Nel 1979 l’Europa sembra avere due ingressi: da un lato quello che veniva chiamato serpente monetario diventa, il 13 marzo, il Sistema monetario europeo (SME); poco meno di tre mesi dopo, il 10 giugno, circa 180 milioni di europei sono chiamati per la prima volta ad eleggere, a suffragio universale, il primo Parlamento europeo.

Quarant’anni fa l’Europa è insomma al centro dell’agenda politica ed economica, e raccoglie le istanze di paesi che, sotto l’ombrello comune della crisi degli anni Settanta, faticano a riconoscersi in un progetto e soprattutto in soluzioni comuni e condivise. Non stupirà quindi che «l’Espresso» affidi allo storico Giuseppe Galasso una riflessione sulle radici dell’Europa, e che su «Mondo economico» sia dato ampio spazio non solo alle tecnicalità dello SME (che comunque sono oggetto di serrato dibattito perché si percepisce la debolezza del nostro Paese in quel consesso e il timore, poi rivelatosi concreto, di un continente a due velocità), ma anche, sempre su «Mondo economico», a quell’Europa dei popoli che diventerà oggetto di infinite polemiche, contrapposta all’Europa dei banchieri oligarchica e dirigista.

La controversa posizione del PCI reduce dal compromesso storico è ben rappresentata dall’articolo di Luciano Barca (tratto dall’omonimo fondo archivistico conservato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), responsabile economico del partito, che alla fine del 1978 cerca di analizzare la posizione dell’Italia tra spinte e controspinte degli altri membri della Cee sconsigliando scelte precipitose che rischierebbero di aggravare la già difficile congiuntura, caratterizzata dalla temibile stagflazione, in cui si dibatteva il nostro Paese.

Scarica la fonte dal Patrimonio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

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