Le reazioni al golpe

Capitolo 5

 
Le reazioni internazionali
 
In America Latina le reazioni al colpo di Stato non furono unanimi. Alcuni paesi, con in prima fila Cuba, lo condannarono energicamente, esprimendo solidarietà per il popolo cileno e profondo dolore per la morte di Allende. I regimi militari di Brasile e Uruguay salutarono invece la fine di UP come una vittoria della democrazia e riconobbero immediatamente i golpisti. Gli Stati Uniti di Nixon e Kissinger si congratularono con il nuovo governo autoritario e tornarono nuovamente a sostenere economicamente il Cile.

In Europa, quasi tutte le nazioni del blocco socialista ruppero i rapporti diplomatici. La CEE scelse di mantenere le relazioni con la giunta militare sulla base del principio che a essere riconosciuti sono gli Stati e non i governi chiamati di volta in volta a reggerli.
 
In Italia, l’esecutivo guidato dal democristiano Mariano Rumor dovette fare i conti con le dure resistenze di socialisti e comunisti, che chiedevano a gran voce l’interruzione delle relazioni diplomatiche.
All’interno della DC c’erano posizioni divergenti: da un lato la doverosa condanna ufficiale del colpo di Stato; dall’altro la preoccupazione di non indebolire la democrazia cristiana cilena, rea di aver auspicato la soluzione golpista.
 
 
 
 
 
L’attendismo di Aldo Moro
 
Tutte le altre forze politiche rappresentate in Parlamento censurarono il golpe senza esitazioni, ad eccezione del MSI.
Nel dibattito sui fatti cileni che si tenne il 26 settembre alla Camera dei Deputati, il ministro degli Esteri Aldo Moro biasimò la violazione dei principi della democrazia e il ricorso alla violenza come strumento di lotta politica. Ma non ci fu la rottura con il Cile di Pinochet. Moro scelse una linea di “attesa” che lasciava all’Italia la porta aperta a qualsiasi sviluppo futuro. L’attendismo del governo italiano avrebbe condotto, però, di lì a poco, al non riconoscimento di fatto della giunta militare e ufficialmente le relazioni bilaterali rimasero congelate sino al ritorno alla democrazia.
 
La solidarietà italiana
 
Subito dopo l’11 settembre, nel nostro paese si registrarono manifestazioni e iniziative di solidarietà per le vittime del golpe, susseguitesi senza sosta anche negli anni a seguire. Grazie all’impegno civile e politico di partiti, sindacati, studenti, enti locali, associazioni, mondo culturale, l’Italia fu in prima linea nell’accoglienza dei tanti cileni in fuga dalla dittatura, dimostrando di essere una società tollerante e aperta al confronto. In Cile, l’ambasciata italiana si distinse come luogo privilegiato di rifugio e riparo dalle grinfie della repressione.

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Le immagini riportate di seguito testimoniano l’ondata di solidarietà che il golpe suscitò in tutto il mondo insieme allo scandalo per le violenze perpetrate dal nuovo regime.

 

 

 


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ISABEL ALLENDE

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Quando Valparaiso apparve ai suoi occhi, per l’esausto viaggiatore fu una vera sorpresa. Nel porto sostava più di un centinaio di imbarcazioni che battevano bandiere di mezzo mondo. Le montagne dai picchi innevati sembravano così vicine che davano l’impressione di emergere direttamente da un mare blu cobalto chesprigionava un’irresistibile fragranza di sirene. Jacob Todd non venne mai a sapere che sotto quella parvenza di pace assoluta c’era una città intera di velieri spagnoli inabissati e scheletri di patrioti con una pietra legata alle caviglie, ancorati laggiù per opera dei soldati del Capitano Generale. L’imbarcazione si ancorò nella baia, tra migliaia di gabbiani affamati che agitavano l’aria con le loro terribili ali e il loro gracchiare.

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