Università di Denver

Dopo 15 anni di lavoro svolto a livello internazionale per la riduzione della povertà nel mondo, ci avviciniamo alla scadenza degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Mentre tiriamo le fila di quanto è stato fatto, ci prepariamo ad affrontare le prossime sfide, che saranno definite degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. International Futures, il sistema di previsione globale elaborato dal Frederick S. Pardee Center, può aiutare a studiare e prevedere lo sviluppo delle società umane nei prossimi decenni.

Il lavoro effettuato sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, fissati dalla comunità internazionale nel 2000, ha aiutato il mondo a concentrarsi sulla riduzione della povertà e più in generale sull’innalzamento del livello di benessere delle popolazioni della Terra.  La povertà globale è stata ridotta, la percentuale di persone malnutrite è scesa in modo significativo e, rispetto a qualche decennio fa, molti più bambini hanno oggi la possibilità di completare almeno il ciclo di istruzione primaria. Gli Obiettivi del Millennio hanno rappresentato dunque uno sprone efficace per indirizzare gli sforzi del mondo verso il raggiungimento di questi risultati.

Adesso che la data ultima per il raggiungimento dei traguardi prefissati sta per essere raggiunta, l’attenzione è rivolta verso una nuova serie di questioni, racchiuse negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: a partire dal settembre 2015, governi, organizzazioni internazionali e ONG saranno chiamati a tornare in campo per portare a termine le nuove sfide.

I nuovi obiettivi sono caratterizzati da due differenze fondamentali.

Innanzitutto, sono più numerosi. Diciassette, a fronte degli otto del precedente programma.  Gli scopi sono poi assai più specifici col proposito di estendere l’attenzione globale e gli sforzi in nuove aree, non contemplate dagli Obiettivi del Millennio, come la riduzione della disuguaglianza (all’interno di un Paese o tra Paesi diversi), o la costruzione di nuove infrastrutture. In questo quadro, l’attenzione alla sostenibilità – che comprende ad esempio lo sviluppo di energie rinnovabili e la protezione degli oceani – sarà sicuramente maggiore rispetto alla fase precedente. A dispetto di queste prospettive, sostanzialmente incoraggianti, qualcuno potrebbe ribattere che la presenza di un maggior numero di obiettivi potrebbe comportare rischi in termini di dissipazione degli sforzi e di quantificazione dei progressi. Ma a mio avviso, i benefici associati ai nuovi obiettivi compenseranno questa possibilità.

La seconda grossa differenza consiste nel fatto che alcuni dei nuovi Obiettivi prevedono la completa eliminazione di una serie di problemi che affliggono l’umanità. Per esempio, lo sradicamento totale della povertà estrema e della fame, o la garanzia di acqua sicura e di servizi sanitari per tutti. Di contro, gli Obiettivi del Millennio si proponevano soltanto di agire in termini di miglioramento relativo di certe situazioni rispetto alle condizioni di partenza.

Per di più, dovremo raggiungere i risultati previsti in appena 15 anni, ossia in un lasso di tempo molto breve, con il rischio di condannare alcuni Paesi al fallimento. Pensiamo allo sradicamento della povertà estrema. Per poter parlare di obiettivo raggiunto, meno del 3% della popolazione di un paese dovrebbe trovarsi in condizioni di povertà. Questa soglia, secondo le previsioni del Pardee Center, è quasi impossibile da raggiungere per i Paesi fragili e colpiti da conflitti, o per le nazioni più povere dell’Africa. In questo senso, dunque, sarebbe stato senz’altro più ragionevole che la maggior parte degli obiettivi avessero preso in considerazione le condizioni iniziali specifiche dei vari Paesi.

In ogni caso, il successo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dipenderà sostanzialmente dall’azione dei singoli individui e delle comunità in tutto il mondo. Allo stesso tempo, ovviamente, anche i governi manterranno un’importanza cruciale, nel fornire la sicurezza necessaria e nell’includere tutti i membri della società in questo sforzo collettivo: una buona governance e un rapporto di mutuo sostegno tra i cittadini e il loro governo sono essenziali. E alla base di una buona governance c’è la capacità di gestire in maniera efficiente le risorse sociali, politiche e finanziarie di cui si dispone e di utilizzarle in modo efficace.

All’Università di Denver, presso il nostro centro di ricerca, abbiamo esplorato l’importanza di tre dimensioni chiave per la realizzazione di un progresso sociale reale: la sicurezza, l’inclusione e la capacità di governare. Anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile riconoscono l’importanza di questi fattori, in particolare identificando tra i traguardi cruciali la necessità di società pacifiche e inclusive, l’accesso alla giustizia e l’efficacia di governo. Tutti elementi che, secondo le analisi del Pardee Center, se associati a politiche appropriate, possono contribuire ad accelerare il processo di miglioramento della condizione umana.

Le previsioni elaborate dal Frederick S. Pardee Center for International Futures mostrano che la qualità della governance nel mondo sta migliorando e che probabilmente questa tendenza continuerà nella maggior parte dei Paesi. Questo dato risulta incoraggiante non solo di per sé, ma anche in virtù del fatto che sviluppi positivi in termini di istruzione, salute e reddito creano il presupposto perché le popolazioni chiedano di più ai propri governi e al tempo stesso siano in grado di contribuire maggiormente al miglioramento delle società in cui vivono.

Cos’altro possiamo attenderci per il futuro?  Ovviamente non possediamo una bacchetta magica per agire su tutti i fattori che prendiamo in considerazione nella nostre analisi ma è necessario essere consapevoli che lo sradicamento della fame e della povertà, così come il raggiungimento di altri obiettivi globali, impongono uno sforzo congiunto su molti fronti.

Indicare una ricetta per il progresso non è dunque possibile, ma sicuramente la trasparenza e l’inclusione sono i presupposti insostituibili da cui dobbiamo partire. Quello che fanno i cittadini, una volta che divengono governanti, deve essere osservato e compreso a fondo da tutti i segmenti della società. Allo stesso modo, il miglioramento continuo di fattori chiave come l’istruzione e la condizione delle donne e delle minoranze sono punti importanti su cui fare leva, se davvero vogliamo agire in maniera efficace sull’innalzamento della qualità di governo e dello sviluppo umano, in un processo doveroso e possibile di rafforzamento reciproco.


Approfondimenti

Clicca sull’icona in basso e guarda l’Intervento che il Professor Barry B. Huges ha tenuto nell’ambito del Terzo Colloquio Internazinale di Laboratorio Expo, presso l’Università degli Studi di Milano:

video_huges

Per approfondire le tematiche affrontate da Barry B. Huges visita la nuova sezione multimediale dedicata al Terzo Colloquio Internazionale di Laboratorio Expo. Raggiungi Il Diario del Terzo Colloquio cliccando QUI.


Barry B. Hughes – Biografia 

Barry B. Hughes è professore presso la Josef Korbel School of International Studies, Università di Denver. È  direttore del Pardee Center for International Futures, un istituto che si occupa di pensiero sistemico a lungo termine su questioni politiche, economiche, sociali e ambientali. Ha speso gran parte della sua carriera nello sviluppo di un modello di valutazione integrata globale chiamato International Futures. Il modello è stato utilizzato da governi e organizzazioni internazionali, tra cui la Commissione europea, il National Intelligence Council, lo United States Institute of Peace e il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite.

 

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