Dopo essere stata costituita de facto nel corso del primo congresso, tenutosi il 9 dicembre 1979 al Gran Cafè Municipal di Recoaro Terme, il 16 gennaio 1980 a Padova, presso lo studio del notaio Giovanni Battista Todeschini, venne fondata ufficialmente la Liga Veneta.
Oggi, a quarant’anni da quei fatti, i nomi dei quattordici soci fondatori – Achille Tramarin di Padova, Michele Gardin di Santa Giustina in Colle (Padova), Luigi Ghizzo di Farra di Soligo (Treviso), Bruno Da Pian di Venezia, Patrizio Caloi di Erbè (Verona), Paolo Bergami di Padova, Giuseppe e Giannico Faggion di Quinto Vicentino (Vicenza), Agostino Alba (presente al posto del fratello Toni Alba impegnato altrove per raggiungere il numero legale) di Vicenza, Rino Basaldella di Venezia, Valerio Costenaro di Marostica (Vicenza), Luigi Fabris di Conegliano (Treviso), Guido Marson di Gorgo al Monticano (Treviso) e Marilena Marin di Conegliano – dicono probabilmente poco. Appare invece molto più significativa la provenienza geografica, poiché si trattava di personalità “figlie” della ricca provincia veneta.
Se fino alla fine degli anni Settanta il Veneto era stato considerato la roccaforte del consenso democristiano, con il volgere di quel decennio, decennio che è coinciso con – come ha scritto Giovanni Moro – l’inizio della perdita di fiducia dei cittadini nei confronti della rappresentanza politica formatasi dopo la Seconda guerra mondiale, il processo di disgregazione del sistema dei partiti mosse dal contesto in cui, secondo quanto affermato da Agostino Giovagnoli, la Democrazia Cristiana era riuscita a “collegare il centro alla periferia”, divenendo il referente politico del sistema economico locale, fatto dalle piccole e medie imprese e dal mondo agricolo.
La storia della Liga Veneta ha senz’altro nelle elezioni politiche del 26 giugno 1983 un momento di svolta. A ben vedere, il piccolo risultato ottenuto su base nazionale, lo 0,34%, il che le consentì comunque di eleggere un deputato (Achille Tramarin) e un senatore (Graziano Girardi), cambia di proporzione se viene riletto nelle sole circoscrizioni venete: a fronte del 4,22% della Liga coincise infatti la perdita del 7,55% della Dc. Da quel momento, infatti, il seguito della “Balena bianca” nel Veneto iniziò progressivamente a sgretolarsi, lasciando poi spazio, nel giro di pochi anni, all’esplosione della Lega Nord.
La rassegna proposta da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – costituita da un testo di Silvio Lanaro, El Veneto e i Veneti, estratto dalla Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi (Einaudi, Torino, 1984, pp. 1080-1084), da un articolo di Paolo Natale, Liga Veneta: il primo credo autonomista e da un testo di Aldo Bonomi, Le faglie dei territori e le soglie delle forme di convivenza – vuole illustrare le origini della Liga Veneta, proponendo due specifiche letture. Da un lato, facendo luce sul rapporto tra centro dello Stato e periferie, laddove con periferie non si intende per forza il Sud, ma anche le aree del Nord, e analizzandone i mutamenti. Dall’altro, considerando il ruolo della Liga nella successiva nascita della Lega Nord, soggetto politico capace di trasformare uno dei cavalli di battaglia della Liga – l’indipendentismo anti-statalista – in uno dei suoi propositi politici maggiormente rilevanti.
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