Nessuno avrebbe potuto immaginare che le elezioni legislative del prossimo giugno sarebbero diventate una nuova tenzone fra Macron e il suo partito, tutte le destre e la NUPES. Ricordiamo che per poco una sorpresa non c’è stata al primo turno delle presidenziali: Mélenchon non è passato al secondo turno e il successo di Le Pen sembrava aprire una nuova pagina nera della storia francese, facendo temere la vittoria della presidente del Rassemblement National su Macron.
Ma come prevedibile, anche se con meno voti del 2017, Macron ce l’ha fatta grazie al voto della stragrande maggioranza delle sinistre e degli ecologisti.
Ma il fallimento di queste forze (con risultati estremamente miserabili degli ecologisti, del Partito Comunista e del Partito Socialista) ha fatto scattare il loro sorprendente risveglio: la grande maggioranza dei loro elettori hanno sollecitato con forza l’urgenza della loro unione, la fine dei settarismi e degli insulti reciproci. Con incredibile celerità, tutte le sinistre e gli ecologisti (tranne il piccolo partito troskista) sono stati capaci di trovare l’intesa: è nata così la NUPES con un programma elettorale veramente di sinistra anche se – come scrive Piketty – un po’ meno radicale di quello del Fronte Popolare del 1936 e persino di quello della vittoria di Mitterand nel 1981.[1] Si è allora aperta la realistica prospettiva di fare delle prossime elezioni legislative il “terzo turno”, cioè la scommessa che la NUPES possa conquistare a giugno la maggioranza dei seggi. Mélenchon ha subito reclamato di diventare il prossimo primo ministro (oltre a Piketty, vedi anche l’editoriale del presidente del celebre quotidiano online “Médiapart”, Edwy Plenel[2] e anche Béligh Nabli sul “Nouvel Observateur”[3]).
Come conferma anche l’IPSOS, questa possibilità è realistica e la prova di ciò si è subito avuta con l’esplicita dichiarazione di Macron che ha designato la NUPES come il nemico numero uno, non solo della maggioranza che auspica di conquistare ma del futuro della Francia.[4] Questa precisa designazione dei due principali contendenti è effettivamente indiscutibile se si tiene conto sia dei programmi politici totalmente opposti di entrambi, sia della configurazione della competizione che si prospetta nelle diverse circoscrizioni elettorali. È infatti certo che al primo turno di queste prossime elezioni politiche si presenteranno il partito di Macron (che ora ha rinominato “Rinascimento”, suscitando anche l’ironia di tanti e dello stesso “Le Monde” – cfr. infra), la destra tradizionale (LR, Les Républicains), il partito di Le Pen e anche la lista del fascista razzista Zemmour, più altri in alcune circoscrizioni e fra questi anche i dissidenti del Partito Socialista in opposizione alla NUPES, votata dalla forte maggioranza di questo partito.
Nell’altro campo ci sarà solo la NUPES, che quindi ha molte chances di passare al ballottaggio nella stragrande maggioranza delle circoscrizioni. Se tutto procede senza scombussolamenti, la partita diventerà infuocata e non è da escludere che Macron arrivi a patteggiare non solo con la destra tradizionale ma anche con Le Pen. Ma vediamo più in dettaglio come si stanno sviluppando la campagna elettorale e le mosse degli uni e degli altri.
Macron ha annunciato che il suo incontrastabile obiettivo è di conquistare la maggioranza assoluta così come ebbe l’opportunità già nel 2017. Per questo ha deciso di giocare ancora di più da “monarca” (su cui hanno più volte scritto “Médiapart”, “Le Monde” e “Libération”; un vecchio “vizio” ereditato dal passato assolutista e ritrovato con il presidenzialismo), cioè da unico DRH (direttore delle risorse umane), mettendo da parte la promessa di essere “un nuovo presidente”[5] e del “Rinascimento” che si rivela come una pura e semplice boutade. Ricordiamo che nel 2017, dopo il suo assai sorprendente successo al secondo turno delle presidenziali, Macron ebbe gioco facile a inghiottire gran parte del Partito Socialista e della destra tradizionale e poi persino alcuni che in passato nell’area di Le Pen (per esempio l’attuale ministro degli interni Darmarin che con quello della giustizia e qualche altro sono le punte più conservatrici e persino fasciste e razziste dell’attuale governo, con scelte e fatti criticati anche da democratici moderati). Visti i risultati del primo turno di queste ultime presidenziali (la débacle della sinistra storica è stata cocente) e vista la dissidenza della vecchia nomenclatura socialista rispetto alla NUPES, Macron è convinto di poter di nuovo fare man bassa nei ranghi delle destre, di quel poco che resta dei socialisti e forse anche di qualche ecologista, per poter arrivare al risultato che desidera. E per questo obiettivo si è subito mobilitato e certamente può contare sul forte sostegno del padronato e del mondo della finanza che temono seriamente lo spettro della vittoria della NUPES e del suo programma politico. Ricordiamo che questo prevede: l’istituzione della tassa sui redditi alti (che Macron si è sempre rifiutato di adottare persino in forme moderate, nonostante il parere favorevole anche da parte di diversi grandi ricchi); l’aumento del salario minimo garantito a 1400 euro; l’età della pensione a 60 anni (tenendo conto che secondo gli studi della stessa INSEE – l’Istat francese – la maggioranza dei lavoratori muore prima dei 65 anni); il blocco dei prezzi sui prodotti di prima necessità; una nuova e veramente sostenibile pianificazione ecologica con anche la messa in discussione del nucleare civile che oggi fornisce in Francia oltre il 70% dell’energia; l’instaurazione della VI Repubblica (quindi l’abolizione del sistema elettorale attuale che impedisce la rappresentanza politica di buona parte dell’elettorato e provoca astensionismo); un assegno per l’autonomia di sopravvivenza per i giovani.
In realtà l’auspicio di Macron appare alquanto illusorio innanzitutto perché gran parte dei personaggi del suo entourage e del suo governo è alquanto screditata, in diversi casi oggetto di inchieste giudiziarie e assai poco “popolare”. Prova ne è la sua scelta di ergersi di nuovo a monarca assoluto anche perché ha compreso di non poter puntare su personalità idonee. Basti pensare che solo una parte dei suoi ministri ed ex-ministri si candiderà alle prossime elezioni e non hanno per nulla certezza di spuntarla. Non essendo stato capace di forgiare un insieme di politici efficienti, idonei e “popolari”, di fatto Macron è solo al comando e rischia una débacle clamorosa (anche perché in diversi casi la destra tradizionale farà di tutto per sopravvivere in autonomia anche finendo per andare al governo con il partito di Macron). Le difficoltà di Macron appaiono già palesi nel suo rinvio di nominare – come di prassi – un nuovo governo. In realtà, non sa chi scegliere senza creare allo stesso tempo scontento fra quelli che dovrà “licenziare”. Intanto, come scrive Pascal Ory, si rifugia nella «grande tradizione politica francese, che è autoritaria».[6] E per ora si è limitato a chiedere di predisporre una legge sul blocco del costo della vita da far votare prima delle elezioni.
Da parte sua, Le Pen ha annunciato che punterà a conquistare 60 seggi e che non si presenterà più alle prossime presidenziali, “tranne in casi di emergenza” (per far fronte con Macron e tutte le destre alla NUPES?). È probabile che il partito di Le Pen conquisti solo quelle circoscrizioni del Nord e della Costa Azzurra dove da tempo gode di un largo consenso (comunque forse assai meno della metà di quanto lei immagina).
Quanto alla NUPES, la partita non è poi così semplice e scontata, anche se può contare su un largo consenso al suo programma che promette giustizia sociale e fiscale, visto che – come sottolinea Piketty[7] – in questi ultimi cinque anni, ancora più che in tutti gli altri paesi del mondo, Macron è riuscito a favorire l’aumento della ricchezza dei 500 francesi più ricchi che, secondo la rivista “Challenges” (non sospettabilmente di sinistra), sono passati da 200 miliardi a quasi mille miliardi, cioè dal 10% del PIL a quasi il 50% del PIL. L’aumento è ancora maggiore se si guarda ai 500 mila uomini più ricchi (1% della popolazione adulta), che oggi superano i 3 mila miliardi di euro (6 milioni di euro a persona, secondo World Inequality Database), contro appena 500 miliardi per i 25 milioni più poveri (il 50% della popolazione adulta, 20 000 euro in media ciascuno). E gli elettori sono abbastanza sconcertati dal fatto che durante tale periodo di spettacolare prosperità dei più ricchi e di stagnazione dei più modesti, Macron ha scelto di abolire la già limitata imposta sul patrimonio, anziché aumentarla. Ricordiamo che questo è stato una dei temi principali agitati dai gilets gialli che ebbero un periodo di grande popolarità che fece tremare Macron, così come le grandi manifestazioni contro la riforma delle pensioni e quelle contro il razzismo e le violenze poliziesche (quasi un migliaio di feriti anche gravi e alcuni morti per l’azione brutale delle polizie). Al di là dei colpi bassi e anche delle gravi provocazioni che probabilmente non mancheranno da parte di Macron e delle destre, la partita della NUPES si complica innanzitutto perché in diverse circoscrizioni i suoi candidati sono designati dai vertici ciascuna delle quattro componenti dell’Unione e talvolta “paracadutati” dall’alto. Purtroppo, come peraltro in altri paesi, non è mai previsto di organizzare primarie di circoscrizione.
