Alla luce del sole
Capitolo 10
I moti di Stonewall
Stonewall Inn è un locale come gli altri nella New York di fine anni Sessanta. I suoi avventori però non sono considerati “normali” cittadini dalle autorità: la loro “colpa” è quella di essere omosessuali.
La polizia è solita fare irruzione nel locale per arrestare indiscriminatamente i clienti. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 però Sylvia Rivera si oppone all’arresto, coinvolgendo nella rivolta oltre 2.000 persone nell’intero quartiere. Cinque giorni di scontri danno la forza a molti omosessuali di uscire dall’anonimato, rivendicando il diritto di vivere nella società con piena libertà. Entro la fine dell’anno il movimento per i diritti omosessuali si diffonde in tutti gli USA e nei paesi occidentali, saldandosi con la contestazione giovanile.
Il riconoscimento dei diritti LGBTQ
Da allora il movimento per i diritti LGBTQ ha seguito percorsi differenti: condividendo in alcuni casi le lotte più ampie di diritti collettivi e sociali, scegliendo in altri rivendicazioni più specifiche, legate alla realizzazione piena dei diritti civili individuali.
L’omosessualità viene ancora considerata un reato in molti paesi al mondo e in occidente il riconoscimento dei diritti LGBTQ resta ancora molto differenziato, scontrandosi con pregiudizi culturali e religiosi in materia di sessualità e definizione di genere: proprio per mantenere alta l’attenzione sul tema ogni anno, in ricordo dei moti di Stonewall, in molte parti del mondo viene celebrato il Gay Pride.
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1969
27 GIUGNO
Come altre notti, la polizia fa irruzione nei locali pubblici notoriamente frequentati dalla comunità omosessuale di New York. Mentre gli agenti procedono con alcuni arresti, molte delle persone accorse sul posto ingaggiano uno scontro aperto con le forze dell’ordine. I tre giorni di scontri urbani che seguono danno visibilità al movimento per i diritti della comunità omosessuale statunitense.
1990
17 MAGGIO
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) toglie ufficialmente ogni riferimento agli orientamenti sessuali e alla transessualità dall’elenco delle malattie e dei disturbi mentali.
1998
17 SETTEMBRE
Il Parlamento Europeo approva una Risoluzione Sulla parità di diritti per gli omosessuali nell’Unione Europea valida in tutti gli Stati membri.
2018
6 SETTEMBRE
La Corte Suprema Indiana interviene con una sentenza storica depenalizzando il reato di omosessualità. Fino a quel momento l’omosessualità in tutto il paese viene punita con pene fino all’ergastolo, secondo una legge istituita a metà Ottocento durante il periodo coloniale.
Diritti sociali ed economici
An army of lovers cannot lose!
Come out \ controcultura americana e diritti civili
Catalogo \ ‘900 la Stagione dei Diritti. Quando la piazza faceva la storia
Diritti sociali ed economici
Proponiamo qui un estratto del saggio di Donald Sassoon “Diritti sociali ed economici” pubblicato nel volume ‘900 La Stagione dei diritti.
Alla fine degli anni Novanta la Sinistra non appariva in crisi. Al contrario, per la prima volta gli Stati più grandi dell’Europa occidentale – Germania, Regno Unito, Francia e Italia – avevano tutti partiti di sinistra al governo: Romano Prodi era il primo ministro nella coalizione di partiti che includeva gli ex-comunisti; Tony Blair, dopo diciotto anni di potere conservatore, riportò i laburisti al potere con una vasta maggioranza; in Francia Lionel Jospin divenne primo ministro e in Germania Gerhard Schröder, del partito socialdemocratico, fu eletto cancelliere. La sinistra era in carica (da sola o in coalizioni) anche nella maggior parte degli altri Paesi dell’Unione Europea: Svezia, Olanda, Finlandia, Austria, Belgio, Danimarca, Portogallo e Grecia.
