Per la rassegna Chi fa inchiesta oggi
Milano Invisibile nasce dalla riflessione su un contrasto profondo che caratterizza la nostra città. Nonostante le gravi disuguaglianze che permeano il suo tessuto sociale, la narrazione che viene spesso presentata sui telegiornali, i social e gli altri media è quella della Milano “vincente”. Ne sentiamo continuamente parlare come la città più all’avanguardia e più dinamica d’Italia, ma mentre una parte corre, l’altra viene lasciata indietro. Con la crisi da Covid-19, le fragilità che già erano presenti sul territorio si sono acuite notevolmente, portando però alla luce alcune delle contraddizioni più drammatiche insite nel tessuto sociale milanese.
L’idea del progetto è quella di raccontare, attraverso una serie di brevi documentari, le realtà invisibili della nostra città. Quelle realtà che ci circondano ma che risultano inafferrabili, che corrono su binari paralleli a quelli della società standardizzata. In questo modo, speriamo di avere un ruolo di influenza nella narrativa pubblica della città, portando al centro del dibattito fenomeni che sarebbero altrimenti ignorati.
Il gruppo di lavoro si compone di sette ragazzi, tutti e tutte sui vent’anni, caratterizzati da storie e interessi diversi. Grazie a questo siamo riusciti a dividerci a seconda delle nostre competenze: due persone si concentrano sul settore tecnico, incaricati di riprese e montaggio, tre sono focalizzate sulla ricerca e sul design creativo del contenuto, e altre due lavorano sulla produzione, occupandosi di promozione del prodotto, gestione delle relazioni esterne e della sfera più burocratica. La maggior parte di noi, nel frattempo, sta continuando gli studi universitari, mentre qualcuno ha già iniziato a lavorare nel mondo della regia e della fotografia. Quello che ci unisce è un bisogno, una spinta a partecipare attivamente a un dialogo che interessa la società tutta, e da cui pensiamo possano scaturire delle riflessioni collettive.
L’inchiesta si imposta in questo modo. Come prima cosa, c’è la scelta del tema del documentario: ci si ritrova tutti insieme e si discute su quale realtà indagare, riflettendo sulle circostanze del momento in cui l’inchiesta si realizza. Non è un caso che il nostro primo documentario si concentri sui senza dimora.
La scelta è stata presa nell’autunno 2020, quando già si cominciavano a sentire le disastrose conseguenze del Covid-19, il numero dei cosiddetti “nuovi poveri” stava subendo un’impennata e l’imminente lockdown minacciava di compromettere in maniera significativa i servizi e i contatti attorno a cui ruota la quotidianità dei senza dimora.
Una volta scelto il tema, inizia un’intensa fase di ricerca per riuscire ad avere un quadro più completo possibile del fenomeno a Milano e, più in generale, in Italia. In questo modo, si può passare a una riflessione sui soggetti da coinvolgere, articolata in due obiettivi principali: da una parte, dare voce ai protagonisti della realtà che vogliamo documentare; dall’altra, avere la prospettiva di chi studia e gestisce il fenomeno. Nel caso del nostro primo documentario, senza dimora, assistenti sociali e volontari ci hanno restituito uno spaccato più intimo e umano del quotidiano di chi vive per strada; allo stesso tempo, intervistare politici e membri del mondo accademico ci ha permesso di inserire le storie individuali all’interno di una prospettiva più macroscopica.
Avere una tale pluralità di punti di vista ci permette di restituire una fotografia del fenomeno più completa e sfaccettata.
A questo punto, iniziano le interviste: pur preparando delle domande in anticipo, cerchiamo di far parlare liberamente chi abbiamo davanti, approfondendo le tematiche a cui siamo più interessati. Mentre i tecnici si occupano delle riprese, chi non conduce l’intervista prende appunti per creare un transcript della conversazione. In questo modo, una volta raccolto tutto il materiale, possiamo selezionare le parti più rilevanti e organizzare gli spezzoni nelle diverse puntate. Nel caso del video sui senza dimora, l’inchiesta è stata articolata in tre episodi suddivisi in tre filoni: una panoramica del fenomeno (un focus sui dati e le cause scatenanti), uno spaccato più umano della realtà (ricco di storie di vita e testimonianze dirette) e una parte più focalizzata sulle policies, con un approfondimento sulla gestione dei servizi a Milano. Avendo suddiviso il materiale, si decide di come articolarlo e snellirlo, così da poter proseguire col montaggio del video.
C’è da aggiungere che un proposito fondamentale dei video è quello di riuscire a parlare a una fetta consistente della popolazione, concentrandoci soprattutto sui giovani: anche se spesso esclusi dal dibattito politico, sono tra i più ricettivi sul tema, combinando un basso livello di fiducia nei confronti dei partiti e movimenti politici esistenti con un tasso di partecipazione civica altissimo. Per questo, la preparazione del video avviene tenendo ben presente che il risultato finale verrà pubblicato sui social e, specialmente, su YouTube: la durata massima non supera mai i 30 minuti.
Il prodotto finale è quindi un breve spaccato, quanto più accessibile alla popolazione, su temi lasciati fuori dal dibattito pubblico. L’idea è che l’esposizione a queste problematiche susciti degli interrogativi nello spettatore, costretto a riflettere sulle disfunzionalità del sistema societario in cui viviamo. L’attività di inchiesta diventa così non solo un’attività di informazione ma un’azione politica e militante.
Milano Invisibile è un’organizzazione composta da: Alessandro Belluschi, Francesca Baronchelli, Lorenza Carchidio, Valerio Di Martino, Giorgia Ferrari, Edoardo Fochi, Giovanni Simioni.