“Utopia” è una parola impegnativa. Una parola che molti evitano, convinti che quella sia la precondizione per essere realisti, lucidamente ancorati al “proprio tempo”. E’ proprio vero che noi oggi siamo in un’epoca che ha ucciso l’utopia?
Utopia, nella storia, non è mai stata solo sogno: è stata sguardo lungo, orizzonte ampio. Percezione di una condizione che al presente modifica ciò che ereditiamo dal passato. Utopia ci obbliga a osservare con attenzione le condizioni in cui ci muoviamo nel tempo dell’oggi,alla ricerca di indicatori per tentare di dare risposte a questioni che costituiscono il quaderno di cose che vorremmo per noi, domani.
Guardare al futuro con consapevolezza richiede una scelta di presenza e di partecipazione. Ma partecipare, non significa limitarsi a essere “fisicamente presenti”. Si è nel proprio tempo, se si è nella condizione di essere informati. Se nessuno esclude, nessuno si sente escluso. Pensare il futuro non è sognare o dare credito a “pifferai di Hamelin”, ma dare strumenti per sapere, conoscere, scavare e disseppellire. Sempre insistendo sul fatto che sapere non è un optional, ma è essenziale “per deliberare”. Sapere del passato. Sapere il passato. Guardandolo e scavandolo senza pregiudizio, per discutere del tempo presente con la voglia e l’emozione di provare a progettare un possibile futuro.
Nasce da qui la proposta editoriale a cui abbiamo dato il titolo di Utopie.
In un’epoca in cui il senso comune si riconosce nel realismo, nell’infinita ripetizione del presente, abbiamo scelto un nome molto evocativo perché “cambiare si può”. Perché una delle chiavi per pensare il domani è sapere che il presente non è il futuro: tra l’uno e l’altro vi è uno scarto che è nelle nostre mani. Ma è anche avere consapevolezza che sia il presente sia il futuro pescano nel passato, trascinandosi dietro le sue luci e le sue ombre. “Utopie” vuole raccontare un modo di percorrere questa traversata, dando alle idee e alle parole la possibilità di fare “un giro di tavolo”.
In “Utopie” proponiamo non solo i testi di lavoro che raccontano i nostri progetti di ricerca, ma anche quei testi, quei documenti, quelle “schegge” del passato, che popolano il ricco patrimonio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e che parlano al nostro presente, che possono dare suggestioni per la definizione di un’idea di futuro.
La collana ospita testi offerti gratuitamente e riferiti alle cinque aree di ricerca di Fondazione (Sviluppo Sostenibile; Innovazione Sociale; Innovazione Politica; Economia del Lavoro; Forme di Lettura).Un serbatoio di pensieri, riflessioni e ipotesi di lavoro aperto e accessibile a chi, con noi, voglia fare del nostro mondo l’altrove dell’utopia.
Sviluppo sostenibile è l’area di ricerca che le suggestioni, le attività e le riflessioni emerse nei due anni di lavoro nell’esperienza di Laboratorio EXPO. I titoli vengono proposti con la denominazione Utopie/globalizzazione.
Innovazione sociale riprende testi e proposte emerse nel progetto “La Grande trasformazione. 1914-1918” che rappresenta una prima tappa del percorso d’indagine sulla modernità e sulla contemporaneità. I titoli sono proposti con la denominazione Utopie/cittadinanza europea.
L’area di Innovazione politica che ha per tema la comunicazione politica, le nuove forme della rappresentanza, propone titoli con la denominazione Utopie/innovazione politica.
Economia del lavoro, propone riflessioni dal progetto Spazio Lavoro e testi dal patrimonio con la denominazione Utopie/Spazio Lavoro.
Con Utopie/forme di lettura proponiamo testi dal patrimonio librario e documentario della Fondazione, riflessioni sul futuro e le metamorfosi del libro nonché sulle nuove forme e le trasformazioni che caratterizzano i luoghi e gli spazi e i mestieri della cultura.
David Bidussa
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli