La galassia e-book
Knowledge should be seen as a natural resource
(Robert Darnton)
Tra le quattro rivoluzioni avvenute nella storia della trasmissione della conoscenza (dall’oralità alla scrittura; dalla forma-rotolo alla forma-libro; dal manoscritto alla stampa; dalla stampa al digitale), l’ultima, nella quale stiamo navigando come in un mare sconfinato, è ritenuta da molti la più radicale perché sta impattando non solo sulla filiera editoriale (dagli autori ai distributori fino ai rivenditori nessuno ha potuto sottrarsi a una profonda ridefinizione di ruoli e competenze), ma anche sui supporti – nonostante l’autorevole giudizio di Umberto Eco che considera il libro un oggetto non migliorabile, come le forbici o il cucchiaio – e conseguentemente sulle modalità di lettura, fenomeno che ha stimolato una riflessione ad ampio raggio, dai giornalisti agli storici della lettura, dai blogger ai bibliotecari.
Proprio perché il libro tradizionale, nella sua quasi immutabile materialità, sembrava impossibile da perfezionare (figuriamoci da sostituire…), la strada per intaccare questo dominio è stata costellata da fallimenti e false partenze, e forse qualcuno ricorderà gli affrettati de profundis che dieci-quindici anni fa da molte parti si levavano – contestualmente all’esplosione di Internet – per un oggetto che sembrava destinato all’estinzione. Al contrario, la transizione dalla visualizzazione sul monitor al dispositivo portatile (l’e-reader ormai familiare) non è stata immediata: nei passaggi intermedi, è stato notato, neppure i produttori di hardware potevano ragionevolmente immaginare che la lettura su device elettronici poco maneggevoli e spesso vincolati alla fruizione di e-book in formati proprietari avrebbero sostituito il libro di carta. È noto, tuttavia, che non appena l’innovazione tecnologica ha fornito le soluzioni per superare alcune tare d’origine (la retroilluminazione che affaticava la vista, la definizione insufficiente dei caratteri, la necessità di caricare meccanicamente i testi, la scarsa durata delle batterie), in virtù della diffusione di Internet e dell’affermazione dell’e-commerce l’avvenire del libro elettronico è sembrato luminoso.
In realtà tra le conseguenze radicali che la rivoluzione digitale ha innescato, la sostituzione del precedente supporto (il libro tradizionale) con l’ultimo ritrovato della tecnica si è rivelata la più aleatoria. Come ha più volte ricordato Robert Darnton, storico del libro e dell’editoria e già direttore della Biblioteca di Harvard, ogni anno si stampano più libri su carta dell’anno precedente e se volgiamo lo sguardo al passato scopriamo che nel campo dei media la sostituzione tecnologica non è stata affatto scontata: la televisione non ha spazzato via la radio e Internet non ha soppiantato la televisione, offrendo semplicemente diverse modalità di fruizione dei contenuti.
È quindi opportuno ricordare, sulle orme di un osservatore attento come Gino Roncaglia, che il futuro del libro dipende dal supporto del testo, ovvero dall’«interfaccia di lettura»: l’evoluzione di questa determina infatti il mutamento dei modi e delle forme di lettura. Pur rallentato dalla crisi economica iniziata nel 2008, l’incremento annuo delle quote di mercato dei contenuti in formato digitale, soprattutto nella narrativa destinata agli adulti, è un fenomeno acquisito, ma ancora una volta sia alcune categorie di lettori (i bambini fino a 12 anni), sia i generi dove il libro tradizionale continua a prevalere (libri d’arte, guide turistiche), sia le modalità di circolazione (si preferisce regalare un libro tradizionale piuttosto che un e-book), sembrano indicare che, citando Darnton, «sono stato invitato a talmente tante conferenze intitolate “La morte del libro” che ho il sospetto che il libro sia vivo e vegeto».
Vittore Armanni
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli