Università Commerciale Luigi Bocconi

Seppure attualmente non molto conosciuto, Georges Sorel (1847-1922) è stato uno dei pensatori più influenti sulla «battaglia delle idee» dell’Europa della crisi di fine secolo e dell’inizio del Novecento, avendo fornito suggestioni e visioni, e un arsenale «trasversale» di parole d’ordine, all’estrema sinistra come all’estrema destra, al movimento socialista, ai nazionalisti e ai coevi plurimi e agguerritissimi nemici del liberalismo e fautori dell’antiparlamentarismo.

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Intriso della filosofia primo-novecentesca al centro dei dibattiti del periodo – da Henri Bergson al pragmatismo – e ferocemente avverso al positivismo che permeava la socialdemocrazia, il pensatore francese che, dopo la laurea all’École Polytechnique, era stato un ingegnere civile progettista di strade e ponti perseguì la via della rifondazione eterodossa e originale del marxismo. Anche e specialmente per il tramite dei miti rivoluzionari (a partire da quello dello sciopero generale), i quali, nella sua «teodicea» e filosofia della storia, corrispondevano di fatto ad altrettante manifestazioni dell’élan vital bergsoniano.
Fu innanzitutto sotto la sua egida intellettuale che prosperò l’anarcosindacalismo, il quale dominò il movimento sindacale francese – e fu primattore della lotta per l’egemonia sulle organizzazioni dei lavoratori in vari altri Paesi, con un seguito e un ascendente impressionanti in Italia – tra gli ultimi decenni del XIX secolo e la Prima guerra mondiale, dopo che numerosi anarchici erano entrati nei sindacati transalpini appena si erano andati ricostituendo all’indomani della loro abolizione post-Comune di Parigi.

Una lettera inedita di Giorgio Sorel sulla guerra europea, datata 24 ottobre 1914 e proposta in prima traduzione italiana (Utopie/19 Cittadinanza europea), è introdotta da uno dei principali giornalisti italiani del Novecento, Mario Missiroli. Sorel, teorico della violenza «creatrice» finalizzata alla nascita di nuovi ordinamenti politici e alla vittoria del proletariato sulla borghesia, manifestava perplessità e perfino contrarietà rispetto alla Grande guerra, la «guerra europea» che alla fine non avrebbe fatto, a suo giudizio, da levatrice di un nuovo mondo (a dispetto di quanto pensavano moltissimi di coloro sui quali esercitò una durevole influenza culturale). Vi leggeva, concordando con Vilfredo Pareto, suo celebre corrispondente, la lotta tra «i principi conservatori e la democrazia», da cui non sarebbe tuttavia scaturito l’innesco dell’auspicata rivoluzione. Abbandonato il socialismo, Sorel si era nel frattempo avvicinato all’Action française e aveva collaborato con la pubblicazione nazionalista L’indépendance, ritirandosi dalla vita politica per dedicarsi esclusivamente a studi di filosofia allorché esplose il primo conflitto mondiale. E mostrando un interesse sempre spiccato per l’Italia, tanto da esprimere in questa epistola tutta la sua preoccupazione riguardo il rischio che la Grande guerra si traducesse de facto in una spoliazione e in una catastrofe territoriale per la «beneamata» penisola.


Consigli di Lettura

Per approfondire i contenuti dell’articolo, leggi l’ebook La grande grande_guerra_sorelguerra europea di Georges Sorel, pubblicato per Utopie, collana digitale di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Di Georges Sorel (1847-1922) si propone un raro testo apparso come opuscolo d’occasione nel 1936, ma risalente al 24 ottobre 1914.
Introdotta da Massimiliano Panarari, la La grande guerra europea presenta il teorico della violenza «creatrice», il sostenitore dell’anarcosindacalismo e del sindacalismo rivoluzionario in Francia e in Italia e il costruttore di miti rivoluzionari scaturiti da una personale ed eterodossa rilettura del marxismo pervaso dal dubbio che la guerra europea non sarebbe stata, contrariamente all’opinione di molti osservatori coevi, l’innesco palingenetico della rivoluzione, bensì…

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