Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Milano ospita un’ampia rete di realtà associative indipendenti, presenti e attive sul territorio con il ruolo di centri di ricerca e di produzione di attività culturali. Attente ai linguaggi, a modalità espressive innovative e alle problematiche dell’arte, queste realtà funzionano spesso da collettori di raccolta di prodotti inediti e di nuove tendenze, riuscendo anche ad offrire spunti di riflessione e  materiali di interesse per le stesse istituzioni e gallerie più affermate.

SPRINT 2013

Attive grazie a principi di totale autonomia e mosse da metodi di lavoro e obiettivi diversi e da scelte alternative ai percorsi più diffusi, esse sembrano operare, da una parte, nel segno di una stretta relazione con il territorio, dall’altra attraverso l’inserimento in un network di relazioni internazionali. Tale rete consente la mappatura e la ricerca di prodotti innovativi e il coinvolgimento di proposte di alto livello qualitativo che contribuiscono a vivacizzare il panorama culturale milanese.

Alcune di queste associazioni prescindono dall’esistenza di una sede fisica, altre invece sono dotate anche di un proprio spazio espositivo. In entrambi i casi esse strutturano il proprio lavoro a partire da opere ed installazioni di artisti selezionati, da un calendario di eventi composto da concerti, piccole fiere, performance, progetti di residenza, facendo emergere l’energia costante che le caratterizza, la contaminazione tra prodotti ibridi, ricerche e sperimentazioni ma anche coinvolgimento e accompagnamento del fruitore.

O’ – fino al 2008 O’artoteca – fa parte di quelle associazioni dotate di uno spazio espositivo. Un’organizzazione non profit per la promozione delle ricerche artistiche, fondata nel maggio 2001, e localizzata in Isola, dietro il nuovo Bosco Verticale ma ancora in quella dimensione di quartiere storico e popolare che, agli inizio degli anni 2000, si caratterizzava per un certo fermento culturale e la nascita di diverse realtà  con l’obiettivo di valorizzare la zona e di cercare un punto di equilibrio tra memoria e innovazione, tra passato e futuro.

Con una discrezione curiosa, quasi inconsueta, la produzione di O’ si articola intorno ad un ex spazio industriale di circa 300 metri quadrati, in cui vengono sviluppati incontri e seminari, progetti espositivi, performance, proiezioni, concerti, lecture, e laboratori. Un ricco palinsesto di attività che ruota intorno all’arte contemporanea nelle sue forme più svariate, negli approcci più radicali e alternativi ma comunque a un’arte libera, indipendente, aperta e sperimentale, in cui la riflessione di dibattito politico e sociale sia incidentale al tipo di proposta.

O’ nasce quasi per caso, grazie ad un sodalizio, che sembra essere perfetto, tra gli interessi, la curiosità e le possibilità economico-progettuali dei due soci fondatori e la disponibilità di uno spazio in una posizione strategica per la possibilità di fare rete con altre associazioni.

L’ipotesi iniziale di farne un luogo dedicato principalmente alla fotografia viene presto corredata da una serie di altre progettualità attivate da una rete di collaborazioni, autori, curatori e artisti che contribuiscono a strutturarne una proposta più trasversale e immediatamente più caratterizzante e riconoscibile. L’organizzazione nasce, dunque, con una forma orizzontale, senza strutture gerarchiche e senza intermediari e separazione tra artisti, curatori e pubblico ma, al contrario, con un accesso immediato e un confronto diretto. Un luogo che ha fatto dell’accoglienza, della contaminazione e della permanenza i suoi punti di forza.

Negli anni, O’ è stata in grado di generare attorno a sé una piccola comunità, “una specie di serbatoio di risorse umane”, una rete che ha dato origine a molti dei progetti che per questo spazio sono stati realizzati. Sì perché uno degli obiettivi principali è quello di essere, prima di tutto, un luogo per gli artisti, nel quale essi possano sperimentare e misurarsi con il proprio lavoro attraverso dei progetti site specific, realizzati ad hoc non solo per questo spazio ma anche per lo spirito di questa associazione, e che nascono anche come l’esito di rapporti, frequentazioni e relazioni vissute e protratte nel tempo.

