Il ruolo dei partiti e dei sindacati italiani
Capitolo 5
Giù le mani da Solidarność.
A favore di Solidarność
I sindacati italiani, in particolare la Cisl, ma anche le altre sigle confederali, e i partiti politici, fra cui il Partito comunista, che dopo le prime perplessità verso Solidarność ne riconosce la valenza progressista, offrono una rete di sostegno e aiuto al sindacato polacco.
Dal 28 al 31 agosto 1980 una delegazione unitaria Cgil, Cisl e Uil giunge in Polonia per incontrare i leader della protesta. La delegazione si trova in Polonia proprio nel giorno della firma dell’accordo fra Lech Wałęsa e il governo. Dal 13 al 19 gennaio 1981 Wałęsa è ospite dei sindacati italiani a Roma.
La solidarietà italiana
Subito dopo la dichiarazione dello stato di guerra i sindacati e i partiti organizzano in varie parti d’Italia manifestazioni di protesta e incontri.
A partire dal 1985 vengono sottoscritti vari gemellaggi fra le rappresentanze sindacali di alcune regioni italiane e altrettante polacche.
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Le immagini qui proposte, quattro fotografie e un volantino tratti dal patrimonio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e dalla Fondazione Vera Nocentini, testimoniano l’interesse che i sindacati e, in misura minore, i partiti italiani dedicarono alle vicende di Solidarność, non sono schierandosi dalla sua parte e manifestando in suo favore ma anche attraverso la creazione di una rete di concreta solidarietà.
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A seguito dell’appello di Wałęsa ai lavoratori dei paesi dell’Europa occidentale, la Federazione Cgil, Cisl e Uil ha chiesto al Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini un intervento immediato del Governo italiano per l’invio di aiuti di emergenza in Polonia.
La Presidenza del Consiglio ha assicurato il suo interessamento e ha avviato lo studio della questione, incontrando anche i responsabili degli uffici internazionali della Federazione Cgil Cisl e Uil.
Dal telex inviato da Roma il 4 dicembre 1981 da Emilio Gabaglio alle Unioni sindacali regionali Cisl e alle Federazioni nazionali di categoria Cisl
Le delegazioni italiane hanno proposto la collaborazione tra Cgil Cisl e Uil della Regione Veneto e “Solidarność” della regione Pomerania occidentale; lo scopo di questa collaborazione è un aiuto reciproco, lo scambio delle esperienze sindacali e le azioni che rinforzano le relazioni internazionali dei lavoratori, rinforzano la solidarietà internazionale dei lavoratori, difendono la dignità umana ed il diritto delle nazioni all’autodeterminazione e alla pace internazionale.
Dall’accordo del 20 febbraio 1985 tra il Consiglio di Coordinamento NSZZ Solidarność Regione Pomerania Occidentale e Cgil Cisl e Uil del Veneto
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Di seguito il trailer del film di Andrzej Wajda Walesa: L’uomo della speranza (Polonia, 2013) in cui si mette in scena la celebre intervista che Oriana Fallaci, nel 1981, fece al futuro presidente della repubblica polacca.
Kit didattico: Oltre il confine: la storia della rivoluzione di ottobre (I grado)
’900: un secolo di rivoluzioni e conquiste
Il “lungo autunno”: le lotte operaie degli anni settanta
Educare a un mondo più degno
Kit didattico: Oltre il confine: la storia della rivoluzione di ottobre (I grado)
Proposta percorso scuole secondarie di I grado
A cent’anni dall’inizio della Rivoluzione Russa si analizzano le trasformazioni e l’impatto, anche a livello globale, che ha comportato un avvenimento storico di questa portata.
Il kit didattico affronta questo tema proponendo alcuni spunti di attivazione del lavoro in classe, sia sui concetti riferiti al vocabolario politico del ‘900, attualizzabili nel tempo presente, sia su una metodologia basata sulla lettura e sulla verbalizzazione di un sintetico atlante di mappe geo-storiche che ripercorre gli snodi cronologici dal 1917 al 1922.
’900: un secolo di rivoluzioni e conquiste
Proponiamo alcuni estratti dall’introduzione di Marcello Flores, Spartaco Puttini, Sara Troglio al testo ‘900, la stagione dei Diritti. Quando la piazza faceva la storia, Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2018.
Le trasformazioni economiche, sociali, politiche e culturali in corso nella nostra società e nel sistema democratico interrogano le basi stesse sulle quali si fonda il patto di cittadinanza.
A partire da questo contesto, si può riflettere su almeno tre piani.
