Università degli Studi Milano-Bicocca

La crescente attenzione per la transizione verso una mobilità più sostenibile si colloca in uno scenario ancora connotato da diversi elementi di criticità. In un contesto in cui i trasporti sono responsabili di circa un quarto delle immissioni totali di inquinanti, in particolare il trasporto stradale (Agenzia Internazionale per l’Energia 2018) e in uno scenario nazionale connotato dal forte incremento di un parco veicolare vetusto e ad alimentazione tradizionale (90% benzina e diesel, ACI 2021) e da un riparto modale dominato dalle autovetture private (oltre 60%, ISFORT 2020), l’impegno per passare ad un sistema della mobilità e dei trasporti più sostenibile appare improcrastinabile.

Sul versante scientifico questo impegno è stato accolto dal nuovo Programma Nazionale per la Ricerca (PNR 2021-2027), che già nella premessa ricorda che la ricerca sui sistemi, modi/mezzi di trasporto e infrastrutture deve garantire l’equilibrio tra le tre declinazioni della sostenibilità: sociale (bisogni delle persone), ambientale (preservazione e riqualificazione) ed economica (razionalità di spesa, di consumi e sviluppo/competitività industriale).

In particolare, la crescente sensibilità ambientale suggerisce di adottare un cambio di paradigma della mobilità, che deve orientarsi verso soluzioni innovative e sempre più sostenibili. A tal fine, viene proposto di promuovere una ricerca capace di creare un sistema resiliente di mobilità sicura, equa, accessibile e a zero-incidentalità; di realizzare una mobilità green, clean e climate-neutral; e di favorire lo sviluppo di un’industria nazionale dei trasporti e di soluzioni per la produzione di servizi di mobilità all’altezza delle più avanzate frontiere della ricerca globale, nonché strategicamente specializzata rispetto alle attitudini, competenze e prospettive di sviluppo del Paese.

La finalità di realizzare una mobilità condivisa, elettrica e lenta, oggetto della sessione tematica del Milano Transition Days, è accolta dalla ricerca scientifica in diversi punti del suo Programma. La mobilità condivisa, innanzitutto, è trattata in un’articolazione dedicata ai servizi innovativi di trasporto, che comprende inoltre la micro-mobilità e i sistemi MaaS (Mobility as a Service), accomunati dalla finalità di potenziare la condivisione dei mezzi, lo sviluppo dei sistemi tecnologici e i modelli organizzativi e di business a supporto della multi-modalità e della qualità dei servizi. Tra i vantaggi dell’adozione di sistemi di trasporto condivisi, oltre alla diminuzione di inquinamento/congestione e occupazione di suolo pubblico, viene sottolineata l’accresciuta flessibilità dovuta all’intermodalità/multimodalità, la promozione della mobilità attiva e la riduzione dei costi fissi per l’utenza. Al tema della mobilità elettrica è dedicata un’intera articolazione del Programma riguardante la realizzazione di reti e veicoli green e clean. La transizione verso una mobilità zero emission prevede la progressiva penetrazione di mezzi di mobilità e trasporto elettrici o alimentati con biocombustibili, insieme allo sviluppo di infrastrutture di ricarica e rifornimento. Consapevoli del fatto che la diffusione di mezzi e veicoli elettrici è fortemente limitata dalla carenza o assenza delle infrastrutture di ricarica delle batterie, alla ricerca è richiesto di trovare nuove soluzioni come la ricarica senza fili, l’uso del fotovoltaico e, soprattutto, lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie per l’accumulo di energia. L’obiettivo di aumentare la mobilità attiva/lenta, infine, è motivato dalle quote modali ancora contenute di spostamenti a piedi e in bicicletta (in particolare nel commuting), a dispetto degli importanti benefici sulla salute delle persone, sull’ambiente e sulla qualità dello spazio pubblico. La ricerca sulla mobilità attiva rinvia ad una pluralità di temi riguardanti l’integrazione delle reti pedonali e ciclabili e dei veicoli (tradizionali e elettrici) nei sistemi della mobilità e dei trasporti, l’influenza sulla pedonalità e ciclabilità del design e delle caratteristiche estetiche dell’ambiente urbano e gli aspetti legati alla dimensione sociale e individuale della camminabilità e ciclabilità. Pari attenzione occorre dedicare al tema della walkability, ovvero alle caratteristiche strutturali e alla possibilità dei luoghi e delle destinazioni di essere raggiunti, fruiti e visitati a piedi, sia con attenzione alla mobilità quotidiana (sistematica e a-sistematica) che a quella ricreativa (di particolare importanza in un Paese a forte vocazione turistica).

Le Università italiane sono impegnate nella transizione verso una mobilità più sostenibile non solo nella ricerca e nella formazione, ma anche nella terza missione finalizzata a promuovere interventi per rendere più sostenibile la mobilità di studenti e di personale. Il Gruppo di lavoro mobilità della RUS (la Rete nazionale delle Università per lo Sviluppo sostenibile, attiva dal 2015 con l’obiettivo di applicare al mondo accademico gli obiettivi dell’Agenda2030 delle Nazioni Unite) riunisce al suo interno 70 università impegnate a conoscere la domanda di mobilità e a proporre politiche integrate per una mobilità pubblica, condivisa, elettrica e attiva. Obiettivi che vengono perseguiti attraverso un sistema integrato di interventi che combinano diverse finalità: quella della concessione (stipula di convenzioni con i servizi di trasporto pubblico e di sharing mobility per l’acquisto a prezzi scontati dei titoli di viaggio); quella della restrizione (divieto o regolamentazione degli accessi per la sosta delle autovetture private nei parcheggi delle università, dismissione delle flotte aziendali ad alimentazione tradizionale e contenimento dei viaggi di missione su veicoli inquinanti); la finalità della persuasione (modifica di valori e comportamenti attraverso campagne di comunicazione e programmi di marketing personalizzati) e quella dei cambiamenti tecnologici e organizzativi (rinnovo del parco auto aziendale a vantaggio dell’elettrico, promozione dell’orario flessibile e delle videoconferenze e modifica dei calendari e degli orari di lavoro e di didattica finalizzati alla de-sincronizzazione).

Per fare tutto questo occorre però abbandonare:

  1. approcci culturali basati sulla prevaricazione degli interessi privati intra-generazionali a vantaggio di nuovi approcci collettivi inter-generazionali;
  2. regole che normano sistemi di mobilità e dei trasporti centrati sul predominio delle autovetture private ad alimentazione tradizionale;
  3. pianificazioni che tengono separati gli interventi sulla mobilità e i trasporti da quelli sui sistemi insediativi.

Ciò al fine di realizzare sistemi integrati di mobilità capaci di accogliere la sfida della riduzione della dipendenza da fonti non rinnovabili e la transizione pulita e sostenibile nei settori dell’energia e dei trasporti verso la neutralità climatica tramite modelli, sistemi, componenti e tecnologie innovativi.

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