Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

They know not what they do
(J.M. Keynes, Le conseguenze economiche della pace, 1920)

Conferenza-di-Parigi-1919

 

Le conseguenze economiche della pace (The Economic Consequences of the Peace)  di John Maynard Keynes segnava un durissimo atto di condanna dei risultati conclusivi di quel consesso parigino che dal gennaio 1919 e per i mesi successivi aveva visto riuniti nella capitale francese i quattro vincitori della guerra, intenzionati a costruire la futura pace d’Europa. Un ritratto dell’Europa del 1919, così come l’avevano modellata “e la guerra e la pace”, “i frutti inevitabili” della prima e le “inevitabili sfortune” della seconda. Attraverso una trattazione stringente nellemacchina
argomentazioni quanto chiara nell’esposizione Keynes criticava il programma di ricostruzione economica uscito da Parigi tutto imperniato sul tema delle riparazioni (le “indennità”) tedesche ai paesi vincitori, a loro volta diretta conseguenza degli articoli del trattato di Versailles (artt. 231 e 232) che avevano riconosciuto la Germania responsabile della guerra e come tale tenuta a risarcire i danni materiali causati dalle invasioni tedesche. Ma non era solo ingiusta la “pace cartaginese” che i vincitori avevano imposto ai vinti. Era una pace “impossibile”, che coltivava in sé i semi di nuove guerre, nel momento stesso in cui si fondava sull’illusione che bastasse risolvere le questioni del riassetto territoriale europeo per deciderne a tavolino i nuovi confini, ignorando quanto il disordine economico che vi sottostava rendesse impossibile a quell’ordine di funzionare. Di chi la responsabilità del fallimento parigino? Keynes era abilissimo, arguto e non di rado impietoso nel tracciare i ritratti dei protagonisti della Conferenza, preoccupati da tutt’altro che dalla pace europea:

Clemenceau di distruggere la vita economica del suo nemico; Lloyd George di arrivare ad un compromesso qualsiasi pur di riportare in patria qualche cosa che potesse resistere alle critiche di una settimana; il Presidente di non far nulla che non fosse giusto ed equo.

Il quadro che ne emergeva era quello di un gioco a due tra Georges Clemenceau, da una parte, e Woodrow Wilson – il “Presidente”, come sempre lo definisce Keynes senza mai citarlo per nome – dall’altra.

E’ soprattutto sulla figura di Wilson e sulla sua parabola da “vincitore” a grande sconfitto di Parigi che Keynes scriveva le sue pagine più impietose. Arrivato in Europa circondato dall’aura di “profeta”, tra la “curiosità”, l’“ansietà” e la “speranza” delle folle europee inneggianti, il Prwilsonesidente si era trovato ben presto isolato in un clima di disillusione, incapace, più per debolezza che per mancanza di volontà, di tener testa agli altri giocatori della partita parigina. Un Don Chisciotte “in una caverna dove la lama lesta e brillante era nelle mani dell’avversario”. Ecco allora che Parigi diveniva, in quell’inquieto e surreale 1919, “il microcosmo dell’umanità” e Clemenceau e Wilson altro non erano che lo specchio di due mondi, di due modi di intendere la politica e il fare politica. Da una parte la politica del più forte, della diplomazia tradizionale, del vecchio ordine ritenuto come immutabile, della ragion di stato contro l’ideologia; dall’altra, la novità, il progetto di un ordine nuovo, tanto ambizioso quanto nebuloso e velleitario, incapace di adattarsi alla realtà perché chiuso in dottrinarismo quasi teologico.

Il fallimento di Parigi appariva in tal modo come il risultato dell’incontro di due fallimenti: di un passato incapace di aprirsi al futuro, e di un futuro incapace di imporsi sul passato.

 

Eleonora Belloni
Ricercatrice de La Grande Trasformazione 1914-1918

25/11/2015


Consigli di Letturacover

Le conseguenze economiche della pace, The Economic Consequences of the Peace (di cui si propone un estratto dal titolo La conferenza di pace  per la collana Utopie), scritto da John Maynard Keynes nel 1919 e pubblicato in traduzione italiana nel 1920 dalla casa editrice Fratelli Treves, segnava un durissimo atto di condanna dei risultati conclusivi di quel consess parigino che dal gennaio 1919 e per i mesi successivi aveva visto riuniti nella capitale francese i quattro vincitori della guerra, ora intenzionati a costruire la futura pace d’Europa…

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