Chi parla il 27 gennaio? Con quali parole esprimiamo noi oggi il contenuto di una memoria?
Sono due delle domande che vorremmo mettere a fuoco con l’iniziativa memoria/memoriae.
Da quando è nato, il Giorno della Memoria ha costituito immediatamente una pratica emozionale fatta di tre elementi fondamentali:
- il testimone di un tempo storico;
- un mediatore professionale, che di solito è un docente di storia;
- un gruppo di adolescenti che ascolta un racconto.
Questi tre elementi definivano anche la struttura performativa del 27 gennaio: un testimone racconta; un “esperto” guida il colloquio e l’incontro, intorno adolescenti a cui il racconto è rivolto.
La «Generazione Doppio Zero», cioè i ragazzi nati nei primi anni Duemila, entrati nella scuola circa dieci anni fa, e che oggi ne stanno per uscire, non sono più quel tipo di persone: hanno strumenti e linguaggi propri; hanno una dimensione corta del passato; ascoltano le parole e i racconti di chi ha 60 anni più di loro senza immediatamente capire un mondo: o sono travolti dall’emozione oppure ne hanno talmente paura che la rifiutano.
Il Giorno della Memoria ha oggi nuovi protagonisti: quelli che hanno meno di 20 anni che chiedono che quella storia che fino ad oggi hanno ascoltato diventi un’esperienza emozionale, con la quale fare un percorso. L’evento con cui devono pendere le misure è l’esperienza del genocidio e la violenza sul corpo degli altri.
Rispetto ai loro padri, è un’esperienza che non appartiene al passato. Riguarda il nostro presente e ci chiama in causa da tempo (per esempio a Srebrenica nel 1995 e oggi a Aleppo).
l 27 gennaio non è un momento di rievocazione del passato, ma uno di riflessione sul passato per capire il nostro presente ora
La prevenzione dei genocidi e più in generale dei crimini contro l’Umanità è all’ordine del giorno della politica internazionale oggi.
Dunque la questione dirimente che propone la giornata della memoria è che cosa noi siamo in grado di pensare e poi di fare oggi, meglio ora.
Consideriamo la scena di Srebrenica. 11 luglio 1995, martedì, un giorno lavorativo per molti. Comunque un giorno in cui non eravamo in vacanza.
Quella scena, averla vista indiretta non ha impedito che avvenisse. Non è l’unica rivelazione. Abbiamo scoperto che dopo, noi, non i carnefici, siamo ancora in grado di vivere senza sentire la vergogna. A Srebrenica abbiamo scoperto, ma non siamo disposti ancora a riconoscere, che non è vero che lo sterminio avviene perché nessuno lo sa e che se avessimo saputo, o visto, non sarebbe potuto avvenire. Ma che lo sterminio avviene, lo vediamo in diretta e complessivamente continuiamo a pensare che sono “fatti loro”. Comunque che non ci riguarda.
Ma a Srebrenica, Aleppo, nei molti luoghi della violenza sul corpo degli altri che si sono ripetuti in questi ultimi anni, abbiamo anche imparato che le parole sono figlie del proprio tempo. Un tempo la parola carnefici ci sarebbe bastata e comunque sembrava parlare al passato.
Che cosa accade se invece di usare la parola “carnefici” che per sicurezza collochiamo in un tempo di tre generazioni fa, usiamo la parola “fanatici” per coloro che fanno gli stermini di massa? E’ pertinente? O forziamo la realtà?
E una volta che decidiamo che è pertinente, non è che il 27 gennaio, anziché rinviare a “mai più” ci obbliga a trovare una risposta a ciò che è presente ancora, alla quotidianità di questo tempo?
David Bidussa
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
20/01/2017
Approfondimenti
MEMORIA / MEMORIAE
DECLINARE IL PRESENTE
Calendario civile / Cittadinanza Europea
25, 26, 27 gennaio 2017 letture, spettacoli, proiezioni indagano il tema della memoria.
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli propone Memoria/Memoriae. Declinare il presente, tre giornate di incontri, spettacoli teatrali, letture e proiezioni cinematografiche che indagano il tema della Memoria a partire da tre punti di vista: Violenze, Indifferenze, Memorie.
Ad ognuna di queste parole è dedicata una giornata in cui vengono proposti momenti culturali, didattici e performativi nella Sala Polifunzionale della nuova sede di viale Pasubio 5, Milano.
CONSIGLI DI LETTURA
EBOOK: “IL PASSATO AL PRESENTE”
La storia tradizionalmente l’hanno raccontata gli storici attraverso i libri.
Ma il passato ci raggiunge anche attraverso molte altre fonti, altri media e linguaggi: dalle lettere ai film, dai diari alle canzoni, dalle fotografie al web, fino ai luoghi della storia e i nostri stessi ricordi; tracce di memoria disperse nel nostro quotidiano che ci investono direttamente e in prima persona.
In questi brevi saggi Paolo Rumiz, Carlo Greppi e David Bidussa riflettono su cosa voglia dire raccontare il passato oggi, dentro e fuori le barriere cartacee del libro, rimettendo in primo piano il coinvolgimento attivo di chi finora la storia l’ha soltanto recepita passivamente, ma potrebbe forse tornare a viverla.
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