Esattamente 110 anni fa, il 26 aprile 1906 fu inaugurata in Russia la prima Duma. L’autocrazia zarista cedeva il posto alla monarchia costituzionale incarnata nell’organismo rappresentativo par excelance: il parlamento. Il noto storico russo V.O. Klučevskij a proposito scrisse nel suo diario: “Proclamazione del manifesto sull’istituzione della Duma. Nel popolo regna solo l’indifferenza”. Apparentemente la Settima edizione della Duma eletta pochi giorni fa, il 18 settembre 2016, secondo il sistema elettorale misto, ha ereditato la stessa fama e lo stesso atteggiamento da parte della popolazione.
L’apatia, l’indifferenza e la delusione sono i sentimenti che si provano nei confronti di questa istituzione che in teoria costituisce il centro del sistema politico basato sui valori democratici. Per sconfiggerli ed alzare il tasso di affluenza alle urne le autorità siberiane, ad esempio, hanno addirittura lanciato un concorso tra i cittadini sulla migliore foto con un forte richiamo alle votazioni. Tuttavia i premi promessi ed i controlli da parte dei dirigenti ai posti di lavoro non hanno dato il loro effetto: il tasso di affluenza è stato del 47,8 % contro il 60,2% del 2011.
La vittoria di “Russia unita”, il partito del Presidente Vladimir Putin, era prevista con assoluta certezza. A parte il tasso di affluenze, le incognite erano rappresentate da quanto avrebbe preso il partito del presidente e se i nuovi partiti di opposizione di stampo liberale sarebbero entrati nel parlamento. La “Russia unita” ha riportato una vittoria schiacciante con più del 54% di voti (nel 2011era il 49,32%) assicurandosi una maggioranza costituzionale nella Duma con i 343 seggi (su 450 in totale). Non sono cambiati i partiti così detti parlamentari: anche per i prossimi 5 anni i seggi saranno occupati sempre dagli stessi quattro partiti (“Russia unita”, comunisti, liberal-democratici e “Russia giusta”) nonostante il numero raddoppiato rispetto al 2011 di partiti ammessi alle elezioni (14 nel 2016 contro 7 nel 2011). Nessuno dei partiti di opposizione liberale ha superato la soglia del 5% (nel 2011 era il 7%). Si nota un basso numero di candidati donne: in media di tutti i partiti ve ne sono solo il 15%.
Con la vittoria della “Russia unita” i cittadini russi hanno dimostrato una preferenza della stabilità, dello status quo politico rispetto alla prospettiva di un cambiamento.
I principali fattori del successo della “Edinaja Rossia” sono molti e diversificati: l’inerzia dell’opinione pubblica traumatizzata dalla sparizione dell’Urss, dai disordini in Ucraina, dall'”accerchiamento” dalla Nato; pochi giovani alle urne; la rassicurazione dell’”effetto Crimea”; l’aperto sostegno di Putin (con un gradimento che ha toccato quota 82% ad agosto 2016), la “stagione morta” della data scelta per le elezioni; il probabile uso degli strumenti amministrativi; il poco entusiasmo popolare verso le elezioni stesse.
L’elemento decisivo è stato probabilmente l’assenza dell’opposizione capace di convincere l’elettorato anti-putiniano delle prospettive reali dei cambiamenti politici. Sembra che gli stessi partiti non credano più nelle proprie forze di cambiare il sistema politico esistente in Russia. Rispetto alle elezioni precedenti del 2011 sono calati anche i finanziamenti delle campagne elettorali, inoltre non sono stati ben curati i messaggi dei candidati sia nella forma, che nei contenuti (basta vedere alcuni video diffusi su youtube e sui canali televisivi centrali). Neanche stavolta l’opposizione democratico-liberale è riuscita a dare la risposta alla nuova “maledetta questione” russa: se non c’è Putin, allora chi?
Le cause sono diverse: impossibilità di A. Navalny, leader delle proteste di massa del 2012 e il famoso blogger, militante sul campo di anticorruzione, di presentarsi alle elezioni e unire le forze; l’omicidio di B. Nemtsov in febbraio 2015, un altro potenziale leader; politiche governative mirate al soffocamento finanziario dei partiti alternativi; disillusione di alcuni parlamentari stessi del funzionamento della Duma e del suo ruolo nel sistema politico e decisionale del paese.
La tragica esperienza delle manifestazioni contro gli abusi e frodi elettorali durante le elezioni del 2011 hanno allontanato la maggior parte di eventuali oppositori dalle azioni politiche di massa per contestare le violazioni dei diritti da parte delle autorità. Alcuni politologi hanno chiamato queste elezioni le più piatte e di scarso interesse politico in tutta la storia del parlamentarismo russo. Il motivo è palese: il sistema politico in cui il potere decisionale e le risorse economico-amministrative concertate nella ristretta cerchia del presidente e del governo, rimane intatto per i prossimi 5 anni della Duma 7.0.
Olga Dubrovina
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
20/09/2016