Le trasformazioni costituiscono il diario della ricerca: sono dei prodotti editoriali multimediali che presentano in modo unitario e trasversale l’avanzamento dell’attività di ricerca nei suoi quattro percorsi: Informazione e propaganda, Economia e società, Letteratura e Gli intellettuali e la pace.
Le trasformazioni costituiscono un approfondimento a partire da un tema che accentra un insieme di contenuti di diversa tipologia che affrontano l’argomento da angolazioni differenti. Le trasformazioni seguono la linea editoriale alla base dell’attività di ricerca, ovvero presentano un studio tematico, non cronologico, che tiene insieme momenti storici, parole chiave, personaggi che hanno caratterizzato l’intero Novecento e che vengono esaminati in un’ottica di lungo periodo, andando a descrivere le “grandi trasformazioni” inaugurate dalla Prima guerra mondiale.
Scopri i percorsi narrativi:
Note patrie. La nazione in musica
Per costituzione ideologica, gli inni nazionali hanno la funzione di oltrepassare gli steccati delle classi sociali e di cementare le coscienze nel segno dei trascorsi eventi bellici. Non furono pochi i compositori che li adottarono all’interno di pezzi di musica più articolati. Nel primissimo autunno del 1914, rapito dall’euforia popolare che accompagnava l’incontenibile avanzata imperiale su tutti i fronti…
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Le due dimensioni della politica: stato nazionale e ordine internazionale
La nozione di una dimensione internazionale quale zona separata della politica, dotata di proprie regole, norme e pratiche, risale alla prima metà del XIX secolo e appartiene perciò alla modernità europea. Nel corso del secolo compreso tra l’epoca delle guerre napoleoniche e la Prima guerra mondiale, l’intreccio tra la nascita e il consolidamento degli stati-nazione, da una parte, e l’esistenza di un ordine internazionale plasmato dai rapporti tra le grandi potenze…
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Tra tutte le trasformazioni introdotte o accelerate dalla prima guerra mondiale, le più persistenti si sarebbero rivelate proprio quelle che investirono, sin da subito, l’edificio politico e giuridico della società internazionale. La prima e la più appariscente fu la transizione all’universalismo, sulle rovine del vecchio ordine eurocentrico dei tre secoli precedenti. Già alla fine del conflitto, il ruolo del presidente americano Woodrow Wilson nella…
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La Prima guerra mondiale non indebolì soltanto la chiara distinzione tra combattenti e non combattenti. Nella stessa misura, essa sconvolse la rappresentazione e l’esperienza stessa della guerra come fenomeno a se stante, temporalmente e spazialmente definito e, soprattutto, distinto senza ambiguità dalla condizione opposta della pace.Mentre, in questo modo, la Grande guerra inaugurò una corrente di compenetrazione tra pace e guerra…
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La fabbrica della modernità è il processo che trasforma la società tra Ottocento e Novecento e in cui la “Grande guerra” costituisce un passaggio ineludibile. Si entra in guerra con una struttura industriale ancora “piccola”, “locale”, a“scala bassa”, talora artigianale. Se ne esce con la grande impresa in cui si è “anonimi”, “disumanizzati”. Come in trincea. Una massa stracolma di individui che condividono sentimenti…
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Tutti in guerra. Nessuno escluso.
La guerra contemporanea avviene lontano e spesso tentando di coinvolgere meno forze possibili della propria parte. E’ una guerra che chiede che dietro, “a casa”, ci sia una presenza di tutti, che nessuno “diserti”. “Tutti in guerra” è una condizione che oggi ci riguarda, ma non nasce oggi. Ha una lontana origine che sta intorno alla Prima guerra mondiale e al concetto di mobilitazione totale che nasce con questa…
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«Fra l’uomo e l’umanità – dice Cesare Battisti – c’è un anello di congiunzione che non si può spezzare, né dimenticare: ed è la patria, la nazione».
Ma quale patria, o quale nazione, univa gli italiani d’Austria all’umanità divisa del 1914? Nati in territorio austriaco, italiani (forse, o anche) per lingua e per cultura, essi vivono il conflitto nascente sul proprio corpo e nella propria coscienza…
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La grande trasformazione inaugurata dalla Prima guerra mondiale non poteva risparmiare il linguaggio. Contrariamente al luogo comune per il quale la guerra sarebbe l’opposto della comunicazione, il linguaggio permea l’intera esperienza bellica dal momento in cui la guerra deve essere legittimata, al momento in cui, giorno per giorno, deve essere raccontata, fino al “dopo” in cui sarà ricordata (tanto nelle memorie individuali quanto nella memoria collettiva)…
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