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cartina_specialepatria«Fra l’uomo e l’umanità – dice Cesare Battisti – c’è un anello di congiunzione che non si può spezzare, né dimenticare: ed è la patria, la nazione».
Ma quale patria, o quale nazione, univa gli italiani d’Austria all’umanità divisa del 1914? Nati in territorio austriaco, italiani (forse, o anche) per lingua e per cultura, essi vivono il conflitto nascente sul proprio corpo e nella propria coscienza.

Se varcano le Alpi e indossano la divisa italiana, il loro è insieme uno sconfinamento e un passaggio identitario. Scelgono una patria e sono accolti, ma all’accoglienza si uniscono l’accusa di tradimento della patria respinta (e per Battisti la cattura, il processo e l’impiccagione) e per giunta  il sospetto di un nuovo, possibile tradimento della patria prescelta (ma senza che la propaganda rinunci a moltiplicare contro l’Austria le immagini di quell’esecuzione).

È una delle grandi trasformazioni innescate dalla Grande Guerra: per tutto il secolo a venire, ogni spinta all’integrazione porterà con sé il sospetto che qualcuno non si lasci integrare – perché «resta indietro», perché possiede una personalità «anarchica» o «asociale», perché resta legato alla propria identità d’otradimento_specialepatriarigine e «non si apre» all’identità nuova che gli viene offerta o imposta – e quindi l’accusa di tradimento o l’emarginazione.

Il confine unisce ciò che comprende, ma divide dall’altro e genera la possibilità della violazione, il timore e la contrapposizione. «Le nostre terre irredente – scrive l’economista Maffeo Pantaleoni nel 1916 – non stanno soltanto nel Trentino e nell’Istria e lungo la costa dalmata, ma qui in casa» e sono le banche e le strutture produttive. Così il bene della patria diventa interesse economico nazionale e può essere usato per sostenere il protezionismo, la nazionalizzazione delle risorse o la mobilitazione economica. Il nazionalismo si appropria del sentimento patriottico e lo usa per i propri scopi, politici ed economici.

Scrittori e artisti, intellettuali e pubblicisti.
Quando l’Italia è ancora divisa tra neutralismo e interventismo, usano la parola, l’idea e l’immagine della patria per sostenere la causa del nazionalismo e della guerra.

 

Gabriele D’Annunzio, dallo scoglio di Qdannunzio_specialepatriauarto il 5 maggio 1915,  rievoca la memoria dei Mille e chiama gli italiani all’intervento come seguito ed esito del Risorgimento. L’invocazione all’unità della nazione – «Italiani d’ogni generazione e d’ogni confessione, nati dell’unica madre, gente nostra, sangue nostro, fratelli» – serve a respingere le divisioni della politica giolittiana e insieme a nascondere, con un solo gesto, i conflitti sociali. Sul fronte interno si combatte già. Sono voci che altre voci avrebbero smentito.

Già durante la guerra poeti e narratori avrebbero reso un’altra immagine del conflitto e di ciò che ne veniva per il sentimento della patria e per la retorica nazionalista: se avessi visto la morte che io ho visto – scrive Wilfred Owen in Dulce et Decorum Est (1917-1918) – «non diresti con tutto questo zelo / A bambini ascrittura_specialepatriardenti di una gloria disperata, / La vecchia Menzogna: Dulce et decorum est / Pro patria mori» (vv. 25-28).

Di fronte all’inimmaginabile realtà della guerra (l’inimmaginabile è sempre una paradossale qualità del reale, proprio come il disumano è una qualità dell’umano), molti scrittori sentono, come Owen, che alla letteratura non resti che «mettere in guardia» e «dire la verità» contro ogni mistificazione.

Soprattutto,manifesto_spacialepatria sono voci che non avrebbero retto all’urto della nuova globalità della guerra, e poi dell’ordine economico e geopolitico che ne sarebbe emerso e in cui l’Europa avrebbe dovuto ripensare la propria posizione e la propria identità.

È difficile dire che cosa resti oggi dell’idea di patria: se i migranti che annegano nel Mediterraneo, per esempio, siano espressione di una globalizzazione che non ammette più quell’idea, o se invece essi riaffermino che la patria è quella che si sceglie; e quale confine stiamo difendendo, e da che cosa, e quale identità europea.


Multimedia

Per approfondire le argomentazioni trattate nel percorso narrativo, guarda la videointervista al Professor Mario Isnenghi dal titolo La Grande Guerra nella Storia d’Italia: