Con le attività promosse nell’ambito della Linea di Ricerca sull’Innovazione politica la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli vuole proporsi come un luogo in cui affrontare a diversi livelli e con interlocutori differenti, i temi caldi della politica e dei mutamenti cui sono soggette le forme della democrazia nella nostra epoca.
La linea di ricerca indaga le tematiche connesse alle nuove forme di rappresentanza, ai nuovi fenomeni populisti e al nuovo ruolo rivestito dalla comunicazione politica nell’orientamento dell’opinione pubblica.
Responsabile scientifico del progetto è la professoressa Nadia Urbinati, titolare della cattedra di Scienze Politiche alla Columbia University e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (clicca sull’immagine e leggi il suo articolo Democrazia prima di tutto!, pubblicato per ViaRomagnosi, la rivista di cultura sociale di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli).
A distanza di più di venti anni dal crollo del Muro di Berlino e, relativamente al nostro paese, dei partiti su cui si era articolata la dialettica politica nei primi decenni di storia democratica, l’Italia resta ancora in una fase di radicale mutazione.
Tra il 1945 e il 1992 (tra la fine del secondo conflitto mondiale e tangentopoli) la rappresentanza e la partecipazione alla cosa pubblica sono state mediate da forze politiche (i partiti) e sociali (sindacati, associazioni, etc…), alcune delle quali molto radicate nella società (clicca sull’immagine a lato e leggi l’articolo Il peccato originale della Democrazia italiana di Antonio Funicello, pubblicato per ViaRomagnosi, la rivista di cultura sociale di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli).
Tali formazioni sono state portatrici di interessi e rappresentative di ideologie che, pur confliggenti tra loro, co-operavano nel lavoro di filtraggio e incanalamento delle preferenze e delle istanze sociali.
Grazie alla rete di corpi intermedi che innervava il sistema politico italiano, l’opinione pubblica era rappresentativa di molti interessi e capace di esercitare una costante vigilanza sulle istituzioni e i partiti politici. Infine, la partecipazione alla deliberazione larga sulle questioni pubbliche tramite i corpi intermedi svolgeva la funzione di preparare e reclutare personale politico e amministrativo e, specie nei primi anni della Repubblica, ha svolto anche la funzione di alfabetizzare al discorso pubblico le classi popolari. Per un insieme complesso di motivi, nazionali e internazionali, quell’assetto è entrato in crisi e si è sgretolato (per approfondire tali tematiche, clicca sul video e guarda l’intervista a Nadia Urbinati).
La crisi economica, con le sue ricadute sociali da un lato, e l’incapacità della politica di trovare un nuovo assetto e nuovi strumenti per favorire una partecipazione alla vita pubblica e una legittimazione ampia del proprio operato dall’altro, generano una situazione di caduta di legittimità delle istituzioni democratiche, la disaffezione dei molti dalla partecipazione politica ed elettorale. Ovunque in Europa si assiste a una crisi di legittimazione del sistema politico, a una crisi dei partiti tradizionali che non si limita al grado di consenso che questi riescono a intercettare durante le elezioni, ma che investe il loro stesso ruolo di corpi intermedi, la loro capacità di mettere in moto partecipazione, riflessioni collettive, progettualità che abbiano il fiato lungo per affrontare le molte sfide della contemporaneità. Ovunque in Europa si assiste alla fuga nell’astensione o a un montare di fenomeni populisti e nazionalisti che, per quanto diversificati tra loro, hanno una matrice comune.
A completamento di quanto detto, ecco una videointervista rilasciata da Yves Mény nella sede di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli:
L’affermarsi di formazioni e fenomeni populisti in Europa costituirà il tema dell’incontro pubblico dal titolo L’Europa tra populismi di lotta e populismi di governo, che si terrà il prossimo 10 giugno presso la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a partire dalle ore 18:00.