È in questa direzione, come risposta all’attivazione del network tra artisti e curatori internazionali e coerentemente al proprio carattere sperimentale, che O’ ha inaugurato, nella primavera del 2006 e fino al 2012, O’A.I.R. Programma Internazionale di Residenza per Artisti e Teorici, un contenitore di esperienze, di relazioni e dialogo dove vengono messi a disposizione spazio, tempo e risorse per sostenere tutto il processo e l’elaborazione creativa che portano poi al prodotto, sia esso una performance musicale, un’installazione video, o l’esposizione di alcuni materiali. Il programma – ora meno frequente – prevede tre appuntamenti per stagione, ciascuno dei quali ospita da due a quattro artisti e un curatore, provenienti da esperienze e approcci diversi, selezionati su invito e attraverso un bando di partecipazione a partire dalla scena sperimentale internazionale. Durante la permanenza a Milano, che varia da un minimo di una settimana fino a un massimo di due mesi, vengono messi in discussione progetti e processi, attivati confronti e ricerche, aperte al pubblico durante la presentazione da O’ al termine di ogni programma.

Un altro appuntamento di fondamentale rilevanza all’interno della programmazione di O’ è SPRINT, il salone dell’editoria indipendente organizzato ogni anno dal 2013, che espone libri e opere d’artista di numerosi espositori italiani e internazionali, con molte novità editoriali, free press appena nate, riviste, storiche collezioni e progetti futuristici, performance video, reading e momenti di discussione. Curato interamente da O’, esso si propone certamente come un modo per conoscere l’editoria più di nicchia, legata in particolare al mondo dell’arte e della grafica, ma anche e soprattutto come un’occasione per andare alla scoperta delle realtà creative ed artistiche del quartiere Isola poiché il salone si dirama all’interno di altri spazi della zona seguendo il modello di una fiera diffusa.

Questa contaminazione con altre realtà è possibile grazie alle numerose sinergie che, dagli dagli anni duemila, si sono attivate in questo territorio nel momento in cui il progetto della città della moda a Garibaldi sembrava compromettere l’identità storica e la dimensione relazionale e sociale di questa porzione urbana. Un esempio di attivazione e cooperazione, tra tutti, è il progetto “La strada rovescia la città”, nel 2001. Tre giorni di eventi, esposizioni, manifestazioni, concerti e molto altro che, attraverso il coordinamento dell’associazione Cantieri Isola, hanno coinvolto tutte le associazioni e le location del quartiere, fossero esse privati o pubbliche, in una sorta di open studios versione milanese, rovesciando appunto il quartiere sulla strada.

L’attenzione di O’ nei confronti dell’editoria si manifesta anche grazie all’insediamento nel 2012 di un bookshop al piano terra dello spazio, con un focus particolare sull’editoria d’artista e indipendente, su progetti di ricerca legati al suono e alle installazioni video e cinematografiche sperimentali. Uno spazio fisso, la cui offerta molto spesso consente l’approfondimento dei temi e dei contenuti che vengono presentati nel resto dello spazio in forma progettuale, espositiva o performativa.

La contaminazione tra editoria, arte e musica è stata favorita, inoltre, anche dall’insediamento di SoundOhm, un distributore di musica sperimentale internazionale la cui vicinanza ha dato origine a nuovi spunti, nuove opportunità e nuovi contenuti legati al suono e alla ricerca musicale d’avanguardia. Nella stessa direzione vanno anche le numerose collaborazioni che sono state attivate con altre organizzazioni, festival musicali, università d’arte, istituti culturali o altri spazi di ricerca e sperimentazione sia italiani che stranieri.

Per garantire il proprio carattere sperimentale e innovativo, O’ non gode di alcun tipo di sostegno pubblico ed è completamente autofinanziata, basata sul supporto individuale di chi ne condivide lo spirito, su delle barriere all’ingresso pressoché nulle – che prevedono una donazione molto bassa solo per i concerti – e sulla possibilità molto saltuaria e casuale di affittare esternamente lo spazio come location, utilizzando il brand viapastrengo per evitare ogni tipo di relazione con l’attività dell’associazione.

Questo tipo di sostenibilità ha certamente portato a un alternarsi di fasi più o meno redditizie, ma ha, allo stesso tempo, imposto una costante necessità di autodefinizione, di ripensamento della propria identità e di aggiornamento dei propri obiettivi a seconda del momento in corso. Questo è esattamente ciò che è successo nel 2013 quando l’associazione, in concomitanza dello scadere del contratto d’affitto, ha attivato una campagna di crowdfunding – O’ Rescue Program – assistendo ad una mobilitazione generale della comunità che vi gravita attorno per raccogliere il necessario, riscattare il contratto d’affitto e consentirle di proseguire la propria attività.

Ilaria Giuliani
Ricercatrice dell’area Futuro del lavoro – Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Che Fare

26/05/2017

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