Ken Loach, vincitore ieri a Cannes della palma d’oro, è la testimonianza che cambiare si può dicono tutti oggi. Forse. Ma per cambiare non basta aspettare che qualcosa avvenga. Occorre esserci. È la massima che caratterizza gran parte della sua produzione cinematografica. Ma che egli sintetizza in Terra e libertà (1995).  Il film racconta come alla morte di David Carr, un operaio inglese di Liverpool, la nipote rovistando tra i ricordi del nonno trova vecchi articoli di giornale riguardanti la guerra civile spagnola: lettere, cimeli ed un foulard rosso contenente della terra. Attraverso questi ricordi ripercorre la storia del nonno tornando nel 1936, quando è in corso la guerra in Spagna.

Si va in Spagna tra il 1936 e il 1939 non in nome di un ideale nazionale da difendere, ma tierra-y-libertaddi un’idea di libertà da affermare. Forse nessuno meglio Carlo Rosselli lo ha descritto nelle parole che pronuncia il 10 febbraio 1937 ad Argenteuil, nella banlieue parigina, rivolgendosi ai volontari i partenza per la Spagna repubblicana.

Quel discorso, importante per chi lo pronuncia, certamente è importante solo per chi lo ascolta, ma soprattutto lo diventa per chi mesi dopo lo legge. Il testo esce nel numero del settimanale “Giustizia e Libertà” del 18 giugno 1937, il numero pubblicato e distribuito nel giorno dei funerali di Carlo e Nello Rosselli, a dimostrazione che, contrariamente a quanto pretendeva Mussolini, i morti raccontano la storia, e continuano a raccontarla ben dopo la loro scomparsa. In ogni caso la loro morte non li mette a tacere, come invece si proponevano i loro assassini.

“Dopo lunghi anni di esilio – dice Carlo Rosselli in quell’occasione – io confesso che fu solo quando varcai le frontiere della Spagna, quando mi iscrissi nelle milizie popolari e rivestii la tuta, divisa simbolica del lavoro armato e imbracciai un fucile, che mi sentii ridiventare uomo libero, nella pienezza della mia dignità. All’estero siamo sempre e sempre saremo dei minorati, degli esuli. In Spagna no. In Spagna ci sentiamo pari, fratelli. Dopo essere stati obbligati tanti anni a chiedere, magari solo il sacrosanto diritto al lavoro e alla residenza, in Spagna abbiamo la gioia di dare.

Il tema include l’idea di riscatto. Si va a combattere in casa d’altri, insieme a quelli che là, a casa loro, stanno combattendo per la loro libertà, perché quel loro diritto alla rivolta è anche la testimonianza del nostro diritto alla rivolta. Si va là perché la possibilità del futuro include la scelta, e la scelta vuol dire che quel futuro, la possibilità di averne uno, non è un regalo. In ogni caso la scelta di esserci in quella lotta, racconta e testimonia che il tuo diritto, quello che percepisci e rivendichi come un diritto, non è un regalo.

La storia non avviene, si fa. Per farla occorre esserci. Ken Loach ce l’ha detto e ridetto molte volte. Perché non basta affermarlo una volta sola, ma occorre costantemente ricordarlo, soprattutto quando il corso delle cose sembra più forte della volontà degli individui.

David Bidussa
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

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