Il golpe

Capitolo 4

Il popolo deve stare allerta e vigile. Non deve lasciarsi provocare, né lasciarsi massacrare, ma deve anche difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con il suo impegno una vita degna e migliore.

Parole tratte dall’ultimo discorso pronunciato alla radio prima di morire l’11 settembre 1973
Martedì 11 settembre 1973

 
6:00 a.m. – Salvador Allende viene informato che la Marina si è impadronita della città di Valparaíso.
7:30 a.m. – Allende giunge alla Moneda. Cerca inutilmente di mettersi in contatto con i comandanti in capo delle Forze Armate.
7:55 a.m. – Attraverso Radio Corporación, il presidente comunica alla nazione che è in atto una sollevazione contro l’esecutivo.
8:15 a.m. – Allende si rivolge nuovamente alla nazione, invitando i lavoratori a restare in allerta ai rispettivi posti di lavoro in attesa di ulteriori informazioni.
8:30 a.m. – I militari golpisti dichiarano deposto il governo “illegittimo” di Allende, il quale, sempre via radio, afferma la sua irrevocabile decisione di resistere a costo della vita pur di difendere il paese, la sua tradizione, la Costituzione.
8:45 a.m. – Allende informa il popolo che è in corso un colpo di Stato al quale sta partecipando la maggioranza delle Forze Armate. E ribadisce la sua volontà di non arretrare di un passo: avrebbe lasciato la Moneda solo al termine del mandato che il popolo gli aveva conferito.
9:03 a.m. – Attraverso Radio Magallanes, Allende si rivolge per la penultima volta ai suoi concittadini, mentre cacciabombardieri sorvolano il palazzo presidenziale: il popolo cileno non deve cadere nelle provocazioni ma neanche lasciarsi massacrare; deve difendere le sue conquiste e il diritto a costruire una vita degna e migliore.
9:10 a.m. – Ultimo discorso di Salvador Allende:

«Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi. […] Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo.
«E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza.
«La storia è nostra e la fanno i popoli.
«[…] Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.
«Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.
«Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
«Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.»

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Quel famoso e tragico 11 settembre del ’73 ha cambiato la storia del Cile e dell’America Latina. L’impressione che ebbe sul resto del mondo è indelebile. Le immagini proposte in questo capitolo ne testimoniano la violenza e la dirompente tragicità.

 

 

 

 


Approfondisci

 

RÉGIS DEBRAY
La via cilena. Intervista con Salvador Allende
Feltrinelli, Milano 1971.
 
“Ad esempio, il problema numero uno dell’infanzia nel nostro paese è la denutrizione. Ci siamo prefissi di consegnare gratuitamente a ogni bambino cileno mezzo litro di latte al giorno e lo stiamo facendo. Abbiamo eliminato vari tipi di pane e abbiamo imposto il tipo unico per evitare la speculazione sui prezzi. Il pane è un elemento basilare per il popolo. E il Cile, da paese flagellato da un’accentuata inflazione qual è […] deve provvedere a riequilibrare annualmente le paghe di coloro che vivono di un salario o di uno stipendio. […] E quando il rame sarà nostro, quando il ferro sarà nostro, quando il nitrato sarà veramente nostro, quando avremo fatto una rapida e radicale riforma agraria […] allora, se questi progetti non avranno portato al socialismo, non so che cosa possa portare al socialismo.” 
 
Salvador Allende intervistato da Régis Debray.

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