L’innovazione tecnologica è sempre di più ritenuta come essenziale per la produzione e la trasformazione di alimenti sicuri, nutrizionalmente validi e ambientalmente sostenibili.
Innovazione, quindi, come chiave per garantire la produzione di cibo alla luce di sfide future, quali la crescita della popolazione mondiale, il cambiamento climatico e la modifica dei consumi alimentari che, insieme, contribuiscono ad aumentare la pressione su risorse naturali ed ambientali sempre più scarse.
In questa propensione al futuro e all’avanzamento tecnologico, però, non sempre viene compreso appieno il significato del concetto di innovazione di cui si tende a cogliere solo la novità. Eppure, un aspetto importante dell’innovazione è quello costituito dalla riscoperta di conoscenze e modelli in uso nel passato, gradualmente dimenticati o marginalizzati in favore di sistemi più promettenti. Proprio questo aspetto sta assumendo un’importanza crescente nell’ambito della produzione alimentare: la riscoperta di sistemi di produzione e trasformazione tradizionali, molto spesso fortemente legati alla realtà territoriali dove si sono sviluppati, si sta rivelando utile e preziosa per garantire la sicurezza alimentare delle popolazioni e la sostenibilità ambientale dei processi di produzione.
Di questa tendenza è esemplare il caso della quinoa, una pianta erbacea della stessa famiglia degli spinaci, ma da molti classificata e conosciuta come ‘pseudocereale’, date le caratteristiche fisiologiche e merceologiche. Originaria delle Ande peruviane, la si trova tradizionalmente coltivata in tutti i Paesi della regione andina, dalla Colombia al Nord dell’Argentina, fino al sud del Cile. I principali produttori della regione sono la Bolivia e il Perù, ma la quinoa, che si distingue per la sua elevata adattabilità a diverse condizioni climatiche anche estreme (elevate altitudini e contesti siccitosi) ha trasceso i confini della regione andina e del continente americano, arrivando a essere coltivata, oltre che negli Stati Uniti, in Francia, Inghilterra, Svezia, Danimarca, Olanda e Italia, fino ad arrivare in Kenya e in India. La storia della quinoa in realtà nasce ben prima della popolarità che l’ha resa nota al di fuori della sua regione di origine. Addomesticata oltre 3000 anni fa dalle popolazioni indigene, la quinoa è diventato il cibo sacro degli Inca per i quali era il chisaya mama, la madre di tutti i cereali. Durante la colonizzazione spagnola, la sua coltivazione fu repressa perché associata a riti religiosi pagani, e sostituita con il grano di importazione europea. Attualmente la maggior parte della produzione di quinoa è nelle mani di agricoltori e associazioni di contadini che lavorano su piccola scala, ma la crescente domanda per questo prodotto sta sollevando preoccupazioni per le conseguenze che potrebbe avere sulla sovranità alimentare delle comunità produttrici e sulla sostenibilità ambientale del processo di produzione. L’aumento della domanda del prodotto sta infatti orientando la produzione al mercato a sfavore di altre colture destinate all’autoconsumo, e ha contribuito ad alzare il prezzo della quinoa a tal punto da renderla inaccessibile alla popolazione più povera, per la quale è sempre stato un alimento base.
All’origine dell’interesse commerciale per questa coltura, vi sono le sue proprietà nutrizionali che la rendono un alimento versatile e idoneo anche per le persone intolleranti al glutine. Proprio in virtù di queste proprietà e della marcata capacità di adattamento anche a condizioni ambientali estreme, la quinoa offre un’alternativa valida per i Paesi che soffrono di insicurezza alimentare, soprattutto alla luce della sfida di aumentare la produzione di cibo di qualità nel contesto del cambiamento climatico. Al fine di riconoscere la rilevanza di questa coltura antichissima, eppure così appropriata nel soddisfare le esigenze nutrizionali dei consumatori odierni, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2013 come “Anno Internazionale della Quinoa”. Questa iniziativa si è anche posta per dare valore alla biodiversità che la quinoa racchiude, costituita dalle oltre 3000 varietà conservate nelle banche di germoplasma della regione andina e dalle pratiche ancestrali dei popoli autoctoni. Questi sono riusciti a conservare la quinoa nel suo stato naturale come cibo per le generazioni presenti e future, attraverso una forte integrazione con il territorio. Proprio nella ricchezza della conoscenza antica tramandata per la realizzazione di tali pratiche, così come nella varietà dei sistemi produttivi dove la componente ambientale, sociale e produttiva di un territorio sono intrecciati l’uno con l’altro, sta il valore di questa coltura, un valore che va ben oltre le proprietà nutrizionali che l’hanno riportata in auge.
E proprio in questa connessione tra un passato lontano e le abitudini alimentari odierne sta il carattere innovativo dell’attenzione per la quinoa: un seme antico a disposizione nostra e delle generazioni future.
Bianca Dendena
Ricercatrice del progetto “Laboratorio Expo”
Approfondimenti
ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE PER UN FUTURO SOSTENIBILE: DIALOGO TRA RICERCA, EDUCAZIONE E INDUSTRIA
9-10 ottobre 2014, Bogotà – Auditorium dell’Universidad National de Colombia – Auditorium Teachers Cooperative
Un evento organizzato attraverso la collaborazione dell’Instituto de Ciencia y Tecnología de Alimentos (ICTA) de la Universidad Nacional de Colombia e delDipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente (DeFENS) dell’Università degli Studi di Milano nell’ambito di Laboratorio Expo diFondazione Giangiacomo Feltrinelli.
Il workshop sarà articolato in due giorni: il primo vedrà l’avvio dei lavori con il saluto delle istituzioni locali, i rappresentanti dell’Università ospitante e dell’Università di Milano. L’evento di EXPO Milano 2015 verrà introdotto mettendo in luce le possibilità di collaborazione tra l’Italia e i Paesi della Rete Andina nel campo dell’alimentazione e della nutrizione. Proprio i professori e i giovani ricercatori della Rete Andina saranno i protagonisti di questa prima giornata, animando la tavola rotonda prevista per approfondire i temi di ricerca portati avanti da ciascuno degli atenei partecipanti. A questi argomenti verrà dato ulteriore spazio nella seconda giornata: in particolare, verrà condivisa l’esperienza del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente (DeFENS) dell’Università di Milano. In questo contesto, verrà dato ampio spazio all’illustrazione dell’offerta formativa aperta agli studenti della Rete Andina, dando rilievo alle possibilità di borse di studio per giovani ricercatori.
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