Rotte attraverso l’Europa
Tra gli strumenti di costruzione di una identità europea (ma sarebbe meglio dire di allargamento alla dimensione europea del concetto di cittadinanza) ci sono sicuramente le occasioni di movimento volontario transnazionale, rivolte soprattutto ai giovani, dai programmi Erasmus al recente DiscoverEU.
Tra queste meritano un capitolo a parte i cosiddetti “viaggi della memoria”, cioè percorsi che portano i cittadini europei a visitare e conoscere luoghi significativi della storia del continente, dai fronti delle guerre mondiali, ai campi di concentramento nazisti, alle sedi istituzionali della Ue.
Alcuni di questi tracciati hanno trovato forme di istituzionalizzazione, come gli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa (https://www.coe.int/it/web/cultural-routes). Lanciati nel 1987, sono attualmente 45 e si propongono esplicitamente di “favorire la creazione di un patrimonio culturale condiviso e vivo”.
Oltre alle vie storiche (come la Via Francigena o il Cammino di Santiago), comprendono itinerari tematici a base naturalistica (lungo il Reno o il Danubio, ma anche Iter vitis e Via degli olivi) e culturale (dalla Riforma all’impressionismo, ma anche il patrimonio industriale o i cimiteri storici); o anche legati a singoli personaggi, reali o simbolici, da Carlo Magno a Napoleone, da Mozart ad Aalvar Aalto, da Enea a D’Artagnan.
Tra quelli legati alla storia contemporanea (come Atrium o Cortina di Ferro) c’è anche Liberation Route Europe, sul quale vorrei soffermarmi qui, usandolo come esempio di progetto concreto di costruzione di cittadinanza attraverso la public history (in questo caso della Seconda guerra mondiale).
LRE: dalle origini al 2019
L’associazione Liberation Route Europe nasce nel 2008 in Olanda, dall’accordo di tre musei locali tra Arnhem e Nimega, per far conoscere la storia della Seconda guerra mondiale attraverso la valorizzazione dei luoghi percorsi dagli eserciti alleati.
Negli anni successivi si rafforza e si allarga: costituitasi in fondazione nel 2011, dal 2012 è sostenuta dal National Fund for Peace, Freedom and Veteran Care (vfonds) e dal 2013 dalle istituzioni europee.
Apre quindi un ufficio a Bruxelles per sviluppare l’attività internazionale; e il 6 giugno 2014, in occasione dell’anniversario dello sbarco in Normandia, viene inaugurato ufficialmente l’itinerario LRE.
Si tratta di un tracciato di 3500 km, attraverso sei paesi, percorribile in treno, a piedi e in bicicletta, seguendo i diversi sentieri già esistenti, collegati in un unico percorso.
Nel tragitto è possibile visitare musei, monumenti e cimiteri di guerra; e ascoltare i racconti di reduci e testimoni in appositi “luoghi di ascolto”.
Dal 2016 viene avviata anche la costruzione di un network di luoghi (associazioni, enti locali, musei) dedicati al tema; e con il loro apporto viene compilata una Magna Carta, che riassume i valori e gli scopi della proposta.
Tra questi vanno sottolineati l’approccio internazionale e multiprospettico; il riferimento al patrimonio materiale e immateriale; gli intenti di conservazione, ma anche approfondimento e promozione; l’ambizione di promuovere un turismo memoriale stabile e sostenibile.
Il principale obiettivo viene individuato nel “rendere questa storia importante e accessibile, soprattutto per le giovani generazioni”; il claim è: “To remember the past is to create a better future”.
Dal 2017 si tiene anche un Forum annuale, che riunisce soci e stakeholders, con una dimensione culturale (il convegno) e una commerciale (la fiera).
LRE come Itinerario culturale
Nell’aprile 2019 LRE è stata riconosciuta come Itinerario culturale del Consiglio d’Europa.
Contestualmente, in occasione del 75° anniversario della fine della guerra, è stato lanciato il programma “Europe remembers”, che prevede una nuova interfaccia digitale e un tour promozionale che tocca i vari luoghi coinvolti.
LRE ha avviato anche la sezione “Hiking trails”, che mira ad allargare la rete degli itinerari a tutta l’Europa, arrivando a comprendere oltre 10.000 km di sentieri, in collaborazione con le principali associazioni escursionistiche nazionali.
Ci si propone anche di segnarli materialmente con marcatori di design, predisposti appositamente da Daniel Libeskind (i “Vectors of memory”); e di formare una rete di guide professionali che garantisca la qualità dei tour.
