio e l’Ottobre vedono il succedersi di due diverse prospettive di abbandono della vecchia Russia, prodotte entrambe dall’impatto della guerra e portate avanti da forze diverse: quella di un nuovo ruolo e consenso nazionale attraverso una radicale trasformazione politica e nel solco dell’alleanza con le potenze dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, quella della costruzione, a livello internazionale e poi sempre più nazionale, di una nuova società, volgendo le spalle alla guerra degli Stati e conducendo una nuova guerra contro tutte le forze che, in modi anche molto diversi, si oppongono al nuovo potere.
Le due rivoluzioni russe sono la risposta a processi in corso in tutte le società europee e pongono alcune delle questioni di lunga durata.
Ne indico alcune:
le conseguenze della guerra sul piano economico-sociale, del rapporto Stato – società, della mobilitazione culturale a livello di avanguardia e di massa;
la rinascita di un mito internazionalista e pacifista che sembrava morto nell’agosto 1914 e la proiezione della Russia sulla storia mondiale come mai prima di allora;
l’avvio di processi di nation e state building in tutte le grandi compagini imperiali sconvolte dalla guerra;
la ridefinizione degli equilibri tra i diversi Stati e le diverse zone dell’Europa in funzione della nuova presenza, minaccia e attrazione dello Stato sovietico;
l’importanza assunta dalla propaganda, dalla diplomazia culturale e dalla costruzione delle immagini, che oltrepassano i confini, promuovono nuove forme di comunicazione ed entrano nelle dinamiche e nei conflitti dell’altro;
la dialettica secolare tra interdipendenza e isolazionismo. La guerra e la rivoluzione lasciano di fronte all’Europa due diverse Russie, quella sovietica e quella dell’emigrazione, e rapporti diversi con l’una e con l’altra, oltre che tra di esse e con i propri passati.
La Russia dopo la guerra e la rivoluzione non sarà più o almeno principalmente (tranne che per i nostalgici delle proprie ossessioni) quella “sotto gli occhi dell’Occidente” di Joseph Conrad (1911) con i suoi rivoluzionari tenebrosi e ambigui e con le provocazioni della polizia zarista. Essa sarà ancora di più al centro dell’attenzione europea, avrà un ruolo decisivo nell’Europa minacciata dal nazismo, ma il suo impatto e i suoi intrecci saranno sempre più globali; nello stesso tempo, come l’Europa e insieme e oltre i rapporti con questa, essa sarà sempre più condizionata dai processi mondiali.
Il confronto tra Russia ed Europa si propone dunque come uno dei temi che invitano a ripensare e a ripercorrere la storia dell’Europa come storia di lunga durata. Non solo tenendo come data iniziale quella delle due rivoluzioni (febbraio e ottobre 1917) che in occasione del centenario è prevedibile che occuperanno il centro della scena, ma anche riprendendo in mano quel processo che si avvia a metà del XIX secolo, quando con la liberazione dei servi, quel confronto si propone come strutturale nella storia dell’Europa contemporanea.
Andrea Panaccione
Università di Modena e Reggio Emilia
Itinerari nel patrimonio russo e sovietico di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Dal 7 al 10 settembre si tiene a Helsinki presso il Tyovanen Arkisto (Archivio del Lavoro) la conferenza annuale h dell’International Association of Labour History Institutions (IALHI) sul tema Heritage of Social Movements in a Global Perspective: Collecting and Preservation of Sources. Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, membro dello IALHI dalla costituzione, partecipa con un contributo sul proprio patrimonio russo e sovietico del quale si presenta qui una sintesi.
Nell’avvicinarsi del centenario dell’ottobre 1917, i «dieci giorni che sconvolsero il mondo», un avvenimento di cui anche i contemporanei riconobbero il significato e la portata, in una parola una delle principali «fratture» che hanno dato origine al mondo contemporaneo, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, forte della propria costante attenzione al mondo slavo, condivide le risorse accumulate in quasi settant’anni di attività nel segno del recupero e delle valorizzazione delle fonti archivistiche, bibliografiche e iconografiche.
Stratificando le collezioni sul fondo versato da Franco Venturi dopo la pubblicazione nel 1952 del classico Il Populismo Russo (descritto nel catalogo Utopia e riforma in Russia 1800-1917, a cura di Francesca Gori e Antonello Venturi ) e sviluppando una rete di contatti internazionali che ha consentito l’aggiornamento costante del patrimonio, Fondazione Feltrinelli si presenta come uno dei principali siti di conservazione della storia e del pensiero russo dall’Ottocento ai giorni nostri, con particolare riguardo ai fermenti delle culture politiche del paese, dai populisti, agli anarchici, ai socialdemocratici che, dalla seconda metà dell’Ottocento, si interrogano sulla via di sviluppo imboccata dal paese, sulle caratteristiche e le possibilità rivoluzionarie offerte dalla struttura della società, sul rapporto tra Russia e Occidente lungo l’asse della contrapposizione tra slavofili e occidentalisti. La costruzione di una identità e di una tradizione rivoluzionaria dopo il 1917 è ampiamente testimoniata dalle opere elencate nel catalogo Tra populismo e bolscevismo, a cura di Antonello Venturi e Emanuela Guercetti, ma è soprattutto nel controverso rapporto con l’Occidente che il patrimonio può fornire suggestioni e linee interpretative mostrando le radici lunghe dei fenomeni contemporanei.
Circa 14.000 monografie, oltre 500 testate di periodici, 4000 manifesti di epoca sovietica e 10.000 cartoline costituiscono il cospicuo corpus documentale che Fondazione può mettere a disposizione in vista del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, riversando i dati catalografici nel Servizio Bibliografico Nazionale, digitalizzando supporti testuali e iconografici, promuovendo la divulgazione delle fonti digitalizzate negli esiti delle ricerche promosse dalla Fondazione con alcuni partner internazionali.
Le tipologie e gli itinerari possibili sono molteplici: dalle opere del fuoruscitismo russo post-decabrista – con una rilevante collezione di opere di Herzen – alle collezioni di testi, opuscoli e periodici populisti, dalle riviste illustrate di epoca imperiale alla ricca produzione sulle rivoluzioni del 1905 e del 1917 (si segnala un’importante mole di opere memorialistiche, documenti congressuali del Partito comunista bolscevico, la raccolta degli scritti di Lenin e di Stalin in varie lingue, tra cui l’edizione del 1914 in lingua russa di Nacional’nyj vopros” i marksizm”) ai manifesti di propaganda dagli anni trenta al 1991 (una collezione che consente di applicare diverse chiavi di lettura alla storia dell’Unione Sovietica), dai periodici sovietici (“Krokodil”, “Kommunist”, “Na agrarnom fronte”, “Pravda”, “Novy Mir”, “Voprosy Istorii”, “Voprosi Ekonomiki”, “Istoričevskij Archiv”) fino alle cartoline illustrate che riproducono l’arte sovietica e alle analisi dell’economia pianificata, un insieme vasto e articolato di testi in russo e nelle principali lingue occidentali e un campionario di iconografia senza pari nel panorama degli istituti di ricerca in Italia e in Europa.
Vittore Armanni
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
07/09/2016
Photogallery
Dal fondo russo e sovietico conservato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, copertine di riviste e monografie, manifesti e affiche di propaganda e orientamento. Tra Otto e Novecento, alcuni esempi che evocano una società in mutamento tra vecchie e nuove autocrazie. Guarda la photogallery: