“I myself must admit that, at the beginning, I greeted the foundation of the Party School with great distrust […] Through continuous contact with the Party students in the school itself, I have come to value the new institute, and I can say with complete conviction: I have the feeling that we have created something new whose effect we cannot yet fully evaluate, but we have created something valuable which will be useful and bring victories to the Party.”[i]
Accanto agli aspetti biografici e teorici più noti, è importante altresì ricordare che Luxemburg è stata, fra il 1907 e il 1914, docente di economia politica e storia economica in una delle prime scuole di partito su scala nazionale mai organizzate[ii]. Nel fumetto a lei dedicato[iii], tra gli alunni della Luxemburg compare un “ripetente” eminente come lo stesso Friedrich Ebert, e nelle vignette che la ritraggono alla lavagna Rosa è impegnata ad interrogare – in primis se stessa – su temi quali la globalizzazione come vettore di accumulazione capitalistica o su che genere di socialisti far crescere.
Questo passaggio nella vita della Luxemburg è tanto più interessante se si accosta la sua attività presso quest’organo di studio rigoroso all’interno di quello che allora era il maggiore partito socialista europeo, con l’accento teorico che la rivoluzionaria poneva sullo spontaneismo delle masse e la genuinità del movimento, spesso apertamente contrapposta e preferita alla “burocrazia” del partito. Infatti, la creazione della scuola di partito nel 1906 rispondeva ad una più generale esigenza di potenziamento di organico e di irreggimentazione organizzativa che passava per una maggior rigore nell’educazione dei militanti e dei giovani, passando dal sistema degli oratori ambulanti a modalità di istruzione più strutturate.[iv]
Fra i primi insegnanti convenuti alla Scuola di Berlino, personalità quali l’astronomo Anton Pannekoek[v], il fine della sua creazione era chiaro. Infatti, durante il precedente periodo delle leggi antisocialiste, l’organizzazione era ancora numericamente esigua e coloro che vi si avvicinavano erano per lo più dotati di un buon bagaglio culturale, dedicandosi a tempo pieno all’approfondimento teorico. Con la revoca delle leggi che bandivano la loro attività, una nuova ondata di fermento crebbe in qualità e quantità; tutte le forze venivano concentrate quindi in mansioni pratiche e organizzative non lasciando molto tempo allo studio. Tuttavia, si evidenziò presto la necessità della teoria, poiché senza un’accurata preparazione analitica anche le direttive di organizzazione sul campo rischiavano di essere scorrette, indebolendone l’efficacia.
Ogni anno 30 membri del partito da tutto il territorio venivano dunque selezionati per partecipare al semestre di formazione, il partito provvedeva al loro mantenimento e a quello delle loro famiglie. Alcuni di loro venivano successivamente cooptati nella struttura burocratica ma altri tornavano alle loro occupazioni locali dotati di maggiori strumenti e capacità teorica per l’attività di agitazione e divulgazione.
L’adesione della Luxemburg al progetto della Scuola non è priva di dubbi e interrogativi, larga parte dei quali insistono sul legame fra formazione delle leadership e mobilitazione delle masse: Rosa si interroga sulle modalità migliori per far crescere l’organizzazione, non limitandosi a salutarne l’ampliamento con entusiasmo[vi]. Secondo Rosa, il senso della crescita del partito deve essere diretto alla mobilitazione delle masse e non alla costruzione di strutture autoreferenziali. Così ella trova proprio nel suo ruolo di insegnante le ragioni fondanti dell’impegno per il Partito verso cui era così spesso critica. Sembra importante insistere in particolare su due caratteristiche del suo insegnamento: lo stimolo che in quella sede le viene (e vicendevolmente porta agli studenti) al ripensamento dell’economia politica fin dalle basi epistemologiche della disciplina, e la messa in pratica in quella sede della sua idea che la tensione rivoluzionaria si accompagni ad un’accresciuta curiosità intellettuale su vasta scala.
Rosi Wolfstein[vii], alunna della Luxemburg e sua compagna di battaglie politiche successive, racconta della continua tensione che la professoressa viveva fra il tentativo di creare dei militanti “per la causa” e quella ad un insegnamento sempre teso a formare innanzitutto spiriti critici. Lo faceva attraverso il metodo socratico, ponendo in continuazione interrogativi radicali: “Qu’est-ce que l’économie politique? […] L’économie mondiale. L’économie politique est-elle la théorie de l’économie mondiale? Y a-t-il toujours eu une économie mondiale? […]”[viii]
L’esercizio del dubbio non era infatti solo un metodo di insegnamento ma una prassi dedicata a tutta la disciplina economica ad oggetto. Durante il periodo di servizio alla Scuola, la Luxemburg comincia un manoscritto di introduzione all’economia politica, interrotto nella stesura dai periodi trascorsi in carcere e pubblicato incompiuto.[ix] Un’impostazione di straordinaria modernità se si considera che ancora oggi l’economia politica è una disciplina dal carattere epistemologico incerto e soggetta a continui dibattiti ideologici. Luxemburg sembra già mettere a fuoco la necessità di strappare l’economia al solo regno dei “tecnici”:
“[..] The simple worker, who has only a rather vague idea of what political economy teaches, will ascribe his lack of understanding to his own inadequate general education. Yet, in some respects, he shares his misfortune here with many learned doctors and professors, who write thick volumes about political economy and deliver lectures to young people studying at the universities. Incredible as it sounds, the fact is that most specialists in political economy themselves have a very confused notion as to what the real object of their specialism is.[x]
Il rimbrotto finale nei confronti degli specialisti sembra quasi un’anticipazione dell’idea che sarà di Karl Polanyi sulla necessità di ancorare l’economia alle attività collettive, ciò che lo studioso polacco chiamerà “embeddedness”, e non lasciare che si “autonomizzi” dalla società e dunque dalla politica.
Infatti – e qui si perviene al secondo tratto caratteristico dell’attività della Luxemburg alla Scuola – proprio come l’economia e la sua disciplina si ancorano nella culturale e nel vissuto sociale e su questi hanno ripercussioni, l’attività da insegnante permette a Rosa di tenere in tensione dialettica la sfera della teoria e della prassi grazie al continuo contatto con lavoratori provenienti da ogni parte della Germania che in quella sede ricevevano e raffinavano la propria politicizzazione, come in una rappresentanza in miniatura di quella dinamica più ampia che le rivoluzioni socialiste avrebbero portato alle masse tutte. L’impegno della Luxemburg era innanzitutto volto a coltivare negli alunni l’aspirazione “non solo al pane ma anche alle rose”, ricordando che le condizioni materiali spesso abbrutenti dei lavoratori possono essere modificate innanzitutto dalla nobilitazione dell’animo nello studio e nell’esercizio della critica:
Les élèves de Rosa Luxemburg venaient tout droit des usines, des ateliers, des bureaux; c’étaient des adultes sans aucune habitude de l’activité intellectuelle, ils avaient grandi dans l’atmosphère générale de l’hypocrisie et de la stupidité allemandes […]. Comme partout où s’exerçait son activité, là aussi, elle visait au plus haut, elle visait aux étoiles. Et là aussi, elle a atteint le but fixé, elle a été à la hauteur de la tâche ! A sa gloire et à son mérite incontesté de théoricienne, d’oratrice et d’écrivain, il faut ajouter ceux d’éducatrice de tout premier rang.”[xi]
Proprio come ha continuato a fare lei stessa, sempre incarnando il ruolo di scolara contemporaneamente a quello di insegnante, Luxemburg concepisce il compito della scuola in modo non enciclopedico: “From beginning to end, we have tried hard to make it clear to them that they possess no finished knowledge, that they still must learn more, that they must study and learn for the rest of their lives”[xii]. Paul Frölich[xiii] racconta che Rosa si dedicava con passione alle giovani generazioni e ai suoi alunni cercando sempre di trasmettere i fondamenti di una conoscenza che potesse svilupparsi in futuro in modo autonomo. Così si risolveva la tensione fra organizzazione e movimento, fra spontaneismo e strategia, fra aspirazione rivoluzionaria e attività quotidiana[xiv]. L’attività di insegnante di Rosa non è dunque secondaria rispetto agli obiettivi di egemonia culturale socialista, seppur, a detta di molti, il migliore insegnamento sia proprio la sua biografia. Come ebbe lei stessa a sostenere difendendo le attività della Scuola di Berlino: “For us, as a fighting party, the history of socialism is the school of life. We always derive new stimulation from it”.
