Vice Presidente Commissione Agricoltura presso il Parlamento Europeo

Il cibo è la risorsa del futuro. Quando nel 2007 la prima fiammata dei prezzi delle commodity  agricole ci ha reso consapevoli che eravamo proiettati in uno scenario di scarsità, la scoperta del valore del cibo è diventata un fenomeno di portata globale. Abbiamo capito che era iniziata un’altra era, nella quale l’equilibrio tra domanda e consumo alimentare diventava sempre più precario, sotto diversi aspetti. Il primo, sfamare un pianeta che al 2050 conterà circa 9 miliardi di abitanti, con risorse naturali limitate. Il secondo, rendere sostenibili gli aumenti produttivi richiesti: non solo la popolazione aumenta, ma soprattutto si modificano gli stili di consumo e la richiesta di prodotti ad alto valore aggiunto cresce, in particolare nei Paesi emergenti, come la Cina. Questo significa moltiplicare il consumo di risorse naturali. Infine la questione della resilienza ai cambiamenti climatici, che va letta sotto due punti di vista. Il primo relativo al contributo che l’agricoltura è chiamata a dare per raggiungere gli obiettivi di lotta al cambiamento climatico fissati oggi da COP21; il secondo è invece relativo al contributo che la presenza dell’agricoltura fornisce in termini di equilibrio ambientale, paesaggistico e territoriale.

 

L’agricoltura è solo un pezzo della filiera che produce cibo e lo porta sulle nostre tavole. A monte e a valle ci sono sistemi complessi che coinvolgono dai fornitori di input fino ai punti della distribuzione, passando per una complessa rete infrastrutturale e logistica. In ognuno di questi passaggi oggi si costruisce la reputazione di un prodotto, variabile diventata fondamentale nelle scelte di consumo. Aumentando la consapevolezza del consumatore rispetto al sistema di valori che accompagna i prodotti alimentari sono aumentate anche le richieste, i bisogni, non solo materiali, da soddisfare attraverso il consumo alimentare. Biologico, benessere animale, equo e solidale, sostenibile: sono tutti attributi che oggi influenzano significativamente i comportamenti di acquisto. La componente agricola rappresenta spesso il cuore di questa prospettiva di consumo, in quanto cerniera tra territorio, mondo della produzione e mondo del consumo.

 

IL CONTESTO

La crescita economica di alcune importanti aree del mondo e il conseguente aumento dei consumi alimentari, hanno portato a progressive trasformazioni dei mercati e all’introduzione di nuove variabili nella geo-politica internazionale. Per quanto riguarda le prime sono cambiate le rotte commerciali e le strategie dei grandi player multinazionali, per quanto concerne le seconde il tema del cibo diventa una priorità per alcuni Paesi deficitari, che vedono nella inedita turbolenza manifestata dai mercati, rischi per il futuro degli approvvigionamenti. I nuovi protagonisti della scena internazionale come Russia, Brasile, Cina, India diventano presto anche i protagonisti della rivoluzione nei mercati agroalimentari, con nuove infrastrutture e politiche commerciali aggressive, finalizzate a supportare la crescita della produzione interna, ma anche con una una rete di fonti esterne. Il fenomeno del land grabbing (controllo di vaste terre agricole in paesi poveri da parte di fondi sovrani o reti multinazionali) balzato più di una volta alle cronache negli ultimi anni, testimonia l’importanza delle risorse agricole nelle strategie internazionali di alcuni grandi paesi deficitari di materie prime.

 

In questi Paesi le preoccupazioni sono molte anche in virtù delle previsioni sulla futura crescita della domanda alimentare. Il cosiddetto effetto convergenza delle diete sta spingendo gli abitanti delle aree emergenti ad adottare diete simili a quelle dei paesi sviluppati, richiedendo quindi maggiori quantità di materie prime. In particolare cereali e soia per l’alimentazione animale. Non a caso i dazi sulla soia si siano rivelati un argomento fondamentale all’interno della cosiddetta guerra dei dazi” che sta coinvolgendo Stati Uniti e Cina.

 

I FATTORI CHIAVE

L’aumento della popolazione che registreremo nei prossimi anni non sarà, almeno in termini relativi, maggiore di quelli precedenti. Nei secoli passati all’aumento dei consumi si è fatto fronte con gli aumenti di produttività, guidati dall’innovazione tecnica. L’auspicio è che anche nel futuro possa continuare ad essere così. Gli investimenti pubblici e privati che a livello globale stanno interessando l’agricoltura e in generale i sistemi agroalimentari sono ingenti. Rispetto al passato l’obiettivo non è solo aumentare la produttività, ma farlo in modo sostenibile. “Produrre di più, inquinando meno” è l’obiettivo dichiarato dal mondo della ricerca. Che sta ottenendo risultati importanti, che vanno però trasferiti, chiamando in causa nuovi approcci alla condivisione e alla contestualizzazione territoriale delle innovazioni. Si consolida così un approccio all’innovazione che coinvolge i sistemi sociali locali sia nell’espressione dei bisogni che nella costruzione delle soluzioni.

 

L’innovazione è chiamata a dare delle risposte sul fronte della produttività e della sostenibilità, poi ci sono i mercati e le politiche. I mercati hanno dimostrato limiti importanti nella gestione di alcuni momenti di crisi. Durante il picco dei prezzi del 2007 e ancora in quello successivo del 2011 furono proprio le reazioni incontrollate di alcuni importanti player mondiali ad amplificare gli effetti sui prezzi. Divieti e limitazioni alle esportazioni esacerbarono, infatti, la tensione, tanto che l’argomento della food security e della regolamentazione dei mercati fu più volte inserito nell’Agenda del G8 prima e del G20 poi. Per quanto riguarda le politiche tutti i paesi sviluppati che avevano, nell’immediato dopoguerra, varato politiche produttivistiche, stanno riducendo l’intervento sul funzionamento dei mercati per dare spazio a misure per lo sviluppo di beni pubblici da parte dell’agricoltura. In Europa, in particolare, è stato quasi annullato ogni intervento di sostegno e le misure di natura ambientale occupano oggi uno spazio superiore al 30% dell’intero budget dedicato alla politica agricola comune (PAC).

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