Comunque i partiti europei socialdemocratici non riuscirono (né provarono veramente) a sfruttare quella congiuntura particolare per stabilire diritti sociali ed economici comuni a livello continentale, una rete di assistenza sociale per tutta l’Unione Europea, una politica fiscale ridistributiva valida ovunque nella UE oppure un rigido sistema di regolamentazione del mondo del lavoro diffuso in tutta l’Europa. Ogni partito socialista fu obbligato ad adottare una politica interna poco attenta al contesto europeo, pur dedicando una insolita retorica verso il concetto di integrazione sovranazionale. L’istituzione di una singola moneta, l’euro, non facilitò l’implementazione di un sistema di controlli paneuropei che avrebbe dato all’euro una struttura regolamentare appropriata. L’Unione Europea è rimasta sostanzialmente una confederazione disunita di Stati con capitalismi divergenti, dove tutto è soggetto all’obiettivo della competizione libera, pur mascherandolo come armonizzazione; da qui deriva la crisi contemporanea, resa ancor più grave dalla decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione. Il problema sorge dalla difficoltà di difendere i diritti sociali ed economici sulla base della singola nazione, essendo altrettanto difficile raggiungere un accordo a livello europeo per applicarli.
La recessione globale iniziata nel 2007 contribuì ai sentimenti antieuropei. Un sondaggio condotto nel settembre 2012 dimostrò che l’Unione Europea stava registrando valutazioni in calo (pur restando ancora favorevoli) da una maggioranza della popolazione in Paesi ove il concetto di UE era molto radicato, come Germania, Francia e Italia, per non parlare dell’Inghilterra. Tutto ciò dimostra che le opinioni pro-Europa riflettono il comportamento dell’economia: quando essa è positiva, l’Europa è popolare. Quando erano in carica, i partiti socialisti hanno finito per fare quello che ci si è sempre aspettati dai governi europei: assicurarsi che il loro capitalismo “nazionale” rimanesse forte e competitivo.
Si impose così una “grandiosa narrativa” della proporzione globale, mai vista prima. Raccontava una storia di progresso che era acutamente diversa da quella raccontata dalla Sinistra. La narrativa della Sinistra vedeva il socialismo come il successore naturale dell’Illuminismo: un sistema razionale che sanciva i diritti economici e sociali avrebbe completato il lavoro della democrazia politica. La narrativa dei neoliberali era diversa: il mercato globale stava per ottenere un’era senza precedenti di libertà individuale. Questo sviluppo era impedito da regole e regolamentazioni imposte dallo Stato. Tassando le persone si tassava anche l’imprenditorialità, l’innovazione e lo sforzo individuale. Secondo questa visione, il socialismo in tutte le sue forme era stato meritatamente sconfitto dato che era, ed è, illiberale, dogmatico e inefficiente. Mentre scrivo, i partiti socialdemocratici tradizionali sono stati ampiamente sconfitti in Europa, e dove non lo sono stati è per via di nuove formazioni (Syriza in Grecia e Podemos in Spagna) o per la scelta di spostarsi verso la Sinistra (in Portogallo dove i socialisti hanno stretto un patto con la sinistra radicale, oppure in Gran Bretagna, dove il Partito Laburista ha eletto Jeremy Corbyn come proprio leader).
I cosiddetti partiti “populisti” che sono emersi nell’Europa dell’Est, in Italia e Francia (dove Marine Le Pen ha ottenuto più del 30% nelle elezioni del 2017), e che sono potenti anche in certi Paesi scandinavi, sono contro gli immigrati, anche se un’implementazione rigida dei principi neoliberali sosterrebbe il libero movimento della manodopera.
Lo scarso rendimento della sinistra e la modestia dei suoi obiettivi sono ancor più sorprendenti se si considera che gran parte dei sondaggi dimostra che la maggioranza (più del 70%) degli europei è consapevole che il divario tra ricchi e poveri è aumentato, che il sistema economico contemporaneo favorisce i benestanti e che le diseguaglianze rappresentano un grave problema[i]. Le prospettive per la Sinistra, che non vuole o non è in grado di capitalizzare tali opinioni e difendere i diritti economici e sociali del passato, sono cupe. I suoi partiti sono stati obbligati a mettersi sulla difensiva e hanno poco di nuovo da proporre, ma una strategia difensiva può solo funzionare se è temporanea. Lo scopo della politica tuttavia è quello di vincere, non di stare ferma.
An army of lovers cannot lose!
La rivista della controcultura americana Come out! pubblica nel numero 7 del dicembre-gennaio 1970 un documento scaturito dalla Revolutionary People’s Constitutional Convention, che si concluse il 1° settembre 1969 (Labor Day) a Phliadelphia, con la partecipazione di oltre diecimila attivisti e militanti. Lo svolgimento della Convention fu caratterizzato da un’accesa dialettica tra la componente maschile e quella femminile del movimento gay, che si rispecchiò anche nei distinguo della comunità femminile etero e omosessuale sulla modalità di elaborazione della dichiarazione finale.
