La grande trasformazione non è solo eventi, o immagini, è anche le parole che esprimono uno stato d’animo, un modo di guardare, di far guardare o di distrarre, parole che indicano preoccupazioni, passioni, paure e i cui significati restano anche dopo, a evento concluso, fino a diventare senso comune.
Scopri Le parole della trasformazione:
La fine della Grande guerra consegna alla (instabile) pace restaurata e al mondo ricomposto “in qualche modo” dopo l’epocale lacerazione bellica uno scenario inedito. Nel quale, tra gli effetti più rilevanti di quella «rivoluzione globale» (come l’ha chiamata lo storico Lawrence Sondhaus) che fu…
Di Massimiliano Panarari
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Il 18 aprile 1946 l’Assemblea della Società delle Nazioni, istituita a Versailles nel giugno 1919, decreta lo scioglimento formale del Patto/Covenantcostitutivo del 10 gennaio 1920. Questa sequenza di date ben descrive la lunga parabola di elaborazione del concetto giuridico di «sicurezza collettiva»…
Di Erica Grossi
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In uno dei suoi primi scritti, Notre-Dame de Rheims (1918), Georges Bataille ricorda il 19 settembre del 1914: le granate laceravano l’aria e «la morte colpiva i bambini, le donne e i vecchi; l’incendio crepitava e infuriava di strada in strada…
Di Stefano Ballerio
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L’origine dell’espressione è nota, quanto meno se crediamo a ciò che Hemingway racconta in Festa Mobile (1964): Gertrude Stein, a Parigi, aveva portato dal meccanico la sua Ford T, ma il giovane al quale era stato affidato il lavoro…
Di Stefano Ballerio
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«Vittoria nostra, non sarai mutilata», con questo ammonimento lanciato sulle colonne del Corriere della Sera (24 Ottobre 1918), Gabriele D’Annunzio conia l’espressione che segnerà ogni fase di revanscismo nazionalista nella storia italiana a venire…
Di Erica Grossi
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In una lettera a Gabriel Astruc del novembre 1914, Marcel Proust racconta che suo fratello Robert,partito per il fronte come medico, si era subito trovato a lavorare sotto le bombe, con le schegge di granata che gli piovevano sul tavolo operatorio, e di seguito aggiunge: «È molto umiliante, mentre tutti prestano servizio, essere così inutile»”.
Di Stefano Ballerio
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La retorica nazionalista e la propaganda interventista cantavano la gloria di combattere e morire per la patria, per spingere i giovani a prendere le armi, ma l’esperienza del fronte non si lasciava ridurre alle loro mistificazioni. Se avessi visto la morte che io ho visto, scrive Wilfred Owen pensando agli interpreti di quella retorica e di quella propaganda…
Di Eleonora Belloni
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NAZIONALIZZAZIONE DELLA MEMORIA
Nel 1974 lo storico modernista tedesco, naturalizzato statunitense, George L. Mosse (Berlino, 1918 – Madison, 1999) conia l’espressione «nazionalizzazione delle masse» con la quale descrive la relazione fra simbolismo politico e movimenti di massa come fondamento della moderna nazione tedesca fino all’ascesa politica di Adolf Hitler (1815-1933)…
Di Erica Grossi
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La retorica nazionalista e la propaganda interventista cantavano la gloria di combattere e morire per la patria, per spingere i giovani a prendere le armi, ma l’esperienza del fronte non si lasciava ridurre alle loro mistificazioni. Se avessi visto la morte che io ho visto, scrive Wilfred Owen pensando agli interpreti di quella retorica e di quella propaganda…
Di Stefano Ballerio
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«Sia lode a Dio Che ci ha messi di fronte alla Sua ora, / ha colto la nostra giovinezza e ci ha svegliati dal sonno». L’idea che Rupert Brooke esprime in Peace, nel 1914, corrispondeva a un sentimento diffuso: che l’ora della guerra fosse l’ora della prova e del compimento per una generazione che viveva il proprio tempo come stasi e frustrazione.
Di Stefano Ballerio
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La Prima Guerra Mondiale fu un’esperienza senza precedenti di integrazione sociale: un’integrazione volontaria, per quegli strati delle società europei coinvolti anche emotivamente nelle giornate di luglio ma, più spesso, un’integrazione forzata, tanto per i milioni di contadini precipitosamente “vestiti da soldato”.
Di Alessandro Colombo
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