Società e consumi

Capitolo 7

Ci avete messo in mano uno smartphone a basso costo con l’intento ben riuscito di neutralizzarci. Avete reso vane le nostre fatiche, i nostri progetti, le nostre idee. Avete distrutto i nostri spazi sociali, il nostro tempo libero (che è “libero” solo perché dipende da voi), regalandoci più spazio interconnesso – uno spazio morto e inerme se privo di realtà.

 

Francesco Paolo Cazzorla
Non è vero che non c’è lavoro è che non ci volete pagare
Il conformista online, 2018

Seconda rivoluzione industriale
Sono le innovazioni della seconda rivoluzione industriale a modificare radicalmente la vita e i consumi delle persone. Così mentre la “casa elettrica” e gli elettrodomestici rendono meno gravosi i lavori domestici, la motorizzazione di massa consente orizzonti di spostamento impensabili e la trasmissione a distanza di suoni e immagini cambia radicalmente il modo di comunicare.
 
Progresso tecnologico
Nel secondo dopoguerra lo sviluppo del traffico aereo, la nascita di internet, la crescita del web e la diffusione esponenziale degli smartphones rendono il mondo sempre più “piccolo” e sempre più interconnesso. Se nel “primo mondo” l’avvento della società dei consumi di massa ha certamente migliorato le condizioni di vita delle persone, in quelle medesime porzioni di pianeta, così come nelle altre, si è assistito ad una continua e costante diminuzione delle risorse disponibili.
 
Trasformazioni
Parallelamente, il cambiamento nelle abitudini e negli stili di vita produce anche una rivoluzione dei costumi: nuovi simboli del benessere diventano la televisione o l’automobile. A lungo andare, queste trasformazioni disarticolano i legami tradizionali delle società, amplificando da un lato le possibilità di emancipazione e auto-affermazione dell’individuo sulla base dei suoi orientamenti ma provocando dall’altro lato tendenze alla frammentazione e all’individualizzazione che rendono più difficili processi di emancipazione sulla base di mobilitazioni collettive.

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1. William Thompson, An inquiry into the principles of the distribution of wealth most conducive to human happiness, London, 1824, p. 19.

 

“The only reason that can be given for the production of wealth at all, is, that it adds to the means of happiness; the only reason that it should be distributed in one way more than another, is, that it tends more to produce , to add the stock of happiness, the object of its production, by one mode of distribution than by another”. [L’unica ragione che può essere data per la produzione di ricchezza a tutti, è, che si aggiunge agli strumenti deputati a raggiungere la felicità; l’unica ragione per cui dovrebbe essere distribuita in un modo piuttosto che in un altro, è che tende a produrre, per aggiungere lo “stock” di felicità, l’oggetto della sua produzione, da un modo di distribuzione rispetto ad un altro].

 

2. John Kenneth Galbraith, The Affluent Society, New York, Hamish & Hamilton, 1955, p. 272. “In our society the increased production of goods – privately produced goods – is, as we have seen, a basic measures of social achievement. This is partly the result of the great continuity of ideas which links the present with a world in which production indeed meant life. Partly it is a matter of vested interest. Partly it is a product of the elaborate obscurantism of the modern theory of consumer need. Partly it reflects an erroneous view of the problem of national security. And partly, we have seen, the preoccupation with production is forced quite genuinely upon us by tight nexus between production and economic security. However, it is a reasonable assumption that most people pressed to explain our concern for production – a pressure that is not often
exerted – would be content to suggest that it serves the happiness of most men and women. That is sufficient”. [Nella nostra società l’aumento della produzione di beni – beni prodotti privatamente – è, come abbiamo visto, una misura di base della realizzazione sociale. Questo è in parte il risultato della grande continuità di idee che collega il presente con un mondo in cui la produzione ha significato vita. In parte è una questione di interesse personale. In parte è un prodotto dell’oscurantismo elaborato della moderna teoria del bisogno dei consumatori. In parte riflette una visione errata del problema della sicurezza nazionale. E in parte, abbiamo visto, la preoccupazione per la produzione ci viene imposta in modo abbastanza reale da uno stretto nesso tra produzione e sicurezza economica. Tuttavia, è ragionevole supporre che la maggior parte delle persone che hanno insistito per spiegare la nostra preoccupazione per la produzione – una pressione che non viene spesso esercitata – sarebbe soddisfatta di suggerire che essa serve la felicità della maggior parte degli uomini e delle donne. Questo è sufficiente].

 

3. Annuncio pubblicitario, in “L’Espresso”, n. 15, 18 aprile 1982.

Approfondimento

Guarda la puntata di Passato e Presente, trasmissione Rai condotta da Paolo Mieli, intolata L’Italia dei consumi: a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, i luoghi e i modi del consumo in Italia si trasformano completamente. Una corsa inarrestabile – dalla piccola bottega su strada, al grande centro commerciale fuori città, fino all’e-commerce di oggi.

 

 

 

 

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