Parallelamente è stata rafforzata la struttura internazionale: sono arrivati finanziamenti dal Ministero degli esteri tedesco e dalla Lotteria nazionale belga; e sono state aperte nuove sedi in Italia, Germania (2020) e Gran Bretagna (2021).
Sono stati inoltre lanciati dei programmi specifici per i giovani, come “HistoryTreks” e “EASTory through their Eyes”, sostenuti dall’Ue, che combinano viaggi, mostre, incontri.
A seguito della pandemia è stata inoltre potenziata la proposta digitale, con lo sviluppo di un nuovo sito e di una App dedicata, particolarmente orientata all’utente-turista, a cui vengono suggeriti percorsi specifici, ma che viene messo anche in condizione di crearsi autonomamnte degli itinerari tra i punti di interesse segnalati (che sono emergenze geolocalizzate di vario tipo, accompagnate da un historytelling su biografie, eventi, temi).
La Fondazione LRE costituisce oggi un network di più di 100 membri in 11 paesi; e più di 400 partner e stakeholders tra Europa e Nord America.
LRE-Italia: la branca italiana
Nel maggio 2019 è nata anche una sezione italiana di LRE.
Ha coinvolto inizialmente la zona della Versilia, attorno alla città di Lucca e a luoghi di memoria come S.Anna di Stazzema, Borgo a Mozzano, Capannori, legati alla Linea Gotica occidentale.
Si è però da subito dotata di un Comitato scientifico nazionale, che ha ampliato la visuale all’intero percorso degli alleati in Italia e più in generale al Secondo conflitto mondiale (sensibilizzando tra l’altro l’associazione internazionale sul tema delle Resistenze all’occupazione tedesca). Sono stati quindi sviluppati materiali e iniziative su Milano, la Linea Gustav, Roma, la Sicilia.
Ad oggi LRE-Italia conta 13 soci, tra amministrazioni locali (compresa la Regione Toscana) e istituzioni culturali, come l’Istituto Parri di Milano, l’Associazione “Cassino Città della Pace” e l’Associazione “Linea Gotica – Officina della Memoria”.
Tra le sue attività caratterizzanti vanno segnalati un corso di formazione storica per guide turistiche, giunto alla terza edizione; un gruppo teatrale, che ha messo in scena “La Tregua” di Primo Levi e “Il mondo è una prigione” di Guglielmo Petroni; e varie iniziative legate al calendario civile europeo.
In cantiere c’è inoltre, in collaborazione con il Ministero della Cultura, lo sviluppo dei Sentieri della Liberazione, declinazione italiana del progetto europeo sui sentieri fisici.
La prima tappa prevede di mettere a sistema le numerose emergenze situate sulla Linea Gotica, uno dei principali fronti della Seconda guerra mondiale, su cui hanno combattuto soldati di oltre 40 nazionalità. Per la prima volta sono state coinvolte insieme la Regione Toscana e la Regione Emilia Romagna; e si intende sviluppare un progetto integrato di valorizzazione, che possa raggiungere standard e risultati di livello europeo.
Limiti e potenzialità di un format
Ovviamente non basta di per sè percorrere l’Europa per diventare cittadini europei migliori.
E avere come punto di rifertimento una guerra rischia da un lato di riaccendere i conflitti del passato; dall’altro di banalizzare la storia, riducendola a bene di commercio e consumo. Per non parlare delle forme più morbose di dark tourism.
Ma se invece si affronta il progetto viaggio consapevolmente e responsabilmente, con l’obiettivo di vedere luoghi e incontrare persone, ma anche di scoprire e promuovere il patrimonio storico, materiale e immateriale, si può indubbiamente fare una esperienza educativa rispetto alla conoscenza e formativa riguardo ai valori.
Gli anni di lavoro in luoghi di memoria e istituti di ricerca mi suggeriscono alcune avvertenze necessarie perche questo tipo di proposta non sia estemporanea o velleitaria: la combinazione di virtuale e reale (i percorsi vanno studiati, tracciati e rappresentati, ma soprattutto… percorsi!; e accompagnati con iniziative multi- e trans-mediali); la necessità di coniugare l’elemento conoscitivo con quello creativo e ricreativo, stabilendo collegamenti e scambi con le comunità ospitanti e gli altri operatori coinvolti; l’importanza di adeguate attività di preparazione, mediazione e restituzione.
Tutte attività per le quali il ruolo del public historian risulta fondamentale e direi discriminante rispetto alla qualità dei progetti e alla loro migliore riuscita.