di David D’Agnelli, per il percorso narrativo Le due dimensioni della politica: stato nazionale e ordine internazionale.


La Terza Internazionale (Comintern) fu fondata a Mosca nel 1919 e sciolta nel 1943. L’obiettivo di questa nuova organizzazione era di esportare la rivoluzione socialista su scala mondiale basandosi sull’esperienza della Rivoluzione d’Ottobre e fondando partiti comunisti pronti alla lotta armata per distruggere il capitalismo e l’imperialismo. Il principale promotore della fondazione del Comintern fu Lenin che già nel 1914, nel momento di massima convergenza tra interessi nazionali e partiti socialisti europei (il partito socialista tedesco – SPD – su tutti), aveva gridato “Viva la Terza Internazionale”.

Nato come strumento di coordinamento del comunismo mondiale, il Comintern si 05_TERZA_INTERNAZIONALE_btrasformò già dai primi anni ’20 in un’organizzazione con strutture di governo simili a quelle del partito bolscevico all’interno delle quali i sovietici avevano un ruolo ampiamente egemone. Zinov’ev ne divenne il primo presidente. Nel settembre del 1920 il Comintern promosse il Congresso di Baku in favore della liberazione dei popoli d’oriente, dimostrando così di avere delle aspirazioni globali rivolte principalmente verso i paesi coloniali dell’Asia e dell’America Latina. Nonostante ciò, l’epicentro della sua attività rimase l’Europa, dato che i comunisti erano convinti che fosse imminente una rivoluzione nei paesi di capitalismo avanzato. Tuttavia, i tentativi insurrezionali in Germania nel marzo del 1921 e nell’ottobre 1923 ebbero esito fallimentare e costrinsero i bolscevichi a ripiegare in una posizione di attesa e consolidamento del potere in Russia, teorizzata dalla dottrina del “socialismo in un solo paese” di Stalin e Bucharin.

L’azione del Comintern si focalizzò principalmente in un’aperta opposizione alla socialdemocrazia, vista come il nemico principale da sconfiggere. A tal fine fu adottata la tattica del Fronte unico che ambiva a sottrarre il proletariato all’influenza delle forze socialdemocratiche puntando alla creazione di un partito rivoluzionario di massa. I partiti comunisti rimasero però una forza minoritaria nel panorama del movimento operaio europeo.

La debolezza del “partito della rivoluzione mondiale” fu confermata, in particolare, dal fallimento dello sciopero generale in Gran Bretagna nel maggio 1926, e dalla feroce repressione attuata dai nazionalisti contro i comunisti cinesi a Shanghai nel 1927. Di fronte a queste battute d’arresto la dirigenza del Comintern, guidata da Bucharina partire dal 1926, impresse durante il VI Congresso (luglio 1928)un radicale cambio di rotta all’organizzazione: le nuove parole chiave diventarono “classe contro classe” e “socialfascismo”. Il risultato fu disastroso in Germania, dove le divisioni tra comunisti e socialdemocratici aprirono la strada a Hitler. Soltanto dopo l’ascesa del nazionalsocialismo in Germania, Stalin riconsiderò la sua politica. A partire dal 1934, il Comintern, ora guidato da Georgi Dimitrov, abbandonò la linea del socialfascismo in favore dei Fronti Popolari (VII Congresso, 1935), vale a dire la creazione di uno schieramento antifascista delle sinistre. Nel 1936 furono eletti governi di Fronte Popolare sia in Francia che in Spagna. Il Comintern svolse poi una forte mobilitazione antifascista durante la guerra civile in Spagna (1936-39), ma fu anche gravemente indebolito dalle epurazioni staliniane.

Il ruolo antifascista del Comintern fu messo in crisi nel 1939 dal Patto Molotov-Ribbentrop. Dopo l’attacco di Hitler all’URSS, nel giugno 1941, l’organizzazione riprese a svolgere funzioni di propaganda e mobilitazione, ma il suo ruolo era ormai esaurito.Stalin decise di sciogliere il Comintern nel giugno 1943.

David D’Agnelli
Collaboratore del percorso Movimenti politici del progetto La Grande Trasformazione 1914-1918