Il primo ci spinge a non dare per scontati i diritti dei quali oggi godiamo e a indagare sulla loro origine. Il loro ottenimento è stato frutto di lotte e sacrifici da parte di uomini e donne che spesso si sono giocati tutto quello che avevano per conquistare condizioni di vita migliori e una maggiore giustizia. La loro storia ci parla di gruppi sociali tenuti ai margini o ignorati, considerati “oggetto” dell’iniziativa altrui e non “soggetti” attivi, legittimamente portatori di istanze, aspettative e rivendicazioni. La loro azione ha prodotto un allargamento dello spazio di cittadinanza. Quali sono le condizioni che hanno determinato le grandi conquiste del Novecento? In quale clima culturale si sono sprigionati i movimenti sociali e rivendicativi? Queste sono alcune delle domande che vogliamo porci, mentre guardiamo al nostro passato recente e alle sue eredità.
Il secondo livello di lettura invita a riflettere sul fatto che il processo di acquisizione dei diritti individuali e collettivi non è stato lineare. Ha dovuto affrontare battute d’arresto e ripiegamenti, comportando un continuo braccio di ferro tra interessi e forze contrapposti.
Infine, si vuole sottolineare come, proprio alla luce di questi insegnamenti del passato, i diritti non possano mai essere considerati definitivi. Richiedono, al contrario, uno sforzo continuo di difesa, ridefinizione e impegno collettivo.
[…]
Con sempre maggiore enfasi, la comunità internazionale ha accettato l’idea che tutti i diritti, come ha affermato la Dichiarazione di Vienna del 1993, sono “inalienabili, universali, indipendenti e indivisibili”, rifiutando una gerarchia al loro interno. Ogni diritto, in sostanza, è necessario alla realizzazione degli altri e la violazione di alcuni comporta generalmente la violazione anche di altri.
Oggi la discussione sui diritti umani sembra focalizzata su alcune questioni, tra loro strettamente legate. La prima riguarda l’“universalità” dei diritti, la possibilità di una visione universale che riesca a coinvolgere culture e tradizioni di pensiero diverse e spesso distanti.
La seconda questione riguarda la distanza che esisterebbe tra il riconoscimento dei diritti civili e politici e quello dei diritti economici e sociali. È vero che si è fatta strada negli ultimi anni una tendenza a riproporre come “veri” diritti umani soprattutto o esclusivamente quelli civili e politici, perché si tratta di diritti “negativi” che si possono facilmente introdurre abolendo le leggi che li contrastano (abolire la censura, introdurre il diritto di voto, garantire l’indipendenza della magistratura). Ed è vero che è molto più difficile rendere concreti i diritti “positivi” economici e sociali, che hanno bisogno di un fattivo e intenzionale intervento dello stato per essere garantiti (salute e istruzione hanno bisogno di ospedali e scuole, di medici e insegnanti, e quindi di risorse importanti per garantirle a tutti).
La maggiore lentezza con cui i diritti sociali ed economici possono venire implementati, e la maggiore rapidità con cui si possono abolire o limitare reintroducendo discriminazioni sui diritti che sembravano superate, in realtà sono accompagnate da un identico processo che coinvolge anche i diritti civili e politici, e in qualche caso in modo ancora più marcato i diritti di solidarietà o quelli di ultima generazione. Sono le decisioni politiche di governi e stati che modificano la loro impostazione a seguito di vittorie elettorali (o di restrizioni autoritarie di varia natura) a costituire il terreno di arretramento dei diritti, dati troppo facilmente per permanenti una volta acquisiti. Quello cui assistiamo in questi ultimi anni mostra come la battaglia per difendere i diritti faticosamente conquistati chiama in causa la vigilanza, l’attivismo e il senso di responsabilità di tutti.
Il “lungo autunno”: le lotte operaie degli anni settanta
Descrizione dell’ebook
Sergio Bologna propone di leggere gli anni ’60 e ’70 come snodo fondamentale, non solo del movimento operaio, ma anche della storia economica e industriale di questo Paese.
L’idea è considerare il periodo che va dal 1960 a 1985 (anno del referendum sulla scala mobile) come un unico periodo di ascesa verso i moti del ’68-69 – l’inizio del “lungo autunno”, appunto – e discesa verso la nascita del “sindacato dei diritti” (per riprendere un’espressione di Bruno Trentin); quel sindacato, cioè, che si preoccuperà di tutelare il lavoro subordinato e a tempo indeterminato, trascurando tutte le altre tipologie.
