Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Estratto dall’introduzione al catalogo ‘900, la Stagione dei Diritti. Il libro raccoglie i saggi di autori diversi, fra cui Donald SasoonSara TroglioGabriele della MorteMarcello FloresStefano NesporMarcia Tolomelli. Un approfondimento – storico e politico – delle diverse categorie, tipologie, generazioni di diritti – da quelli civili a quelli sociali, da quelli comunitari a quelli delle minoranze, fino ai nuovi diritti, come quello all’informazione e alla tutela dell’ambiente. 


Le trasformazioni economiche, sociali, politiche e culturali in corso nella nostra società e nel sistema democratico interrogano le basi stesse su cui si fonda il patto di cittadinanza.

A partire da questo contesto, la mostra ‘900 la stagione dei diritti. Quando la piazza faceva la storia invita a riflettere su almeno tre piani.

Il primo ci spinge a non dare per scontati i diritti di cui oggi godiamo e a indagare la loro origine. Il loro ottenimento è stato il frutto di lotte e sacrifici da parte di uomini e donne che spesso si sono giocati tutto quello che avevano per conquistare condizioni di vita migliori e una maggiore giustizia. La loro storia ci parla di gruppi sociali tenuti ai margini o ignorati, considerati “oggetto” dell’iniziativa altrui e non “soggetti” attivi, legittimamente portatori di istanze, aspettative e rivendicazioni. La loro azione ha prodotto un allargamento dello spazio di cittadinanza. Quali sono le condizioni che hanno determinato le grandi conquiste del Novecento? In quale clima culturale si sono sprigionati i movimenti sociali e rivendicativi? Queste sono alcune delle domande che vogliamo porci, mentre guardiamo al nostro passato recente e alle sue eredità.

Il secondo livello di lettura invita a riflettere sul fatto che il processo di acquisizione dei diritti individuali e collettivi non è stato lineare. Ha dovuto affrontare battute d’arresto e ripiegamenti comportando un continuo braccio di ferro tra interessi e forze contrapposti.

Infine, vuole sottolineare come, proprio alla luce di questi insegnamenti del passato, i diritti non possano mai essere considerati definitivi. Richiedono, al contrario, uno sforzo continuo di difesa, ridefinizione e impegno collettivo.

Il percorso narrativo si snoda attorno a tante piazze diverse (cronologicamente e geograficamente) dove la battaglia per i diritti si è svolta o dove la loro violazione è stata consumata. I diritti e le forze storiche che hanno agito nelle piazze e nelle strade rappresentate nell’esposizione sono una selezione tra le tante possibili. Ne siamo coscienti. Siamo coscienti al tempo stesso che questa selezione possa suggerire ed evocare temi e problemi che hanno caratterizzato altri movimenti, che hanno coinvolto altri soggetti. Da queste piazze e da queste limitate esperienze si cercherà di mostrare come nasce più in generale la sensibilità per nuovi diritti o per l’allargamento di quelli già noti, quali strumenti di mobilitazione possono condurre alla loro concretizzazione, chi sono gli attori sociali che ne beneficiano e quali i piccoli gruppi d’avanguardia che danno vita a un dinamismo virtuoso tra diffusione culturale, capacità organizzative, strategie politiche e di comunicazione capaci di rompere una tradizione consolidata e apparentemente immodificabile. La piazza, al pari del palazzo, nel Novecento ha rappresentato il luogo fisico entro cui la dialettica politica si è strutturata, in un rimando continuo di ridefinizioni e modifiche, il palcoscenico privilegiato su cui i “soggetti” esclusi hanno lottato per poter divenire protagonisti.

Con la consapevolezza che le piazze e i momenti di mobilitazione non sono caratterizzati necessariamente da istanze di progresso o inclusive. Vi sono state nel passato e vi sono ancora piazze e mobilitazioni che puntano a dividere, che invitano a stigmatizzare gli “altri” e che producono forme vecchie e nuove di discriminazione. Anche queste realtà compongono l’arduo percorso che deve affrontare chi vuole impegnarsi per modelli di convivenza più giusti e inclusivi.

I diversi momenti che compongono la mostra vogliono sottolineare che la questione dei diritti non può essere derubricata a una disputa giuridica e normativa. I diritti e i patti fondamentali che li garantiscono, come la nostra Carta Costituzionale, sono il frutto di un processo concreto fatto di presa di coscienza, di sacrifici, del coraggio di mettersi in gioco e di pagare in prima persona, spesso nel corso di lotte sanguinose, per spostare verso equilibri più avanzati la convivenza civile.  Rappresentano la necessità di porre limiti all’autorità del potere per tutelare i cittadini e di circoscrivere la tendenza delle maggioranze ad agire senza tener conto delle minoranze o a loro discapito, all’insegna di una continua lotta per il riconoscimento.

 

Il racconto che ne scaturisce non è volutamente cronologico né lineare, come non fu – e non è – lineare la marcia per l’acquisizione e il mantenimento dei diritti umani, continuamente ridisegnata su strappi e fratture in cui costantemente tornano a definirsi contenuti, alleati, sintonie e conflitti. Una sequenza di esigenze e azioni a cui ispirarsi, nel bene e nel male, tra luci e ombre, ripercorrendo vittorie e sconfitte, per porre nel giusto contesto e guardare con maggior consapevolezza ciò che avviene sotto i nostri occhi e le sfide che possono determinare il futuro di tutti noi.

La storia dei diritti e delle sue battaglie non è solo, né prevalentemente, un racconto progressivo nel tempo, ma una storia di conflitti in cui spesso si scrivono e si riscrivono, i contenuti e la fisionomia stessa di ciò che viene considerato e valutato come diritto.

In questo momento di incertezza, occorre riscoprire la lunga strada percorsa, rintracciando le lotte che hanno portato all’affermazione dei diritti che compongono il nostro quotidiano e che definiscono gli spazi della nostra partecipazione nella società come cittadini, per provare a immaginare forme di impegno e partecipazione.

 

Condividi
La Fondazione ti consiglia
pagina 48617\