Cosa può fare la politica contro la disaffezione dei cittadini rispetto alle istituzioni
In occasione del centesimo anniversario della nascita di Aldo Moro, proponiamo un suo discorso, tratto dal patrimonio archivistico della Fondazione.
Si tratta di un intervento che Moro tiene al Consiglio nazionale della Democrazia cristiana nel novembre del 1968.
Nel testo è evidente lo scenario della contestazione giovanile esplosa nel corso di quell’anno. Una sfida per la democrazia rappresentativa e per i partiti, ma anche un’opportunità di rigenerazione della vita democratica. Nell’argomentazione di Moro è evidente questa polarità: da un lato la legittimazione delle mobilitazioni giovanili, della proposta nata dalla società civile e la necessità di un rapporto nuovo tra partiti politici e movimenti sociali. Dall’altro lato la preoccupazione di riuscire ad incanalare le spinte alla partecipazione e al rinnovamento nell’alveo delle istituzioni e in un ordinato gioco democratico capace di impedire la frammentazione della società.
Questioni che interrogano, in contesti completamenti diversi, non solo la nostra storia recente ma anche il nostro presente.
(Nota della redazione)
I giovani hanno un loro mondo: sono chiamati ad elaborare da sé le proprie convinzioni ed i propri ideali, tenendo conto, solo come un dato, della esperienza’ delle altre generazioni; essi sono una componente autonoma, importante, influente in una realtà sociale che ogni giorno più loro appartiene e deve perciò esprimerne valutazioni ed aspirazioni. In questo campo, ma anche altrove, specie nel mondo del lavoro, dove hanno operato ed operano con indubbio beneficio per lo sviluppo democratico del paese forze sindacali e parasindacali, emerge il fatto ed il valore della partecipazione, cioè della presenza attiva e consapevole nella società civile di ogni persona in modo autonomo e qualche volta anche preminente nei confronti dell’esercizio del potere politico attraverso i canali, essenzialmente di partito e parlamentari, nei quali il potere di decisione si esprime. Questa sorta di proposta sociale, la quale è già in larga misura una decisione che anticipa e condiziona quella propriamente politica, questa democrazia diretta sociale prima che politica, ma politicamente influente, è un fatto nuovo ed irreversibile. Non si tornerà all’assenteismo; non si tornerà al dominio eccessivo della società politica sulla società civile. E tuttavia è nostra responsabilità, oltreché di arricchire, come abbiamo detto, il libero e ordinato gioco democratico di tutti i possibili contenuti innovativi, di integrare l’accresciuta vivezza della partecipazione umana alla società con il rispetto e la salvaguardia, nei suoi propri compiti, del potere politico, come espressione del suffragio universale capace di ricondurre all’unità secondo giustizia tutte le spinte sociali, che, pur valide in se stesse, potrebbero, al di fuori di quella disciplina, rendere particolare e corporativa una società che tale non può essere, se dev’essere totalmente libera ed umana.
Dal discorso al Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, Roma, 21 novembre 1968.
Aldo Moro
23/09/2016
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