L’analisi della città digitale non può tralasciare il fenomeno dei makers, una finestra attraverso la quale si può osservare il futuro mutamento urbano. Infatti, sebbene i makers siano ancora una nicchia ai non addetti ai lavori, essi rappresentano un movimento sub-culturale che ha le potenzialità di diffondere innovazione sociale e tecnologica nella sfera urbana.
I makers sono artigiani, artisti digitali, designer, ‘smanettoni’, hackers e lavoratori creativi. Questa pluralità di figure tradizionali che possiede competenze diverse tende a riunirsi in makerspace e fablab, luoghi collettivi finalizzati alla produzione di oggetti mediante il supporto di nuove tecnologie. Nello specifico i fablabs sono laboratori di fabbricazione digitale aperti al pubblico in cui si può sviluppare un’idea, affittare macchinari come stampanti 3D, frese a controllo numerico, laser-cut, e produrre l’oggetto finale. I fablabs sono connessi a una rete globale di cui fanno parte circa duecento laboratori di fabbricazione sparsi in tutto il mondo, all’interno della quale si condividono i progetti e si favorisce un approccio open-source alla propria produzione. Inoltre, essi sono luoghi fortemente radicati e integrati nel tessuto locale, del quale utilizzano risorse e competenze. Il tratto innovativo dei makerspaces risiede nell’organizzazione delle loro attività basate su processi orizzontali di condivisione e collaborazione; questi laboratori urbani non sono solamente spazi in cui sperimentare nuove tecnologie e processi produttivi ma anche luoghi di condivisione del sapere e di innovazione collettiva. L’aspetto dell’auto-organizzazione, la creazione di (nuovi) legami sociali che favoriscono la coesione sociale, nonché la diffusione di un’etica ‘alternativa’ al consumo massivo, sono tutti tasselli di un più ampio processo di innovazione che investe le nostre città.
Nel panorama milanese vi è stata una proliferazione di spazi del making. Infatti, Milano è la città italiana con più fablabs, ognuno con le sue peculiarità. Per esempio, Yatta! è uno spazio che ha come obiettivo principale il coinvolgimento della cittadinanza e la creazione di collaborazione con le realtà commerciali locali. Tramite un tesseramento è possibile utilizzare i macchinari, frequentare corsi, partecipare a workshop ed eventi, questa pratica mira a creare rapporti comunitari tra i vari soggetti con cui entrano in contatto. Tali officine creative permettono l’accesso ai macchinari con una notevole riduzione dei costi per coloro che voglio realizzare un’idea utilizzando competenze differenti e risorse comuni, riducendo gli sprechi per produrre in modo più consapevole, dunque non più consumatori passivi ma attivi produttori. Un caso diverso è invece quello della startup Miocugino, un makerspace nella zona del Fuorisalone, in cui si possono richiedere competenze progettuali volte alla co-produzione e alla vendita di oggetti: la loro vocazione -più orientata a un approccio di business- incarna il prototipo di un nuovo artigianato digitale altamente qualificato.
Queste forme di produzione artigianale si inseriscono in reti manifatturiere già presenti in città, come ad esempio il fashion e il design. La sostenibilità e le nuove opportunità economiche sembrano fondersi nel movimento makers, il quale figura una chiave d’accesso al processo di innovazione tecnologica e sociale, nonché un trend di sviluppo urbano. Sebbene siano evidenti i mutamenti in atto nel sistema produttivo e nella definizione delle relazioni sociali, è difficile prevedere il futuro dei makers e dei loro caratteri di innovazione collettiva. La vera sfida è affidata al governo urbano: Milano sta avviando numerose iniziative legate allo sviluppo di startup scientifiche e creative, alla nuova manifattura digitale, alla apertura di spazi ibridi di co-produzione e imprenditoria come i fablabs, una contaminazione tra sviluppo locale e sperimentazione post-industriale.
Letizia Chiappini
Università degli Studi di Milano-Bicocca
APPROFONDIMENTI
Per approfondire i temi trattati dall’articolo di Letizia Chiappini, diamo visibilità a una serie di incontri tenuti dal 16 al 22 aprile 2015 presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, organizzati da Laboratorio Expo:
Expo School: Urban Challenges. The curret crisis, big events and trajectories of local development.
La crisi economica, che dal 2008 ha colpito particolarmente i paesi industrializzati, ha dimostrato di essere di lunga durata e di aver prodotto drammatici problemi sociali, in particolare in ambiente urbano. Quali sono le soluzioni per combattere questo fenomeno? Clicca sulla locandina per scoprire di più.