Se si arriva a Macao prendendo una linea del passante e si scende alla fermata Porta Vittoria ci si trova davanti ad un paesaggio urbano che ha certamente l’aspetto di un cantiere, un’area in costruzione. Edifici residenziali incompleti o ancora vuoti, aree verdi in stato di abbandono, cumuli di terra, recinzioni sono tutti elementi che compongono un cantiere che dura da più di dieci anni e che avrebbe dovuto contribuire alla riqualificazione dell’intera porzione urbana, grazie soprattutto ai servizi della collettività, tra tutti la Biblioteca Europea d’informazione e cultura che non verrà mai realizzata.
Alle spalle della fermata del passante si può scorgere il complesso dei Frigoriferi Milanesi, uno dei maggiori magazzini del ghiaccio in tutta Europa, ora riconvertito a spazio polifunzionale in cui si sono insediate numerose aziende che operano nel campo dell’arte e della cultura.
Procedendo su viale Molise – in una zona ad alta densità abitativa, molto diversificata sia in termini di culture che di reddito – al civico 68 ha sede Macao, a fianco di alcuni capannoni abbandonati, facenti parte del complesso dell’ortomercato e di proprietà di Sogemi, di cui si possono intravedere gli imponenti scheletri attraverso le cancellate. Molte delle strutture affacciate su viale Molise e oggi in disuso, erano in precedenza destinate a funzione amministrativa e burocratica e connesse alla presenza del complesso ortofrutticolo.
Nello specifico, il collettivo – che nel 2012 aveva occupato prima la Torre Galfa e poi Palazzo Citterio – ha trovato sede nell’ex Borsa del Macello, un edificio storico costruito tra il 1912 e il 1924, cui si accede attraverso una scalinata e un porticato esterni.
Una volta superato l’ingresso ci si trova all’interno del salone balconato che conserva ancora tutta la bellezza di uno spazio in perfetto stile liberty. Si tratta di una sala a pianta quadrata, di circa 20 per 20 metri, con un’altezza di circa 11 metri, un tempo adibita a sala delle aste dove si decidevano i prezzi della carne e dove avvenivano gli scambi monetari tra venditori e compratori di grande quantità di prodotti.
Il perimetro del salone è circondato da un colonnato che sostiene il ballatoio del piano superiore. Le colonne sono quasi tutte decorate da elementi floreali al piano terra, e da applique con decorazioni di ferro battuto al primo piano, che, insieme alla boiserie sulle pareti, contribuiscono a restituire quel sapore liberty caratteristico dell’inizio del XX secolo.
Il salone era un tempo sormontato da un doppio lucernario in vetro che ad oggi è stato sostituito da una copertura in plexiglass come primo lavoro di ristrutturazione da parte degli occupanti, per poi procedere con la sostituzione delle finestre.
Sia a piano terra che al piano superiore, dietro il colonnato si trovano i corridoi su cui affacciano una serie di porte da cui si accede ad alcune stanze di dimensioni più ridotte adibite a sale cinema, sale prova, studi artistici, laboratori di falegnameria, verniciatura, saldatura, officine, spazi accessibili e aperti a tutti, utilizzati sia da membri del collettivo che da frequentatori più occasionali.
I due vani scala si localizzano rispettivamente a destra e a sinistra del salone centrale. Si accede
così all’ultimo piano, dove si trovano due hangar di 26 per 10 metri ciascuno, che fungono anch’essi da spazi multifunzionali nei quali è possibile costruire e allestire scenografie e particolari installazioni e ambientazioni.
La sala, dove ora è stato allestito anche il bar, è certamente lo spazio più flessibile e multifunzionale dell’edificio ed è utilizzato per tutti i grandi eventi organizzati dal collettivo, concerti, spettacoli, proiezioni, convegni, mostre ed esposizioni come, per citarne alcuni, il Cinemacello – il cinema di Macao – workshop di autocostruzione, la fiera di editoria indipendente INEDITO e molti altri.
Ogni proposta che sembra essere in linea con il posizionamento di Macao viene presentata, discussa e approvata durante l’assemblea centrale, aperta ed accessibile a tutti, che si riunisce settimanalmente. È poi l’amministrazione centrale che si occupa della gestione dello spazio, dell’accesso ai mezzi di produzione e successivamente della redistribuzione dei profitti.
Durante la Milano Fashion Week di giugno 2016 l’assemblea centrale di Macao ha deciso di ospitare la sfilata dello stilista croato Damir Doma e di affittare, quindi, lo spazio in forma di donazione per un evento ufficiale del circuito moda, sufficientemente distante dalle logiche e dai contenuti di sperimentazione di Macao. Tuttavia l’identità e il contributo del collettivo anche in questo caso hanno giocato un ruolo fondamentale che è stato dichiarato a conclusione della sfilata quando, ad insaputa degli organizzatori e dello stilista, è stato emesso il comunicato stampa ed è stato appeso sulla facciata dell’edificio uno striscione che indicava “con la sfilata ospitata negli spazi di Macao, la Milano Fashion Week finanzia l’opposizione al governo fascista di Erdogan”. Il ricavato dell’affitto è stato, quindi, funzionale a sostenere altre cause rilevanti e di interesse per il collettivo, e perciò inserito in una programmazione e in una riflessione più ampia e complessiva.
Tale episodio testimonia la volontà di Macao a proporsi principalmente come una modalità operativa e alternativa del fare cultura più che come uno spazio fisico multifunzionale.
Ilaria Giuliani
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Foto degli spazi di Macao
foto di Ilaria Giuliani, Luca Chiaudano e Corrado Gemini CC BY-NC-SA 4.0