Università del Sannio

“Si leva con un volo poderoso su tutta quanta la letteratura anteriore e precorre in molti punti quanto di più famoso gli stessi secoli seguenti diedero”.

Così Francesco Ruffini sulla Lettera di Locke. La Lettera sulla tolleranza fu scritta nel 1685; ma i tempi erano quelli che erano: funestati dagli odi dei settari ed insanguinati dall’esaltazione dei fanatici, consigliarono al suo Autore – oltre che l’accortezza dell’anonimato – la prudenza di rinviarne la stampa ad anni meno turbolenti. E tuttavia, ad onta di tali accorgimenti, essa rinfocolò avversioni antiche ed esacerbò ostilità secolari. Nè poteva essere altrimenti, tanto stridente era il contrasto con una tradizione millenaria che vedeva lo Stato farsi vassallo dei preti e i preti pervertirsi ad ausiliari del boia. Il tutto all’insegna di un sodalizio criminale che, fondendo e confondendo le prerogative della Chiesa con l’ufficio dello Stato, perseguitava l’eresia e strangolava la dissidenza. In questa temperie, quale accoglienza poteva ricevere lo scritto di Locke? Quale favore poteva mai incontrare uno scritto che, pur senza arricciarsi in volute polemiche, spinto solo dalla forza di un ragionamento che stringeva i suoi passaggi con gli anelli della diretta consequenzialità, che favore, dico, poteva mai sorridere ad un’opera che da un lato censurava come illegittima l’intolleranza statale; che dall’altro deprimeva come illecita, assurda e anti-cristiana l’intolleranza ecclesiastica, e che entrambe  – la statale e l’ecclesiastica – condannava come inefficaci e controproducenti?

Pure, esaminati ad uno ad a uno questi capi della requisitoria lockiana (illegittimità, illiceità ecc.), non faticheremo ad accorgerci che proprio lì c’è il tesoro più prezioso della sensibilità odierna. Segno che è un po’ nel destino dei Classici sopravanzare i tempi e non far famiglia con i costumi dell’epoca. Anche perchè, come fu magnificamente detto una volta, “chi viene interamente capito dal suo tempo, è anche destinato morire col proprio tempo”.

 

Un’edizione italiana dell’Epistola de Tolerantia (1689)

Nelle collezioni bibliografiche della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli è conservata un’edizione, recentemente ripubblicata in edizione anastatica, della Epistola su la tolleranza, uscita per l’editore abruzzese Carabba nel 1920 all’interno della collana «Cultura dell’anima» e corredata dal saggio introduttivo di Francesco Ferrari La separazione della Chiesa dallo Stato e l’incoercibilità della vita religiosa in Giovanni Locke.

Altre opere di Locke sono presenti in edizioni più antiche: in originale, presumibilmente del 1695, le Short observations on a printed paper, intituled, for encouraging the coining silver money in England, and after for keeping it here; più tarde le opere tradotte in italiano e francese intitolate Ragionamenti sopra la moneta, l’interesse del danaro, le finanze e il commercio… (1751) e Essai philosophique concernant l’entendement humain, ou l’on montre quelle est l’etendue de nos connoissances certaines, et la maniere dont nous y parvenons (1742).

 

 

 

 

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