Patria europea è il titolo con il quale René Arcos, cofondatore della rivista Europe alla sua prima uscita nel febbraio del 1923, chiama il laboratorio intellettuale dei pensatori che in giro per il continente, e dalle rispettive «prese di posizione» di esilio e rifugio, praticano la propaganda pacifista e umanitarista di una lega diffusa delle Lettere. Nel seguire Arcos sui punti di critica che travolgono uno per uno tutti i responsabili politici, morali e pubblici della catastrofe della guerra, si colgono i dettagli di un discorso che rompe o ribalta la dialettica “classica” anti-bellicista e internazionalista promossa fino ad allora dalla stessa cerchia dei fondatori e sostenitori di Europe, dalle correnti dell’umanitarismo intellettuale e dal pacifismo europeo, in generale, negli anni dal 1914 al ’23.
Come intorno a una tavola rotonda “altra” da quella diplomatica di Versailles, il testo di Arcos chiama a raccolta le schiere di filosofi e pensatori che, da punti opposti della carta europea e delle correnti di pensiero, dibattono lo stato impietoso in cui versa l’umanità – una sorta di «Lega internazionale delle Lettere». Al dovere di restare lucidi e al di sopra della mischia trascinata dalla volgarizzazione del dizionario strategico delle diplomazie, dovranno, per questo, rispondere proprio loro, gli intellettuali, quelli che, credendosi infallibili, sembrano invece non distinguere più il discorso della propaganda e dell’odio da quello dell’interesse universale.
Un punto di vista e di denuncia tanto acuto sulla realtà in via di massificazione intorno agli intellettuali considerati autorità del pensiero, quanto spinoso se lo si considera dal lato della materialità fisica e etica al quale questa invettiva “minaccia” di riportarli. Gli intellettuali, collocati super partes per “natura”, posti al di fuori, o meglio, al di sopra degli eventi, vengono qui come riposizionati bruscamente in mezzo ai fatti: prima di tutto per prendere visione dei tempi che cambiano, del pubblico politico avanzato sulla scena ben oltre la linea di demarcazione tra attori e spettatori della parola: le masse protagoniste del loro tempo nuovo.
Poi, cosa ancora più importante, vengono richiamati alla presa di coscienza della trasformazione che tutto ciò ha comportato in termini di responsabilità morale: di fronte al quadro del mondo dopo la guerra e a questo avanzamento delle masse, gli intellettuali non sono meno implicati, almeno non secondo Arcos. È arrivato, dunque, il momento di capire e trovare una nuova collocazione nella realtà, che sia funzionale e vantaggiosa per il bene dell’umanità, ma soprattutto che non lasci ancora altro tempo e altro spazio alle forze del mero interesse economico e della feroce industria della guerra. È contro il becero «commesso viaggiatore», venditore degli affari di Stato – sostituitosi al messo clericale e all’ufficiale militare nel corso dell’ultimo secolo di progresso della propaganda e della pubblicità –, che l’intellettuale deve ritrovare la propria dimensione, il proprio ruolo pubblico e sociale, scontrandosi sul terreno dei limiti geografici e culturali della nuova strategia politica degli accordi di Versailles e del dettato violento delle rivendicazioni. Alla contrapposizione distintiva tra territorio e territorio, e tra popolo e popolo dopo l’assegnazione di nuovi, arbitrari confini agli stati-nazione con le spartizioni degli imperi caduti, occorre rispondere con la valorizzazione delle zone “franche” e degli spazi emersi sotto la vecchia, pesante e autoritaria carta politica che copriva la comune terra d’Europa ereditata dalla guerra.
Erica Grossi
Ricercatrice del progetto “La Grande trasformazione 1914-1918“
27/11/2015
Consigli di Lettura da “Utopie“, la collana digitale di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Con questo articolo di René Arcos (proposto in formato ebook per la collana Utopie col titolo Patria Europa), il 15 febbraio del 1923, si inaugura l’esperienza culturale, che continua ancora oggi, della rivista mensile Europe. L’esperimento letterario di confronto e apertura condotto dalla cerchia dei suoi redattori e padri fondatori – Romain Rolland, Georges Duhamel, Léon Bazalgette oltre allo stesso Arcos e altri, sostenitori del pacifismo, dell’umanitarismo e dell’eguaglianza politica e sociale allargata – è ben riuscito ancora a distanza di un centinaio di anni…
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Approfondimenti
Per riprendere le tematiche trattate nell’articolo di Erica Grossi leggi l’approfondimento l’approfondimento del progetto “La Grande Trasformazione 1914-1918” Cittadini del mondo :
Tra tutte le trasformazioni introdotte o accelerate dalla prima guerra mondiale, le più persistenti si sarebbero rivelate proprio quelle che investirono, sin da subito, l’edificio politico e giuridico della società internazionale. La prima e la più appariscente fu la transizione all’universalismo, sulle rovine del vecchio ordine eurocentrico dei tre secoli precedenti. Già alla fine del conflitto, il ruolo del presidente americano Woodrow Wilson nella…