È ormai sempre più chiaro che ci troviamo in una fase populista della politica europea ed occidentale e Podemos ha un ruolo importante nelle dinamiche attuali. Ma cosa vuol dire populismo? E in che modo Podemos si rapporta ad esso? In vista delle imminenti elezioni spagnole qualche chiarimento può essere utile.
Il populismo può essere inteso come il tentativo di fare in modo che vi sia identità tra chi governa e chi è governato. Questa identità non può essere formata e sostenuta tramite i meccanismi della rappresentanza politica classica, che programmaticamente vincolano in modo debole le decisioni degli eletti al controllo della gente comune. E ancor meno può avvenire quando le decisioni sono prese da commissioni di esperti, che in quanto esperti non sono neanche democraticamente eletti. Il populismo è dunque anti-rappresentativo e anti-tecnocratico.
Molti associano al populismo la presenza di leader carismatici. Questa associazione è importante ma problematica. I leader carismatici possono essere aggregatori di forze che permettono alla gente comune di accedere in maniera meno indiretta alle leve del potere, ma possono anche essere manipolatori di consenso popolare. In Podemos – come per esempio nel Movimento 5 Stelle in Italia, seppur con dinamiche diverse – è in corso un tentativo di gestire nella maniera politicamente più efficace questa natura bifronte, e potenzialmente esplosiva, della leadership. Non è ancora chiaro quali saranno i risultati di questo processo.
Si può anche notare come sia in Podemos che nel M5S la maggior parte dei sostenitori siano concentrati nelle generazioni più giovani. In tutta Europa, e specialmente nell’Europa del Sud, dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli altissimi, sono queste generazioni a voler smantellare i sistemi del passato. Si tratta di sistemi paternalistici, che però si rifiutano di fornire quelle risorse che ci si aspetta da un buon genitore. È soprattutto dallo stato di umiliazione e prostrazione a cui sono stati ridotti molti giovani nel meridione europeo che nasce la spinta trasformatrice che questi movimenti cercano di interpretare. Questa è un’importante caratterizzazione, che differenzia questi movimenti da quei populismi che invece trovano il principale motivo del loro successo nelle pulsioni anti-immigrazione.
Le forti pressioni dovute alla forma rappresentativa e tecnocratica delle istituzioni vigenti tendono comunque a ridurre lo spazio di manovra politica. Podemos, al contrario dei Cinquestelle, ha deciso di usare la strategia delle alleanze. Nelle elezioni che a breve si svolgeranno, il partito spagnolo si è alleato con la sinistra radicale e comunista di Izquierda Unida. E in caso di vittoria elettorale potrà guidare un eventuale esecutivo solo formando un governo di coalizione con altre forze, come il vecchio partito socialista.
Le larghe alleanze rischiano di portare ad una diluizione degli aspetti più innovativi del populismo di Podemos. È forse per questo che la leadership di Podemos ha elaborato un programma elettorale in cui trovano posto in maniera esplicita molti importanti temi di giustizia sociale, sia per quanto riguarda il contesto nazionale che per quello internazionale. La speranza sembra essere quella di riuscire a galvanizzare i sostenitori del movimento, e di attrarre nuovi sostenitori, semplicemente mostrando che un’idea diversa di politica è possibile, che il mantra del there is no alternative può essere spezzato, che l’austerità può essere sconfitta, che i generici proclami anti-immigrazione non servono, e che la solidarietà può vincere.
Molti dei 394 punti del programma elettorale devono essere forse intesi più come dei marker simbolici che come promesse da mantenere a tutti i costi. La Grecia e Syriza mostrano d’altronde come sia difficile mantenere le promesse di cambiamento radicale quando si è bloccati dall’attuale contesto europeo e dagli equilibri internazionali. Forse però questo più che mai è il momento in cui i marker simbolici possono servire a qualcosa.
In un frangente in cui c’è confusione su come risolvere le contraddizioni prodotte dalla globalizzazione – o perlomeno su come trovare sufficienti consensi a favore di soluzioni sensate – la portata e la caratterizzazione simbolica dei diversi esperimenti populisti in corso nel continente europeo diventano importanti, e definiranno il campo della lotta negli anni a venire. Ciò che sta accadendo e accadrà in Spagna e più in generale nel meridione europeo (Italia inclusa) sarà fondamentale per saggiare la coerenza, la forza trainante, e le capacità operative di una possibile alternativa alla polarizzazione fra, da una parte, il mix anti-democratico di rappresentanza e tecnocrazia delle élite e, dall’altra parte, il populismo anti-immigrazione che va diffondendosi.
22/06/2016
Approfondimenti
Per approfondire l’articolo di Lorenzo Del Savio e Matteo Mameli, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli propone l’approfondimento L’Europa tra populismi di lotta e populismi di governo.
L’Europa tra populismi di lotta e populismi di governo
In tutta Europa la crisi economica, con le sue ricadute sociali e la crisi di legittimità delle formazioni politiche
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