Viviamo una fase di sommovimento e riallineamento radicale del campo politico – l’Italia come spesso accade sembra essere un luogo di osservazione privilegiato. Dalla crisi finanziaria, alla pandemia, al conflitto in Ucraina, alla crisi energetica e il cambiamento climatico, l’ultimo decennio ha radicalmente rimesso in discussione alcune delle posizioni e condizioni politiche che venivano precedentemente date come scontate. In modo spesso non lineare, nei nostri anni venti sulle principali questioni il senso comune sta cambiando in modo fondamentale. 

Un luogo decisivo nell’arco politico per leggere questi cambiamenti è quello della mutazione della destra e della sua nuova centralità. Negli ultimi anni si è assistito a un cambiamento di pelle della destra rispetto a quella che avevamo conosciuto durante l’auge dell’era neoliberista tra anni ’90 e anni 2000. Figure come Donald Trump, Matteo Salvini e Jair Bolsonaro sono stati descritti come esponenti di un “populismo di destra”, volto a mobilitare i sentimenti di scontento di una parte crescente dell’elettorato in una funzione anti establishment.

Queste figure sono state la manifestazione di una forte radicalizzazione della destra occidentale rispetto a quella che durante gli anni d’oro del neoliberismo, seppur attaccando occasionalmente gli immigrati, non ne faceva un tema centrale della propria azione politica. Nonostante il forte timore creato a livello globale la sconfitta di Trump e Bolsonaro sembrava avere fermato un’ondata che verso la fine degli anni 2010 era parsa inarrestabile. Tuttavia, le elezioni italiane del 2022, con la vittoria di Fratelli d’Italia e il governo Meloni ci mettono di fronte a un nuovo capitolo di questa avanzata della destra in cui sembriamo vedere anche l’emergere di un nuovo modello, che potrebbe presto diffondersi in altri paesi.

Si è parlato molto del passato fascista di Meloni e molti suoi alleati, alcuni dei quali come La Russa rivendicano ancora posizioni nostalgiche. Non c’è dubbio che una delle novità di questo governo in Italia sia il modo in cui personalità provenienti dalla storia dell’MSI siano arrivate al governo, passando da junior partner di Berlusconi negli anni ’90 e 2000 alla forza politica egemonica del “centrodestra”. Tuttavia, la vera novità non è tanto la normalizzazione di una destra nazionalista con un passato apertamente autoritario, ma il modo in cui questa destra si presenta come portatrice di stabilità per il mercato e per la posizione del paese su scala continentale e globale, a partire dalla UE, la Nato e il G7. Non è quindi la banalizzazione, o la normalizzazione, ma la sua istituzionalizzazione che va studiata.

Se la destra missina, e in particolare la componente da cui viene Giorgia Meloni, rivendicava ancora fino a poco tempo fa una contestazione del “globalismo” e del potere del mercato, adesso sembra farsi esplicitamente portatrice di una promessa di ordine e di rispetto dei parametri del mercato. I vincoli diventano un parametro per pensare la continuità. In qualche modo è come se nel governo Meloni vedessimo un incontro tra due posizioni contradittorie a lungo considerate impossibile da conciliare: sciovinismo nazionalista e parametri di Maastricht, appello alla tradizione e conservatorismo fiscale, sovranismo populista e tecnocrazia. La destra vuole conquistare e forse ha già occupato il centro del campo politico – mentre l’elettorato e il mondo della pubblica opinione di fede liberista vede ormai con crescente favore le politiche intraprese dal nuovo governo. 

In questo ciclo di tre eventi vogliamo riflettere su questo nuovo aggregato politico, che si manifesta in Italia ma crediamo presto si vedrà all’opera anche in altre parti di Europa e del mondo. In cosa consiste questa nuova destra? A quali esempi ha guardato nella sua marcia dalla protesta al palazzo? Qual è la sua proposta di politica economica per gestire la crisi? Quali interessi economici e sociali rappresenta e quali sono i suoi principali nemici? Assistiamo alla definizione di una forma di “tecnosovranismo” e in cosa si differenzia dalle forme di governo conosciute in passato? Con le politiche che propone quale idea di Paese ha in mente? Come conta di giocare la partita delle elezioni europee?

Per rispondere a queste domande coinvolgiamo in uno sforzo ecumenico, necessario nel momento di analisi e comprensione, pensatori di destra e di sinistra, che studiano la natura della nuova destra in Europa, tra cambiamento di linguaggio e referenti sociali, proposte politiche e visione di società.

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