“In Gran Bretagna esiste un Ministero delle Colonie. Questa struttura, creato alla fine dell’800 e che governava ¾ del pianeta, aveva 1000 dipendenti. Via via che la Gran Bretagna perdeva colonie, il numero di dipendenti del ministero aumentava sempre di più. Oggi esiste ancora e ha il massimo di dipendenti di sempre. Cosa vuol dire? Che la burocrazia tende ad autoriprodursi. È proprio uno dei problemi insisti nelle organizzazioni gerarchiche, ineliminabile” spiega Stefano Mancuso, botanico, accademico e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, tra gli ospiti del ciclo Cinque Lezioni di complessità.

E continua “Le organizzazioni umane sono un unicum: in natura non esistono organizzazioni simili a quelle che l’uomo ha immaginato per sé. È per questo che sono così fragili e inefficienti. Sono costruite sul modello che descrive l’uomo stesso: una gerarchia, una piramide, in cui si ha un capo, la testa che governa i vari organi.


Qual è allora l’alternativa?


Le organizzazioni non animali. Prendiamo le organizzazioni vegetali che nella storia dell’evoluzione hanno già dimostrato la loro straordinaria efficienza. Perché noi organizzazioni animali, tutte insieme, rappresentiamo lo 0,3% della biomassa, mentre le piante rappresentano l’85%. Possiamo pensare di essere i padroni di questo pianeta, ma siamo assolutamente irrilevanti.


Come è l’organizzazione delle piante?


È un’organizzazione estremamente più robusta, distribuita, diffusa, decentralizzata. Perché le piante non fanno affidamento sul movimento e anzi, si sono evolute per essere predate, mangiate. Se asporti il 90% del corpo di una pianta, essa continua a vivere.

Se c’è un problema, trova, in modo creativo, una soluzione alla radice stessa del problema. Un’organizzazione centralizzata, come la Toyota, che ha milioni di dipendenti in giro per il mondo, se ha un problema in una fabbrica in Polonia, dove prende la decisione su come gestirla? Nel consiglio di amministrazione a Tokyo, costituito da poche persone, che non avranno mai la conoscenza del problema che invece c’è localmente, ovvero nella fabbrica della Polonia. E poi c’è un’altra questione più numerica. Non ci saranno mai una decina di persone che avranno una capacità maggiore di quella di 10 milioni di persone di trovare una soluzione.


Quali sono le organizzazioni naturali?

 

Tutte. In natura vi è una legge che vale come la gravitazione universale secondo la quale in qualunque organizzazione naturale, le decisioni prese dalla maggioranza del gruppo sono migliori per il gruppo stesso rispetto alle decisioni prese dal migliore del gruppo. È una questione fondamentale.


E noi da che parte stiamo?


Le nostre organizzazioni non hanno niente di naturale. Abbiamo pensato di fare una strada tutta nostra di organizzazioni che rispondessero alla natura. Quando parliamo di organizzazioni gerarchiche si parla di maschio o femmina alfa. Nei branchi di lupi, il capo del gruppo può essere maschio o femmina, indifferentemente. Ma non prendono nessuna decisione per il gruppo, perché è il branco a decidere.


Qual è la strada migliore?


Da una parte si ha la questione che appunto più grande è la base, migliore è la soluzione. Dall’altra, c’è l’organizzazione gerarchica in cui una sola persona decide. Questi sono i due estremi dell’oscillazione. Entrambi sono ovviamente sbagliati, per motivi diversi. Il modello migliore sta nel mezzo tra le due, ciò che permette le migliori decisioni e le migliori efficienze.

Negli Stati Uniti esiste una multinazionale del pomodoro, la Morning Star, il cui caso è stato citato dall’Harvard Business Review, che non ha manager. Un’azienda, normalmente, spende per il management intorno al 30% del suo budget, ed è anche una questione economica. Nella Morning Star, azienda seria, efficiente e che fa profitto, non si parla di dipendenti, perché dipendente è colui che dipende da qualche altra cosa.

Nella Morning Star non ci sono nemmeno manager, ma è una multinazionale che produce pomodoro e lo vende dappertutto. Il problema principale è stato quello di cambiare la testa delle persone.


Come società, quali elementi possiamo apprendere dalla natura?


C’è anche un’altra straordinaria organizzazione decentralizzata della quale non si parla mai e che esiste da più di un secolo: gli Alcolisti Anonimi, organizzazione mondiale estremamente efficiente che non ha organizzazione centralizzata. Se vuoi far partire un gruppo di alcolisti anonimi, puoi tranquillamente farlo, con un librettino di regole che ti dice come funziona, un vademecum di regole molto chiare. E risponde a un problema localizzato.


Quale il ruolo della scienza nella costruzione di un futuro più equo?


Rispondo con una domanda: quali sono i veri problemi dell’umanità dei prossimi anni? Al primo posto il Riscaldamento Globale, il problema più grande con il quale l’umanità si sia mai confrontata. Problema di dimensioni epiche, che sta avendo già effetti devastanti, una catastrofe di dimensioni apocalittiche. Abbiamo già dei modelli che dicono che nei prossimi anni 1 miliardo e mezzo di persone si troveranno a vivere in regioni in cui l’uomo non può vivere.

Il riscaldamento globale riguarderà qualsiasi cosa e avrà enormi ripercussioni sociali. Chi riguarderà principalmente? Le persone più fragili, più povere, le frange più estreme. Guardate cosa sta succedendo, i miliardari si stanno comprando la Nuova Zelanda perché pensano che sarà il posto meno soggetto al cambiamento globale. Essendo un’isola pensano che sia più difendibile.

O pensate alle follie dei grattacieli di Miami. L’innalzamento del mare si sta mangiando la costa. Quale è il rimedio? Costruire un grattacielo su di una palafitta per 14 metri, nel caso in cui il livello del mare dovesse alzarsi.


Quale può essere il ruolo della politica.


I problemi scientifici di solito hanno un orizzonte temporale che è molto più lungo di quello dei politici. Perché la gestione Covid è stata in alcuni luoghi presa di petto? Perché il risultato della tua azione lo vedevi 14 giorni dopo. Se chiudi i bar, le scuole, dopo 14 giorni vedi una diminuzione dei contagi. Questo paga, soprattutto nel caso di elezioni regionali imminenti. Ma se invece ti dico che devi piantare mille miliardi di alberi nel mondo perché tra 30 anni il livello di anidride carbonica possa ritornare ai livelli della metà del secolo scorso, non lo farà mai nessuno.

Una delle possibilità è piantare mille miliardi di alberi, e non è neanche una cosa così straordinaria. I costi che abbiamo pagato e che pagheremo in termini economici per il Covid, senza sminuire la gravità delle morti, sono inferiori rispetto ai veri problemi del pianeta.

Non è una questione di miracoli o di sperare che non accadrà.


Cosa bisogna fare?


È necessario che gli elettori richiedano che il problema del riscaldamento globale venga risolto. La colpa è anche della poca chiarezza espositiva tipica degli accademici per i quali qualsiasi semplificazione del problema è ritenuta una diminuzione della sua importanza. Eppure, sono convinto che qualunque fenomeno o problema possa essere spiegato con chiarezza, senza perdere di accuratezza.

Oggi, l’unica soluzione, è spiegare alle giovani generazioni il problema, in modo semplice e chiaro.

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