La fonte è tratta dalla sezione Periodici della controcultura americana conservata nel Patrimonio della Fondazione.
NOI CHIEDIAMO
Tutto il potere al popolo! La rivoluzione non sarà completa fino a quando tutti gli uomini non saranno liberi di esprimere il loro reciproco amore in ambito sessuale. Noi affermiamo la sessualità del nostro amore. La norma sociale che ci impedisce di esprimere il nostro amore totale e rivoluzionario è il sessismo. Il sessismo è la teoria o la pratica che il sesso o l’orientamento sessuale degli esseri umani assegni ad alcuni il diritto a determinati privilegi, poteri o ruoli, mentre ad altri neghi il dispiegamento del loro potenziale. Nel contesto della nostra società, il sessismo si manifesta primariamente attraverso la supremazia maschile e lo sciovinismo eterosessuale. Se a breve termine il sessismo può favorire determinate persone o gruppi, a lungo termine non può soddisfare tutti e impedisce la formazione di una completa consapevolezza sociale tra uomini eterosessuali. Il sessismo è irrazionale, iniquo e contro-rivoluzionario. Il sessismo impedisce la solidarietà rivoluzionaria delle persone. Noi chiediamo che la lotta contro il sessismo sia riconosciuta come parte essenziale della battaglia rivoluzionaria. Noi chiediamo che tutti i rivoluzionari si confrontino individualmente e collettivamente con il proprio sessismo. Noi consideriamo l’affermazione di Huey P. Newton sulla liberazione dei gay e delle donne un atto d’avanguardia e rivoluzionario. Noi riconosciamo il Black Panther Party come l’avanguardia della rivoluzione in America. Non ci può essere rivoluzione senza di noi! Un esercito di persone che amano non può esser sconfitto.
NOI CHIEDIAMO:
1) Il diritto di essere gay in qualsiasi momento e in ogni luogo
2) Il diritto alla libera modificazione fisica e al cambiamento del sesso su richiesta
3) Il diritto a vestirsi e agghindarsi liberamente
4) Che qualsiasi forma umana di espressione sessuale meriti la protezione della legge e abbia il consenso della società
5) Che ogni bambino abbia diritto a crescere in un ambiente non sessista e non possessivo, da creare sotto la responsabilità e con il contributo di tutti
6) Che un libero sistema educativo presenti l’intera gamma della sessualità umana, senza imporre alcuna forma o stile
7) Che il linguaggio venga modificato per non far prevalere alcun genere
8) Che il sistema giudiziario sia gestito dal popolo nei tribunali del popolo; che tutti siano processati dai propri pari
9) Che i gay siano rappresentati in tutte le istituzioni comunitarie e governative
10) Che le religioni organizzate siano condannate per aver favorito il genocidio dei gay e vengano dissuase dalla diffusione dell’odio e della superstizione
11) Che alla psichiatria e alla psicologia sia imposto di non prendere posizione a favore di una qualsiasi forma di sessualità, rafforzando tale preferenza attraverso elettroshock, lavaggio del cervello, imprigionamento, etc
12) L’abolizione della famiglia nucleare perché tramanda le false categorie di omosessualità e eterosessualità
13) L’immediato rilascio e risarcimento dei gay e degli altri prigionieri politici dai penitenziari e dagli istituti psichiatrici; il sostegno dei prigionieri politici gay per tutti gli altri prigionieri politici
14) Che i gay possano decidere il futuro delle proprie comunità
15) Che i gay condividano in egual misura il lavoro e i prodotti della società
16) Che la tecnologia sia usata per liberare tutti i popoli del mondo da lavori ingrati
17) La piena partecipazione dei gay nelle forze armate rivoluzionarie
18) In ultimo, la fine della dominazione di un individuo su un altro.
Come out \ controcultura americana e diritti civili
Le riviste della controcultura americana, conservate da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, testimoniano la profondità storica delle battaglie per il pieno ottenimento dei diritti civili. In particolare «Come out!», pubblicata dal novembre 1969, della quale riportiamo l’editoriale del primo numero e alcuni estratti grafici e fotografici. Sfidando i pregiudizi e la violenta repressione poliziesca, esemplificata il 28 giugno 1969 dall’assalto al locale gay Stonewall Inn di New York, che darà origine dall’anno successivo alla mobilitazione annuale del Liberation Day (più noto come Gay Pride), i gruppi e le organizzazioni di omossessuali iniziano pubblicamente quella lunga marcia che non è ancora terminata.
