Violenza

Tappa 1

La violenza fascista tra il 1919 e il 1945 è caratterizzata da atti di brutalità, repressione e soppressione delle libertà fondamentali. Squadristi e milizie attaccano in modo sistematico e violento gli oppositori politici, instaurando un clima di paura e intimidazione che permette al fascismo di imporsi, ricorrendo frequentemente al carcere e al confino. Le leggi razziali del 1938 e la Seconda Guerra Mondiale provocano un aumento della repressione, che raggiunge l’acme durante la guerra civile scaturita dalla costituzione della Repubblica Sociale Italiana nel settembre 1943. La violenza è quindi un fenomeno intrinseco di lungo periodo del fascismo che investe direttamente chi rimane in Italia e indirettamente chi, come gli esuli e i fuorusciti, abbandona il nostro Paese per non subirne le conseguenze.

Guarda la photogallery

Seleziona e sfoglia le fonti: lettere, registri carcerari, fotografie e articoli di giornale dell’epoca.

Scorri a fondo pagina per ulteriori approfondimenti

Per approfondire:

Ettore Muti e la Banda: una storia di violenze

“Dunque, non è per rammemorare episodi esecrandi che si pubblicano questi atti processuali: uno dei tanti episodi di questa storia umana che comincia da Caino e potrebbe finire, se questo resta il metro, in una catastrofe atomica. È per invitare ancora una volta gli Italiani a bilanciare nel giudizio i carnefici e le vittime. Per i primi lasciamo la parola al giudice. Criminali puri, saccheggiatori professionali, in un quadro di smarrimento e di ubriachezza morale, creato dall’impunità, nel quale senza più meraviglia potete trovar arruolata l’incosciente crudeltà armata di mitra del corrigendo tredicenne. E un contorno fosco di banditismo ufficiale, nel quale ricatto e furto sono normali attività funzionistiche”. 

(Dalla prefazione di Ferruccio Parri a Il processo alla Muti, a cura di Luigi Pestalozza, Feltrinelli 1956)

 

LEGIONE AUTONOMA MOBILE ETTORE MUTI
Inizialmente costituitasi come Squadra d’Azione Ettore Muti il 18 settembre 1943 a Milano, si trasformò in Legione autonoma il 18 aprile 1944. Comandata da Francesco Colombo e con sede in via Rovello, fu responsabile di rastrellamenti, torture e violenze inaudite ai danni di antifascisti e partigiani, uomini e donne.

 

Esplora la fonte

 

Lettera manoscritta di Olga Zucchi, vedova Gavilli, a persona non identificata, datata Arezzo, 16 settembre 1924.

Nella lettera, Olga Zucchi racconta dell’aggressione subita dal marito Amedeo Gavilli ad opera dei “soliti fascisti”, il 10 novembre 1923, che gli procurò una ferita tale da condurlo alla morte il successivo 26 aprile 1924.

(Archivio fotografico Fondazione Giangiacomo Feltrinelli).

 

Scarica la fonte