Sviluppo

Capitolo 10

L’umanità ha la capacità di rendere lo sviluppo sostenibile per fare in modo che incontri i bisogni del presente senza compromettere l’abilità delle future generazioni di soddisfare i propri desideri.

 

World Commission on Environment and Development,
Our Common future, 1987

Sviluppo
Il processo di sviluppo prende avvio con la rivoluzione industriale inglese quando, per la prima volta, il ritmo di crescita dell’economia diventa superiore a quello della popolazione. Tuttavia, data la semplicità delle innovazioni della prima rivoluzione industriale, occorre attendere la parte finale del XIX secolo per assistere a uno sviluppo senza precedenti. Sarà poi la transizione demografica, che interessa i paesi occidentali nel corso del XX secolo, a consentire anche un grande miglioramento delle condizioni di vita perché, contenendo l’incremento della popolazione, comporta un aumento spettacolare del Pil pro capite.
 
Crescita\Sostenibilità
Questa crescita apparentemente illimitata ha però un impatto negativo sempre più evidente sui fragili equilibri dell’ecosistema globale, sia in termini di consumo delle risorse, che in termini di inquinamento, fino a produrre cambiamenti climatici su scala mondiale. Nella parte più sviluppata del pianeta, quella che per prima è approdata al benessere e alla ricchezza, inizia a manifestarsi, in particolare a partire dal secondo dopoguerra, un crescente interesse per la questione ambientale e la necessità di perseguire maggiore sostenibilità nei modelli di sviluppo economico in modo da consegnare alle generazioni future un pianeta che possa ancora garantire una vita degna e un equo accesso alle risorse.
 
Immaginare il futuro
Il futuro della vita sulla terra per la specie umana ci impone di interrogarci sui limiti e sulle prospettive del nostro sviluppo. Quale sviluppo è possibile per tenere insieme ecosostenibilità, miglioramento delle condizioni di vita, giustizia sociale, inclusione e convivenza?

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D. H. Meadows, D. L. Meadows, J. Randers, W. W. Behrens III, I limiti dello sviluppo. Rapporto del System Dynamics Group Massachussets Institute of Technology (MIT) per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità, Milano, Mondadori, 1972, p. 74.

 

“Se c’è abbondanza di terre vergini coltivabili, si può avere una popolazione più numerosa e insieme più alimenti per ogni abitante; ma quando tutta la Terra sia ormai sottoposta a sfruttamento, occorre scegliere tra le due alternative, delle quali l’una esclude l’altra. In generale, si può dire che la società moderna non ha ancora imparato a riconoscere la necessità di simili scelte. A quanto sembra, il sistema mondiale attualmente tende a far crescere tanto il numero di abitanti quanto la disponibilità di cibo, di beni materiali, di aria e acqua pulita per ciascuno di essi; ma, per quanto abbiamo osservato, questa tendenza alla fine porterà a raggiungere uno dei molti limiti naturali della Terra”.

 

2. W. Brandt, Relazione inaugurale, in W. Brandt, B. Craxi, F. Gonzales, C. A. Perez, L. S. Senghor, Disuguaglianze nel mondo, Milano, Sugarco, 1977.

 

“L’umanità è però minacciata – lo sappiamo tutti – non solo dalla guerra e dai mezzi di distruzione. Fin quando tante centinaia di milioni di persone soffriranno la fame non si può parlare di pace. Un miliardo e 200 milioni di persone vegetano oggi con un reddito di meno di 200 dollari l’anno. Uno dei maggiori esperti ha paragonato di recente le condizioni di vita nei Paesi sviluppati e in quelli più poveri: la mortalità infantile in questi ultimi è otto volte più alta, la speranza di vita un terzo più bassa, il tasso di analfabetismo del 60% più alto. Il livello di alimentazione è sotto il minimo accettabile per metà della popolazione, e milioni di bambini dispongono di proteine in numero insufficiente per lo sviluppo del cervello”.

 

3. Risoluzione della Confederazione generale italiana del lavoro sul disastro del Vajont, Belluno, 12 ottobre 1963, in Libro bianco sulla tragedia del Vajont. Prima documentazione presentata dalla delegazione parlamentare del PCI al Presidente della Repubblica, Antonio Segni, Belluno, 13 ottobre 1963.

 

“La delegazione e i dirigenti sindacali esprimono in primo luogo il loro commosso estremo saluto alle vittime e il loro profondo cordoglio alle famiglie e confermano quanto già dichiarato dall’esecutivo della C.G.I.L. circa la disponibilità di tutta la organizzazione dei lavoratori ad essa aderenti in unità a tutte le altre forze per le opere di solidarietà e sostegno. Denunciano le gravi responsabilità della SADE per avere portato a termine l’opera senza tenere conto delle indispensabili garanzie per le popolazioni: gli obiettivi di massimo profitto perseguiti dal monopolio ancora una volta sono stati tragicamente determinanti. Due elementi inconfutabili dimostrano questa terribile verità:
1) La SADE non ha tenuto in nessun contro la denuncia di non idoneità del terreno venuta da parte di eminenti geologi, da amministratori locali, dai partiti, dalle organizzazioni sindacali, dai parlamentari, dalla stampa e dalla popolazione tutta, fino all’inizio dell’opera;
2) La SADE non ha tenuto in nessun conto i segni premonitori che prima e durante le
operazioni di invaso e successivamente si sono manifestati sempre più fitti ed evidenti, sotto forma di smottamenti e di frane di proporzioni sempre più vaste.

Approfondimento

Una produzione Rai per il Sociale. Suor Alessandra Smerilli, esperta di economia e docente alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, afferma che anche l’economia ha un’anima, quando è indirizzata verso una crescita sostenibile. In questi decenni i tempi dell’adattamento culturale, economico e sociale sono stati più lenti rispetto ai tempi dell’innovazione, aumentando il divario sociale. Suor Alessandra Smerilli vede la necessità di rimediare a questo divario ed è convinta che un nuovo modello economico sia l’unica via per l’uguaglianza sociale.

 

 

 

 

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