COME OUT FOR FREEDOM! COME OUT NOW!
POWER TO THE PEOPLE! GAY POWER TO GAY PEOPLE! COME OUT OF THE CLOSET BEFORE THE DOOR IS NAILED SHUT!
COME-OUT, A NEWSPAPER FOR THE HOMOSEXUAL COMMUNITY, dedicates itself to the joy; the humor, and the dignity of the homosexual male and female. COME-OUT has COME OUT to fight for the freedom of the homosexual; to give voice to the rapidly growing militancy within our community; to provide a public forum for the discussion and clarification of methods and actions nexessary to end our oppression. COME-OUT has COME OUT indeed for “life, liberty and the pursuit of happiness”.
Make no mistake about our oppression: It is real, it is visible, it is demonstrable. IN NEW YORK A HÒMOSEXUAL IS LEGITIMATE AS AN INDIVIDUAL BUT ILLEGITIMATE AS A PARTICIP ANT IN A HOMOSEXUAL ACT. Hell, every homosexual and lesbian in this country survives solely by sufferance, not by law or even that cold state of grace known as tolerance. Our humanity is questioned, our choice of housing is circumscribed, our employment is tenuous, OUR FRIENDLY NEIGHBORHOOD TAVERN IS A MAFIOSO-ON-THE-JOB TRAINING SCHOOL FOR DUM-DUM HOODS. It is just such grievances as these which have sparked the revolutionary movements of history.
COME-OUT salutes militant oppressed groups, offers aid, but realizes that very often other oppressed people are also our own oppressors. THROUGH MUTUAL RESPECT, ACTION, AND EDUCATION COME-OUT HOPES TO UNIFY BOTH THE HOMOSEXUAL COMMUNITY AND OTHER OPPRESSED GROUPS INTO A COHESIVE BODY OF PEOPLE WHO DO NOT FIND THE ENEMY IN EACH OTHER.
COME-OUT will hasten the day when it becomes not only passe, but actual political suicide to speak of further repression of the homosexual. WE ARE COMING OUT IN COMMUNITY, A COMMUNITY THAT NUMBERS IN THE MILLIONS. We shall aggressively promote the use of the very real and potent economic power of Gay people throughout this land in order to further the interests of the homosexual community. We shall convince society at large of the reality of homosexual political power by the active use thereof.
We will not be gay bourgeoisie, searching for the sterile “American dream” of the ivy-covered cottage and the good corporation job, but neither will we tolerate the exclusion of homosexuals from any area of American life.
Because our oppression is based on sex and the sex roles which oppress us from infancy, we must explore these roles and their meanings. We must recognize and make others recognize that BEING HOMOSEXUAL SAYS ONLY ONE THING: EMOTIONALLY YOU PREFER YOUR OWN SEX. IT SAYS NOTHING ABOUT YOUR WORTH, YOUR VALUE AS A BEING. Does society make a place for us… as a man? A woman? A homosexual or lesbian? How does the family structure affect us? What is sex, and what does it mean? What is love? As homosexuals, we are in a unique position to examine these questions from a fresh point of view. You’d better believe we are going to do so – that we are going to transform the society at large through the open realization of our own consciousness.
Dall’editoriale del primo numero di «Come out!», 1969
Photogallery
Di seguito, alcuni estratti grafici e fotografici tratti dalla Rivista «Come out!», pubblicata dal novembre 1969. I numeri delle riviste della controcultura americana sono conservati presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli:
Catalogo \ ‘900 la Stagione dei Diritti. Quando la piazza faceva la storia
Come irrompono sulla scena i soggetti ai margini della vita pubblica e quali istanze di riconoscimento sollevano?
La mostra ‘900 la Stagione dei Diritti. Quando la piazza faceva la storia, a partire dal patrimonio documentale della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, invita a riflettere sul secolo appena trascorso e sulle lotte per i diritti che ne hanno segnato il percorso. Queste battaglie ci parlano di gruppi sociali che hanno conquistato migliori condizioni di vita grazie all’attivazione dei singoli e alle mobilitazioni collettive.
Il volume ripercorre questa lunga strada attraverso due sezioni: la prima riporta l’esposizione e i suoi documenti.
La seconda raccoglie saggi di autori diversi, per formazione e provenienza, chiamati a riflettere sulla storia dei diritti, nelle loro differenti accezioni e nella consapevolezza che la loro difesa e il loro ampliamento dipendono dall’impegno di tutti.