Direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Avevamo Draghi, e forse non ce ne rendevamo conto. Non abbiamo fatto abbastanza per trattenerlo, per far capire che ci tenevamo, siamo andati al mare invece che scendere in piazza. E ora non l’abbiamo più

 

Andiamo al voto. Senza una legge elettorale che renda governabile il Paese, con un’immagine internazionale deteriorata, con i cittadini increduli e sgomenti per l’incapacità della politica di dimostrarsi dotata della pur minima dignità. Lo scollamento con le fatiche di chi lavora, di chi patisce la crisi, di chi si dimostra affezionato al bene pubblico è macroscopico.

 

È proprio un abisso di fiducia e di riconoscibilità, immedesimarsi in quanto è accaduto in questi giorni non è difficile, è impossibile. Sentirsi rappresentati è velleitario.

 

Voteremo, è la democrazia. Porteremo a casa i mesi a venire, ed entro l’anno ritorneremo, affannati e impoveriti, a invocare un altro Draghi. Saranno i giorni del centenario della Marcia su Roma. Quella Roma che in questi giorni brucia, di roghi dolosi, di fiamme e di tanfo. Roma si prepara, e non è una festa.

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