Il divario tra cittadini e istituzioni non può diventare la scusa per scartare il partito come una forma superflua e artificiale. La democrazia rappresentativa è dei partiti, non solo perché rappresentano e organizzano istanze, ma sopratutto perché originano disaccordo politico, nuove forme di mobilitazione e istanze di conflittualità. Riconoscere il lavoro dei partiti, e la loro funzione genetica – ci ricorda Robert Michels ne La Sociologia del partito politico – non significa arrendersi a una forma di democrazia imperfetta, ma accettare il carattere conflittuale e pluralista dei regimi democratici rappresentativi.
Qualsiasi organizzazione di partito rappresenta una potente oligarchia poggiante su basi democratiche. Ovunque si trovano elettori ed eletti. Ma ovunque si riscontra anche un quasi illimitato potere dei capi eletti sulle masse elettrici. La struttura oligarchica dell’edificio ne soffoca il principio fondamentale democratico.
Ciò che è opprime ciò che dovrebbe essere. Senonché la sostanziale differenza, che intercede fra la realtà e l’ideale, è ancora, per le masse, un mistero. I socialisti credono spesso, in ottima fede, che una nuova élite di uomini politici manterrebbe le sue promesse meglio dei loro predecessori.
L’idea della rappresentanza degli interessi popolari, a cui la grande maggioranza dei democratici, specialmente le vaste masse operaie nei paesi di lingua tedesca, continuano ancora ad aggrapparsi con tanta tenacia e tanta sincera fiducia, è un’illusione provocata da un falso effetto di luce, da un effetto di miraggio.
Come il brav’ commandant Bravida, di cui ci narra Alphonse Daudet in una delle più deliziose pagine della sua analisi della moderna donquichotterie, che, non essendo mai uscito di Tarascona, giunge a poco a poco, per via di autosuggestione, determinata in lui dal cocente sole meridionale, ad immaginarsi di essere stato a Schanghai e di avere colà avuto ogni sorta di eroiche avventure, così il proletario moderno non può subire l’influsso continuo, che su di lui esercita l’eloquenza di individui intellettualmente a lui superiori ed abili parlatori, senza che si formi nel suo cervello la fissazione, che gli basti accorrere alle urne ed affidare la sua causa economico-sociale ad un patrocinatore, per partecipare anch’esso al potere
Robert Michels, La Sociologia del partito politico
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