Di cosa parla Expo? A cosa è davvero dedicata l’Esposizione Universale che anima Milano? A cosa serve Expo Milano 2015? Sicuramente ad intrattenere, a catalizzare i cittadini del pianeta su una città europea che per l’occasione ha trovato, o ritrovato, una sua dimensione e vocazione di traino e di esempio internazionale, e ancora a mettere in mostra, con lo spirito creativo e distintivo che caratterizza l’Italia nell’immaginario dei visitatori, il nostro bene primario: la bellezza e l’operosità del nostro territorio.
Ma Expo 2015 è servita e serve anche a pensare le Esposizioni Universali in modo diverso: come occasioni non solo di esibizione ma anche di riflessione, di raccolta di opinioni e di confronto su temi centrali per la nostra dimensione di collettività globale che prova a guardare al suo futuro senza distinzioni di appartenenza geopolitica, economica o industriale ma come una cosa sola, il futuro comune.
Da tempo il cuore delle Esposizioni non è l’innovazione della tecnica, l’esposizione dei ritrovati di cui dispongono le singole nazioni partecipanti, come accadeva fino alla metà del secolo scorso, ma un tema “sensibile”, riconosciuto a livello internazionale come cruciale per tutti, e attorno al quale si avviano connessioni e installazioni che nella maniera più ludica e semplice possibile, possono arrivare al pubblico intrattenendo e lasciando un dubbio, una riflessione, una curiosità. Negli ultimi anni, nelle passate Expo, si è parlato di acqua come di città mentre al centro del tema dell’Expo italiana dedicata a Nutrire il pianeta, energia per la vita, non c’è solo il tema dell’alimentazione e della nutrizione, delle risorse naturali e del modo per gestirle e affidarle da una parte alla cura degli agricoltori e dall’altra alle innovazioni della scienza per nutrire una popolazione sempre più in crescita, ma vi è un concetto di sostenibilità molto più ampio.
Una sostenibilità che dall’economia dei consumi passa alla cultura dei territori, coinvolge i modi con i quali stiamo costruendo e modificando il nostro paesaggio fino alle dinamiche della convivenza, le ragioni sociali e politiche, o le conseguenze sociali e politiche, di un pianeta interconnesso, interdipendente, globale nelle disegno macroeconomico e locale nella vita dei singoli cittadini. Da due anni Expo Milano 2015 è stata ed è l’occasione di far riflettere la comunità scientifica italiana e internazionale su questi temi. Il progetto Laboratorio Expo lo ha fatto provando non solo a mettere in luce le questioni più urgenti e ad ipotizzare soluzioni da sottoporre ai cittadini e alle istituzioni che venissero dalle esperienze di Premi Nobel come Amartya Sen o guru dell’innovazione sociale come Jeremy Rifkin ma creando anche momenti di analisi e di confronto tra gli esperti, giovani ricercatori italiani e i cosiddetti operatori del settore: imprese, organizzazioni no profit, politici, società civile.
I tanti contributi che hanno costruito Laboratorio Expo sono raccolti nel Planisfero.
Da questo percorso è nata l’elaborazione del Patto della Scienza che riassume gli esiti del lavoro di quasi centoventi istituzioni di ricerca del mondo e di più di trecento scienziati attivi lungo tutta la filiera dei vari volti della sostenibilità coinvolti in Expo Milano 2015. Si tratta della base scientifica della legacy culturale di Expo: quella Carta di Milano che rappresenta il manifesto concreto e attuabile di politiche e azioni che cittadini, società civile, imprese e governi sono chiamati a mettere in atto perché noi tutti non lasciamo ad altri il compito di pensare al nostro futuro ma ci sentiamo responsabili di agire e di monitorare perché questo sia garantito ai nostri figli, almeno nel livello minimo, anche se per noi tutti l’obiettivo più grande, del diritto umano fondamentale al cibo sano e sicuro.
Questo articolo è apparso originariamente sull’Huffington Post
Massimiliano Tarantino
Segretario Generale di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
28/04/2016