C’è quindi il rischio che la NUPES fallisca proprio a causa di questa aporia, in particolare laddove le associazioni locali volevano un loro candidato e minacciano di presentarlo (è il caso di alcune banlieues che avevano votato in massa per Mélenchon al primo turno delle presidenziali, vincendo l’astensionismo che s’era sempre verificato).
È vero che Mélenchon ha dimostrato di abbandonare il piglio arrogante e da tribuno populista che lo aveva reso alquanto inviso, assumendo toni e comportamenti abbastanza apprezzati un po’ da tutti, ma il percorso non è facile ovunque e molto dipenderà dal sostegno che le molteplici associazioni delle periferie, i sindacati – anche se non esplicitamente – e gli intellettuali adotteranno a favore della NUPES.
I sondaggi
Secondo il sondaggio di Cluster 17[8] di giovedì 6 maggio, il 34% degli elettori avrebbe l’intenzione di votare NUPES, il 24,5% voterebbe la confederazione Ensemble, promossa da Macron; il partito di Le Pen otterrebbe 19,5%, le destre storiche e i loro alleati arriverebbero all’8% e il partito di Zemmour al 5%. Infine, il 2% voterebbe per un candidato locale senza partito.
Un articolo di “HuffingtonPost” del 14 maggio[9] segnala (a ragione) che fare dei sondaggi effettivamente affidabili per queste elezioni è praticamente impossibile perché occorrerebbe testare 577 circoscrizioni e nessuno investe tante risorse per una indagine del genere. Tuttavia, la media ponderata dei sondaggi parziali mostra che la NUPES, malgrado un calo rispetto al 3 maggio, ottiene il 29% delle intenzioni di voto, la coalizione di Macron il 25,4%, il partito di Le Pen 23%, le destre storiche 9,6%, il partito di Zemmour 6,1% e l’estrema sinistra 1,9%. Secondo due istituti di sondaggi (Harris Interactive et Opinion Way) le proiezioni di composizione del Parlamento darebbero al partito di Macron tra 300 e 350 seggi (la maggioranza è 288) mentre la NUPES resterebbe tra 105 e 165 deputati. La destra tradizionale otterrebbe circa 10% e tra 30 e 70 seggi mentre il partito di Le Pen otterrebbe tra 20 e 80 deputati. Come si vede la forbice per questi ultimi partiti è troppo ampia. In realtà queste proiezioni sono abbastanza arbitrarie anche perché, senza dirlo, danno per scontato che al ballottaggio la colazione di Macron e tutte le destre finiranno per fare un patto contro la NUPES. Ma è probabile che in diverse circoscrizioni questa riesca a vincere già al primo turno e al ballottaggio riesca a farcela per un possibile movimento generalizzato contro Macron anche nei ranghi delle destre, che per buona parte non andranno a votare al secondo turno o, addirittura, “per smacco” voteranno la NUPES. Infatti, secondo il sondaggio Ipsos – Sopra Steria per Radio France, France Télévision, Public Sénat e LCP[10] –, il 56% dei francesi non vogliono conferire a Macron la maggioranza alle prossime legislative e preferiscono che si approdi alla coabitazione. Solo il 20% vorrebbe che abbia una maggioranza e il 24% pensa che sarebbe preferibile che l’ottenga. Infine secondo, un sondaggio Ifop-Fiducial pour LCI richiesto da TF1 (il canale tv del magnate del cemento e delle tv Bouygues – una sorta di Berlusconi francese),[11] la NUPES otterrebbe il 28% dei voti al primo turno, contro il 27% per il campo di Macron, e il 22% per Le Pen, le destre storiche all’11%, Zemmour al 6,5%, e altri di destra o anche di estrema sinistra o senza partito neanche con un 5% diviso fra loro. Solo il 47% dei sondati pensa che Macron avrà la maggioranza. Lo stesso esito mostrano i sondaggi commissionati dalla BFMTV.[12] Lo stesso esito delle proiezioni mostrano quelli commissionati da Les Ehos.[13]
È alquanto forte il dubbio che la maggioranza dei media e delle agenzie di sondaggi (tutti di proprietà di pro-macroniani, e del padronato) si siano allineati nel sostengo all’attuale maggioranza politica mentre è ovvio che la NUPES non ha peso in tale contesa mediatica. È certo che il potere dei media e del “sondaggismo” possa essere determinante (ma non decisivo)[14]; non è detto che anche questo possa suscitare una sorta di rivolta popolare a favore di NUPES.
[1] https://www.lemonde.fr/idees/article/2022/05/07/thomas-piketty-le-programme-adopte-par-les-partis-de-gauche-marque-le-retour-de-la-justice-sociale-et-fiscale_6125101_3232.html
[2] Edwy Plenel https://www.mediapart.fr/journal/france/040522/la-chance-inesperee-de-l-union-des-gauches
[3] https://www.nouvelobs.com/tribunes/20220510.OBS58226/la-nupes-renaissance-des-gauches.html
[4] https://www.lemonde.fr/elections-legislatives-2022/article/2022/05/11/jean-luc-melenchon-cible-de-choix-d-emmanuel-macron-dans-la-bataille-des-legislatives_6125562_6104324.html, in italiano qui https://www.pressenza.com/it/2022/05/francia-elezioni-legislative-macron-attacca-lunione-delle-sinistre-e-degli-ecologisti-come-nemico-n1/
[5] Vedi l’assai puntuale articolo de le Monde https://www.lemonde.fr/elections-legislatives-2022/article/2022/05/14/emmanuel-macron-le-drh-en-chef-loin-du-president-nouveau_6126099_6104324.html
[6] https://www.lemonde.fr/idees/article/2022/05/04/pascal-ory-la-grande-tradition-politique-francaise-est-autoritaire_6124663_3232.html
[7] https://www.lemonde.fr/idees/article/2022/05/07/thomas-piketty-le-programme-adopte-par-les-partis-de-gauche-marque-le-retour-de-la-justice-sociale-et-fiscale_6125101_3232.html
[8] https://www.entreprendre.fr/et-si-nupes-remportait-les-elections-le-journal-des-legislatives-du-06-05/
[9] https://www.huffingtonpost.fr/entry/tous-les-sondages-des-legislatives-2022-dans-notre-compilateur-au-14-mai_fr_627e66f7e4b06ce0a1b60951
[10] https://www.publicsenat.fr/article/politique/sondage-56-des-francais-souhaitent-une-cohabitation-203610
[11] https://www.tf1info.fr/politique/exclusif-sondage-legislatives-2022-premier-tour-la-gauche-nupes-devance-d-une-courte-tete-la-majorite-presidentielle-emmanuel-macron-2219438.html
[12] https://www.bfmtv.com/politique/elections/legislatives/legislatives-l-union-de-la-gauche-devance-la-majorite-presidentielle-au-1er-tour-selon-un-sondage_AN-202205120010.html
[13] https://www.lesechos.fr/elections/sondages/sondage-exclusif-legislatives-emmanuel-macron-conserverait-une-large-majorite-a-lassemblee-1406064
[14] Sull’uso e la funzione dei sondaggi e anche delle statistiche, si vedano Blondiaux L. (1998), La fabrique de l’opinion. Une histoire sociale des sondages,Paris, Seuil; Blondiaux L. (1997), Ce que les sondages font à l’opinion publique, Politix, vol. 10, 37, 1997/1, Télévision et politique, p. 117-136; Bourdieu P. (1973), L’opinion publique n’existe pas, Les temps modernes, 318, p. 1292-1309; Champagne P. (1990), Faire l’opinion. Le nouveau jeu politique, Paris, Éditions de Minuit.