Di seguito i frontespizi e copertine di alcune opere di Rosa Luxemburg tratte dal patrimonio di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli:
Rosa Luxemburg and her pupils – SPD Party School, Berlin (1907): Rosa Luxemburg ( standing left), Wilhelm Pieck (seated to right of Luxemburg) and Friedrich Ebert (seated at back, second from right)
[i] Luxemburg, R., (1951), Ausgewählte Reden und Schriften, II (Berlin: Dietz Verlag), pp. 311–14 // Online version: “The Party School”, Speech to the Nuremberg Congress of the German Social Democratic Party, https://www.marxists.org/archive/luxemburg/1908/09/14.htm consultato 09.01.19
[ii] Jacobs, N., (1978), The German Social Democratic Party School in Berlin, 1906-1914, History Workshop, No. 5 (Spring), pp. 179-187
[iii] Evans, K., (2015), RED ROSA, Verso, London.
[iv] Nettl, P., (1965), The German Social Democratic Party 1890-1914 as a Political Model, Past & Present, No. 30 (April), pp. 65-95
[v] Su Anton Pannekoek: The International Socialist Review, new York, Vol. VIII, No. 6 (December 1907), pp. 820-824 https://www.marxists.org/archive/pannekoe/1907/social-democrat.htm consultato il 09.01.19
[vi] Nettl, P., (1965), op. cit.
[vii] Wolfstein, R., (1920), Rosa Luxemburg ais Lehrerin, in Die Junge Garde, 10
[viii] Wolfstein, R. (1920), op. cit.
[ix] Luxemburg, R., (1925), Introduction to Political Economy “This document has a complicated history. In Rosa Luxemburg Speaks, which collects sections 1.1, 1.5, and 1.6 as “What Is Economics?”, editor Mary-Alice Waters writes that Rosa Luxemburg began lecturing on economics at the SPD party school in 1907. At this point she started on a manuscript for a comprehensive introduction to economics, but broke off work in 1912 (to work on the book The Accumulation of Capital, according to Hudis). While imprisoned during World War I she returned to this manuscript, but was not able to finish it before she was murdered by counter-revolutionaries in 1919. Parts of the manuscript may have been lost when her apartment was ransacked by these counter-revolutionaries. Paul Levi then worked to edit what was left of the manuscript and published it in 1925. This version of Introduction to Political Economy comes from the Complete Works of Rosa Luxemburg, Volume 1, edited by Peter Hudis, but omits the copious detailed notes and numbers chapters strictly sequentially (rather than using Luxemburg’s original numbering, which, owing to the text’s unfinished state, numbered the chapters chapters 1, 3, 4, 3, 4, 7).” https://tilde.town/~xat/rt/pdf/luxemburg_1925_political_economy.pdf consultato 09.01.19
[x] Luxemburg, R., (1925), op. cit.
[xi] Wolfstein, R., (1920), op. cit.
[xii] Luxemburg, R., (1908), “The Party School”
[xiii] Frölich, P., (1939), Rosa Luxemburg: Gedanke und Tat, Éditions Nouvelles Internationales, Paris
[xiv] Killet, J., (2018), Rosa Luxemburg’s Advice to the Socialist Movement https://www.rosalux.de/en/publication/id/39768/rosa-luxemburgs-advice-to-the-socialist-movement-1/ consultato il 09.01.19