Nel saggio Sapiens: breve storia dell’umanità lo storico Yuval Noah Harari analizza criticamente la storia dell’uomo, descrivendo alcune tappe salienti che hanno segnato lo sviluppo dell’umanità. Le riflessioni dello storico evidenziano come, in concomitanza con l’aumento dell’individualismo e il declino delle ideologie collettiviste propri dei tempi recenti, la felicità sia diventata il nostro supremo valore. Inoltre, alla luce dell’inedita crescita della produzione umana, la felicità ha acquisito anche una rilevanza economica senza precedenti. Non è un caso che le economie consumistiche attuali siano orientate ad assicurare la felicità, piuttosto che la mera sussistenza o la sua somma espressione, la ricchezza. È l’attualità, quindi, a decretare la natura anacronistica del PIL e a evidenziare la necessità di adottare statistiche descrittive della felicità quale parametro economico per monitorare lo stato di salute di un paese. Il tradizionale diritto al “perseguimento della felicità”, scrive Harari, si è impercettibilmente trasmutato in un diritto alla felicità che, come tale, deve essere garantito da ogni governo ai suoi cittadini.
Di grande interesse è, quindi, la pubblicazione del World Happiness Report 2017 da parte del Sustainable Development Solutions Network che rivela le nazioni più felici secondo una classifica determinata associando al classico indicatore economico, il PIL procapite, indicatori sociali che costituiscono il fondamento della felicità: l’aspettativa di vita, il sostegno sociale (misurato sulla disponibilità di qualcuno sui cui fare affidamento in momenti di difficoltà), la fiducia (misurata sull’assenza di percezione di corruzione nelle istituzioni e negli affari), la libertà percepita nel compiere scelte e la generosità (misurata sulla base di recenti donazioni). È interessante notare come solo tre quarti delle differenze tra i paesi analizzati sia attribuibile alle sei variabili chiave usate per stilare tale graduatoria. Quanto non è catturato da queste sei variabili può essere attribuito a quello che alcuni scienziati sociali hanno recentemente evidenziato, più simile a un’antica saggezza, piuttosto che a una scoperta accademica: la nostra felicità dipende dalle nostre aspettative, più che dalle condizioni oggettive. Le aspettative, tuttavia, tendono ad adattarsi alle contingenze. Quando le cose migliorano, quindi, le aspettative aumentano; di conseguenza, persino i drastici miglioramenti delle condizioni del nostro intorno potrebbero lasciarci insoddisfatti. Nel perseguimento della felicità, insomma, siamo incastrati nella ‘teoria dell’adattamento’ per la quale la nostra soddisfazione conseguente ad un avanzamento del nostro benessere, dopo un temporaneo picco di felicità, si riporta rapidamente al livello di partenza.
Nel romanzo Il mondo nuovo, Aldous Huxley previde un mondo in cui la felicità è il fine ultimo per garantirsi il quale tutti assumono droghe che non arrecano danno alla loro produttività né alla loro efficienza. Tali sostanze costituiscono le fondamenta dello Stato Mondiale, che non risulta mai minacciato da guerre, rivoluzioni o scioperi, in quanto ciascun cittadino è supremamente soddisfatto delle proprie condizioni.
Huxley presentò questo mondo ipotetico come un’espressione distopica della felicità assoluta ed eternificata e ritrasse, con grande disincanto, il sempiterno tentativo che scienziati, politici e persone ordinarie fanno per garantirsi, individualmente e collettivamente, una felicità che sia ampiamente accessibile e duratura. Tentativo di cui il World Happiness Report 2017 costituisce una fotografia di eccezionale valenza.
Bianca Dendena
Ricercatrice dell’area Globalizzazione e sostenibilità – Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
APPROFONDIMENTI
ECONOMIA DELLA FELICITÀ, TRA MODELLI DI SVILUPPO E QUALITÀ DELLA VITA
IL CONSUMO E LA PRODUZIONE DI CIBO RAPPRESENTANO UNA RISORSA DI CONVIVENZA E DI INTEGRAZIONE PER LE SOCIETÀ GLOBALI? IN CHE MODO ACCESSO ALLE RISORSE E DISTRIBUZIONE DI CIBO INFLUIRANNO SULLE PRATICHE DI CITTADINANZA DEL FUTURO? QUALI LE CONDIZIONI SOCIALI, PRODUTTIVE E POLITICHE UTILI A GARANTIRE QUALITÀ DELLA VITA, STILI DI VITA SOSTENIBILI E CRESCITA DEMOCRATICA?
Il rapporto World Happiness Report 2017, pubblicato dalla Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) circa un mese fa, ha indicato la Norvegia al primo posto e l’Italia al quarantottesimo. La felicità dipende dal benessere materiale, ma anche da uno stile di vita in cui contano e pesano molti altri fattori: «I paesi felici – spiega Jeffrey Sachs, direttore del Sdsn e consigliere speciale del segretario generale Onu – sono quelli che hanno un sano equilibrio tra prosperità, come convenzionalmente misurata, e il capitale sociale, il che significa un alto grado di fiducia nella società, bassa disuguaglianza e fiducia nel governo»…
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APPROFONDIMENTI
FOOD FOR ALL!
DALLA CARTA DI MILANO AL CIBO DEL FUTURO, PER TUTTI
NEL CONTESTO DI MILANO FOOD CITY, FONDAZIONE GIANGIACOMO FELTRINELLI PROMUOVE UNA SETTIMANA DI APPUNTAMENTI ED ESPERIENZE CULTURALI, IN COLLABORAZIONE CON IL COMUNE DI MILANO.
A due anni dalla conclusione di Expo Milano 2015, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli con l’iniziativa Food For All! offre un’occasione di confronto e partecipazione su grandi sfide globali quali il diritto al cibo e la sostenibilità delle produzioni agroalimentari.
Dal 4 al 10 maggio dalle 10 alle 22, la sede di viale Pasubio è animata da dibattiti, laboratori, talk, e spettacoli con la partecipazione di protagonisti nazionali e internazionali impegnati in attività istituzionali, associative, imprenditoriali, di ricerca e culturali, che portano la loro testimonianza utile ad animare il dibattito e la riflessione, ma soprattutto a mappare e orientare possibili soluzioni.