Prefazione di Pietro Bartolo
Dai lager libici alle mura di Ceuta e Melilla, dai tunnel di Calais fino ai campi in Bosnia, le persone in movimento vengono respinte alle frontiere, trattenute in isole-prigione, risucchiate sul fondo del mare fino a diventare corpi senza identità.
La questione migratoria viene brandita come arma di propaganda e affrontata come un’emergenza: una reazione paradossale, se pensiamo che il fenomeno della mobilità è legato a doppio filo alla storia dell’umanità.
Ridurre le migrazioni a un problema di sicurezza non consente di cogliere l’orizzonte di opportunità che possono schiudere in termini di sviluppo locale sostenibile, cooperazione internazionale, crescita economica.
Muovendo da una riflessione sullo spazio europeo come spazio politico da sempre imparentato all’idea di movimento, Caterina Di Fazio ci conduce al cuore della questione migratoria, dalle contraddizioni legate alle politiche di esternalizzazione delle frontiere alle contro-narrazioni capaci di rilanciare i princìpi di solidarietà e responsabilità condivisa.
Acqua significa navigazione, viaggio, orizzonte. È un elemento vitale che tuttavia negli ultimi decenni rimanda all’estenuante attesa, agli approdi mancati, alle vite sommerse. È importante raccontare tanto ciò che avviene in mare, al momento del salvataggio o del naufragio, quanto quel che succede il giorno dopo, una volta che faticosamente si è approdati.
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Prezzo di copertina: € 16,00
L’autrice
Caterina Di Fazio, dottoressa di ricerca in filosofia alla Sorbona, ricercatrice post-dottorato presso l’Università di Maastricht, e visiting scholar a Oxford, SNS e Columbia, si è occupata di spazio politico europeo e rotte migratorie. Anima il dibattito sui beni pubblici europei e i diritti dei migranti attraverso la piattaforma Agora Europa, di cui è co-fondatrice insieme a Nadia Urbinati e Etienne Balibar.