Con l’introduzione di Maurizio Ferrera
Con il testo di Bea Cantillon
La missione principale dello stato sociale è migliorare le condizioni di vita dei più vulnerabili della società. Quanto successo hanno avuto i ricchi stati sociali nel perseguire questo obiettivo? Avrebbero potuto fare meglio?
Da molti decenni lo stato sociale non riesce a ridurre la povertà, in Italia così come negli altri Stati occidentali. E non è solo legato al fallimento della politica. C’è di più.
Il contemporaneo aumento della povertà, dell’occupazione e della spesa sociale segnala una crisi sistemica dello stato sociale: è diventato sempre più difficile garantire redditi dignitosi per tutti e tutte, mantenendo sufficienti incentivi all’occupazione senza fare maggiori sforzi in termini di entità e progressività della spesa sociale.
Per gestire al meglio il cambiamento climatico, la digitalizzazione e l’invecchiamento della popolazione è quindi necessario un nuovo contratto sociale. Tale contratto sociale dovrebbe basarsi sui risultati conseguiti dallo stato sociale del dopoguerra, ma deve offrire maggiore sicurezza: fissando un reddito minimo, ampliando il repertorio del lavoro, includendo le tasse sulla ricchezza e sulle emissioni di carbonio nel processo di ridistribuzione e intensificando la cooperazione in ambito europeo e mondiale.