Pubblichiamo qui di seguito due brevi estratti da I limiti dello sviluppo. Rapporto del System Dynamics Group Massachussets Institute of Technology (MIT) per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità, Mondadori 1972.

Il comportamento delle nazioni consumatrici è destinato ad avere importanti ripercussioni sulla futura disponibilità di materie prime e quindi sulla possibilità di assicurare migliori condizioni economiche e un tenore di vita sufficientemente alto per ciascuno dei 7 miliardi di abitanti che la Terra avrà nel 2000. Queste nazioni possono continuare ad aumentare il consumo, possono imparare a ricuperare e reimpiegare i materiali già utilizzati, possono mettere a punto nuove tecniche che consentano di prolungare la durata dei prodotti, possono infine modifi­care i propri indirizzi in campo economico e sociale, scegliendo dei modelli di sviluppo che soddisfino le esigenze dei cittadini rendendo minima, anziché massima, la quantità di beni materiali che ognuno di essi consuma.
Ognuna di queste possibili alternative implica una scelta, particolarmente difficile in questo caso, in cui futuri benefici richiedono di sacrificare in qualche misura il presente. Infatti, per assicurare una adeguata disponibilità di risorse naturali in futuro, occorre adottare dei provvedimenti volti a ridurne il consumo attuale: la maggior parte di tali provvedimenti si traduce in un aumento dei costi delle materie prime. Ad esempio, è sicuramente costoso ricuperare e riutilizzare i vari materiali, o adottare migliori criteri di progettazione, e nella maggior patte dei paesi ciò è oggi ritenuto antieconomico.
Peraltro, l’adozione di tali provvedimenti non sarà di per sé sufficiente, giacché se la crescita della popolazione e del capitale industriale continueranno a produrre un sempre maggior numero di abitanti e una crescente domanda di risorse pro capite, il sistema verrà spinto verso i propri limiti naturali – in questo caso, il depauperamento delle risorse non rinnovabili della Terra.
Metalli e combustibili, dopo essere stati estratti dalla terra, vengono variamente utilizzati e successivamente scaricati; in un certo senso, si può dire che essi non vanno perduti, poiché gli atomi costituenti si ricombinano variamente e alla fine si disperdono, in forme non utiliz­zabili, nell’aria, nel suolo o nelle acque della Terra. Il sistema ecologico naturale è in grado di assorbire i prodotti di rifiuto dell’attività umana, che attraverso una serie di passaggi vengono convertiti in sostanze utili alle altre forme di vita, o comunque non nocive. Questo meccanismo naturale di assorbimento, peraltro, ha un certo livello di saturazione, superato il quale i rifiuti della civiltà industriale cominciano ad accumu­larsi in maniera visibile, fastidiosa, sovente nociva. Non c’è da mera­vigliarsi, allora, se si trova il mercurio nei pesci dell’oceano o il piombo nell’atmosfera delle città, se le periferie urbane sono circondate da montagne di rifiuti e le spiagge sono cosparse di chiazze di petrolio: l’inquinamento è un altro elemento del sistema mondiale che cresce con legge esponenziale.

 

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La storia del faticoso progresso dell’uomo e dei suoi sforzi per conciliare le necessità dell’esistenza con le limitazioni dell’ambiente fisico è fatta di successi e di fallimenti, ma solo i primi sono rimasti a formare la tradizione culturale dominante. Considerando in particolare gli ultimi trecento anni, la storia sembra presentare una successione trionfale di progressi tecnologici spettacolari, in un continuo superamento dei limiti naturali volta a volta incontrati sulla via dello sviluppo economico e della crescita demografica. Incoraggiata da tale passato, è naturale allora che la maggior parte delle persone veda nella tecnologia lo strumento che consentirà di avanzare indefinitamente, innalzando il tetto delle possibilità materiali. Queste persone parlano del futuro con marcato ottimismo tecnologico.

«Sia per le materie prime sia per l’energia, non si vede alcun limite sostanziale che non si possa pensare di superare mediante modificazioni della struttura dei prezzi, sostituzione di alcuni prodotti con altri, più rapidi progressi della tecnologia o del controllo dell’inquinamento.» 

«Considerando l’attuale capacità della terra di produrre alimenti e la possibilità di aumentare tale produzione mediante il ricorso alle tecniche più moderne, si può dire che l’umanità è in grado di sconfiggere la fame nel mondo, nel giro di uno o due decenni.

«Il controllo di inesauribili fonti di energia e la crescente capacità di operare impegnando in misura sempre minore le risorse dei mari e dell’aria, insieme con i progressi della tecnologia spaziale, hanno tolto fondamento alle teorie di Malthus. Un quarto di secolo sarà sufficiente ad assicurare all’umanità il successo, materiale ed economico.»

Affermazioni di tal genere, una così totale fiducia nelle nuove tecno­logie, andrebbero verificate nel contesto di una più completa rappre­sentazione del sistema mondiale, in particolare nei cinque settori fon­damentali, interconnessi, del sistema popolazione-capitale, per. accertare se e in quale misura esse si concilino, a breve e a lunga scadenza, con i limiti naturali dello sviluppo e con la tendenza del sistema stesso alla crescita e al successivo collasso.

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