Se per molti gli anni settanta sono gli “anni di piombo”, Bologna propone di guardare a quell’epoca come la stagione del coronamento di un ciclo storico: quello della trasformazione della società tramite l’emancipazione della classe operaia e il mutare dei rapporti di potere sul luogo di lavoro. Si è trattato di mettere in gioco valori morali e condizioni materiali che andavano oltre le relazioni industriali perché investivano l’intera società.
Perché l’Italia, pur tra le prime potenze economiche mondiali, sembra essere destinata, dopo la crisi del 2008, a un declino irreversibile e al peggioramento costante delle condizioni di lavoro? Da dove bisogna ripartire perché si possa andare verso una nuova riscossa? Capire oggi quegli anni è fondamentale per comprendere cosa è avvenuto dopo.
Conosci l’autore
Sergio Bologna (Trieste, 1937) si occupa principalmente di storia del movimento operaio. Dopo aver insegnato in varie Università italiane e tedesche, si dedica, espulso dall’Università, all’attività di consulenza. Nel 1964, dopo essere entrato nella cerchia dei “Quaderni Rossi”, è tra i fondatori di “Classe Operaia” e inizia una lunga collaborazione con i “Quaderni piacentini”. Nel 1967, pubblica, con Feltrinelli, la sua tesi di laurea con il titolo La chiesa confessante sotto il nazismo, 1933-1936. Negli stessi anni, dopo una breve esperienza lavorativa presso la Olivetti, ottiene un incarico all’Università di Trento. Contemporaneamente si dedica ai movimenti di protesta e diventa prolifico autore di testi per pubblicazioni quali “Potere operaio” o fondatore di riviste quali “La Classe” e “Primo Maggio”.
Tra le sue pubblicazioni, si segnalano Le multinazionali del mare, Vita da free lance, con D. Banfi, e Banche e crisi.
Educare a un mondo più degno
L’eredità di Expo Milano 2015
In un confronto di idee sui progetti del post Expo e, in particolare, sull’eredità della Carta di Milano, è naturale e intuitivo – almeno per me – tratteggiare le linee di un progetto, cui lavoriamo da due anni e mezzo. Il progetto di un Istituto di ricerca e formazione che si richiama alla Carta di Milano e che si basa su un’idea semplice e chiara: consolidare e approfondire l’intensa esperienza di ricerca scientifica, formazione a più livelli e discussione pubblica globale che si è sviluppata negli ultimi anni e, in particolare, nel semestre di Expo 2015 intorno ai contenuti centrali dell’Esposizione.
Si tratta di quella rete di connessioni con centri di ricerca e studio in Italia e nel mondo sviluppata da Laboratorio Expo di Fondazione Feltrinelli, alla luce della quale e grazie alla quale è stata – inter alia – possibile la redazione della Carta di Milano, con il corteo dei suoi numerosi allegati, delle sue integrazioni, delle critiche e delle controversie, con oltre un milione e mezzo di firme, con l’adesione di novantuno capi di stato e di governo. Personalmente considero, e continuo a considerare, la Carta di Milano come un serio impegno e una impegnativa promessa che Expo 2015 ha assunto e formulato, da Milano, dall’Italia al mondo.
La questione radicale e densa di implicazioni del cibo e della nutrizione è stata immersa, sin dall’inizio, nel più ampio contesto della prospettiva dello sviluppo sostenibile e delle sue dimensioni plurali. È in questo modo che il tema “nutrire il pianeta” ha chiamato in causa la ricerca sulla filiera alimentare, la ricerca antropologica sulle culture del cibo, la ricerca economica e sociale sulla sostenibilità, sulle ineguaglianze ingiustificabili e sull’equità nell’accesso e nel titolo a cibo adeguato e sicuro, ad acqua pulita, a energia sostenibile, la ricerca sulla grande trasformazione planetaria del rapporto fra città e campagna. In questi, come in altri ambiti in cui si è articolato il tema centrale di Expo, abbiamo costantemente adottato come bussola nella navigazione l’idea dello sviluppo sostenibile. Sviluppo sostenibile inteso sia come approccio analitico sia come impegno normativo. Come è facile cogliere dei numerosi contributi all’ultimo Annale della Fondazione Feltrinelli, dedicato a Laboratorio Expo. The many Faces of Sustainability (ottobre 2015).
Se l’approccio analitico implica la messa a fuoco delle connessioni e delle interrelazioni fra le diverse dimensioni o i molti volti della sostenibilità, l’impegno normativo ci orienta nel perseguimento di una varietà di obiettivi di valore, a loro volta interconnessi e indivisibili. Di qui, l’aria di famiglia con la definizione dei diciassette fini e dei numerosi obiettivi di sviluppo sostenibile nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite. Sappiamo che sviluppo sostenibile connette strettamente crescita economica, inclusione sociale e protezione ambientale. E ricordo che la Carta di Milano si chiude esplicitamente con il riferimento agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Questo è lo sfondo appropriato in cui iscrivere le attività di ricerca e di formazione a differenti livelli di un Istituto Carta di Milano, mettendo in rete in modo efficacemente cooperativo le risorse scientifiche e intellettuali delle istituzioni accademiche, delle fondazioni e dei centri di ricerca, a partire dal sistema universitario milanese e lombardo, sino a quello nazionale e internazionale. Non rinunciando a una vocazione per la costruzione di una cultura di cittadinanza attiva, responsabile e globale.
Ai tempi dello sviluppo sostenibile, tempi come sempre ricchi di opportunità e traversie, ricercare, formare ed educare persone per approssimarsi a un mondo più degno di essere abitato da chiunque, ovunque, è certamente una delle eredità di Expo 2015. Che coincide, come ho detto, con una impegnativa promessa fatta da Milano al mondo.
Con tutta l’eco della lezione del recente Illuminismo, nella città di Cesare Beccaria e Pietro Verri, l’autore delle Meditazioni sulla felicità. Né dovremmo dimenticare, di fronte ai dilemmi esaminati con il senso di realtà e alle opportunità prospettate con il senso di possibilità, la remota massima di Epicuro secondo cui “infelicità è vivere nella necessità, ma non è necessario vivere nella necessità”.
Salvatore Veca
Presidente Associazione Laboratorio Expo
Curatore scientifico Carta di Milano
13/05/2016
Approfondimenti
La Carta di Milano dei Bambini e il kit didattico per le scuole
La Carta di Milano esplora il tema di Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” attraverso quattro prospettive interconnesse: cibo, energia, identità e dinamiche della convivenza.
È fondamentale che anche i bambini, cittadini del futuro, siano consapevoli delle sfide che si troveranno ad affrontare per poter partecipare alle decisioni collettive con maggior senso di responsabilità.
In quest’ottica, la Carta di Milano dei Bambini vuole essere uno strumento per coinvolgere i più piccoli in un cammino che inizia oggi e continuerà in un futuro che potrà essere migliore anche grazie a loro.
Per agevolare la lettura e la comprensione della Carta, i bambini saranno guidati da un ventaglio di proposte educative mirate alle diverse fasce d’età: dalle attività individuali a quelle collettive. Il kit è modulare e rappresenta una risorsa utilizzabile sia a scuola che infamiglia. I suoi contenuti sono svincolati (ma facilmente connessi) rispetto al programma scolastico e sono adatti ai momenti di scambio e di crescita tipici dell’ambito familiare.
- CLICCA QUI per scaricare La Carta di Milano dei bambini.
- CLICCA QUI per scaricare il kit didattico rivolto a insegnanti, educatori e famiglie.
Consigli di lettura
Anno XLIX – Laboratorio Expo. The Many Faces of Sustainability
Laboratortio Expo. The many faces of sustainability è il quarantanovesimo volume degli Annali: la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli propone una scelta delle ricerche che hanno costruito il percorso di Laboratorio Expo, l’hub di idee, riflessioni, indagini che ha coinvolto e chiamato a discutere economisti, sociologi, agronomi, antropologi, da tutti i continenti, propone i temi, gli spunti e le suggestioni di un processo riflessivo pensato anche oltre l’evento.
In appendice il testo della Carta di Milano, l’eredità culturale di Expo Milano 2015.
Scopri l’ebook: 20 IDEE PER IL POST-EXPO
L’ebook 20 idee per il Post Expo è il frutto del lavoro dei ventisei tavoli tematiciche il 10 ottobre 2015 hanno discusso e definito nell’Auditorium dell’Esposizione universale di Milano i lineamenti delle eredità di Expo 2015. Le tipologie di progetti in gioco sono tre: progetti che sono incentrati sui saperi e sul sapere; progetti incentrati sul saper fare; progetti incentrati sul fare.
Le idee fondamentali, articolate in priorità operative e priorità di approfondimento e ricerca, delineano un quadro di grande complessità che risponde con coerenza alla pluralità delle eredità, distinte fra loro anche se connesse e interdipendenti. Il metodo adottato il 10 ottobre è affine a quello che ha dato buona prova di sé il 7 febbraio all’Hangar Bicocca, nel grande evento che ha dato l’avvio alla redazione della Carta di Milano.
Salvatore Veca
Presidente Associazione Laboratorio Expo
Curatore scientifico Carta di Milano
CLICCA QUI per scaricare l’ebook