Viva la parola libera!

VIVA LA PAROLA LIBERA!
Bolognesi !
Si grida da taluno, ed anche si legge scritto in qualche muro della città ? Abbasso i Circoli. ?
Quest’ è un oltraggio alla Costituzione, alla
libertà del pensiero.
Quantunque il diritto dì unirsi a discutere
della cosa pubblica non sia scritto nello Statuto,
pure da esso emana naturalmente: avvegnaché
sia quivi concessa libertà di petizione e di stam-
pa; libertà, che in gran parte si renderebbe va-
na , se prima non fosse lecito associarsi, met-
tere in comune le forze della mente, le idee,
ragionare , discutere, onde appunto, conosciuto
il vero ed il meglio, chiederlo, secondo le re-
gole costituzionali, pubblicamente.
Ma i Circoli (mi si oppone) non frenati da
una legge che li contenga nei termini della loro
schietta e generosa missione, possono degenerare,
divenire strumenti, anziché di libertà, di violenza
e di tirannide: ne abbiamo lezione ed esempio
terribile! nelle affiliazioni dei Clubs francesi dal
1789 al 1793. ? » … videro gli onesti fondatori dei
» primi Clubs innocenti, che se questi non fos-
» sero impediti dal degenerare e dal divenire ir-
» resistibili per mezzo delle affiliazioni, la loro
» istituzione, invece di consolidare la libertà,
» l’avrebbe perduta. Fra quegli eminenti pubbli-
» cisti primeggiava anco Lechapelier, il fonda-
» tore del Club breton, il cui nome sarà sempre
» ricordato ancora per aver presieduta la Costi-
» tuente nella notte del 4 Agosto, più splendida
» di qualunque giorno, perchè distruggendo essa
» tutti i privilegi, fondo la vera libertà francese
» sulla uguaglianza solo in faccia alla legge. Esso,
» appena trascorso un anno dalla fondazione del
» suo Club, fu tra primi a conoscere che gli altri
» Clubs (ed in ispecie quello de’ Giacobini ) sosti-
» tuendo la violenza alla ragione, tendevano ad
» affiliarsi per poter poi all’ occasione soggiogar
» tutto colle lor forze riunite. Allora nel Settem-
» bre del 1790 propose alla Costituente un decreto
» per regolare le associazioni popolari. Sapete qual
» era Io scopo di questa legge tutelare? Era quello
» di proibire ogni affiliazione, ogni petizione o
» deputazione collettiva dei Clubs , che già già met-
» tevano in pericolo la Francia…. Ma sapete, o
» Signori, chi sorse a combattere questa legge ?
» Sorse un Avvocato feroce, vano, mediocre, in-
» vidiosissimo : Robespierre. Colui, che quando i
» Clubs si affiliarono, immolò ( come dice un gran
» pubblicista ) tutti i più sacri diritti per regnare
» sui Giacobini, i quali dominavano tutta la Fran-
» eia, dominavano la stessa Convenzione….. Ma
» quando la Francia si vergognò della tirannide
» di un Robespierre, quando la Convenzione lo
» pose fuori della legge com’ esso si era posto fuori
» dell’ umanità , sapete voi, o Signori, qual fu uno
» dei primi atti dell’affrancata Convenzione? Fu
» quello di recider d’ un colpo la affiliazione dei
» Clubs. Di lì a poco fu ordinato anco lo sciogli-
d mento dei Giacobini.
» Legendre, un macellaro rappresentante (per-
» che quando domina l’affiliazione dei Clubs, anco
i Macellari sono rappresentanti) Legendre, lo
ed il silenzio vostro. Ma si esige di più; si pre-
tende , che il tacere ed il contegno vostro non
significhi rifiuto, ma anzi approvazione. Così di
fatto parlava l’attuale Ministro dell’Interno in
Roma Sig. Avv. Armellini nella sua Relazione sulla
legge per la Convocazione dell’ Assemblea Nazionale
dello Slato ( Vedi supp. alla Gaz. di Bologna 31
Dicembre 1848)-…. Ma vi è di più, questo ap-
» pello alla Nazione…. è anche un fatto. Sì…. i
» popoli lo domandano. Vogliono consultare da
» se medesimi…. Non è questo il grido universa-
» le? Qual paese ha guardato il silenzio? Dove
» sono quelli che hanno dichiarato di non voler-
» lo? Chi si è opposto francamente pubblicamente
» a tanti indirizzi, a tanti proclami, a tanti mo-
» vimenti, che chiedevano , che insistevano , che
» forzavano minacciosi a voler vedere gli assisi
» della Nazione? Voi dite–i Circoli, i Clubs, i
» giornali non sono il Popolo…. E che vorreste?
» Che si raccogliessero casa per casa, famiglia
» per famiglia i suffragii ?- Torno a chiedervi.
» Quando tanti, i più colti…. i più caldi d’amor
agiscono, e niuno si
e niuno protesta, oh
» stesso Legendre ravveduto ! fu quello che chiuse
» ( com’ egli disse ) la caverna de’ Giacobini, e ne
» gettò sul banco della Commissione di sicurezza
» generale le chiavi sanguinose.
» Ecco , o Signori, quali furono le conseguen-
» ze delle affiliazioni delle società popolari sfre-
» nate. Ecco come la istoria…. c’insegna Beon-
io tenerle nella loro vera e primitiva natura , a non
» conceder ad esse ciò che a loro è estraneo….
» ciò che le spingerebbe ad operare il maggior
» male, che possa piombare sopra uno stato, a
» distruggere cioè colla libertà ogni legame di
» vero vivere civile. = » Così il chiaro Avv. Do-
menico Salvagnoli nel pubblico Parlamento di Fi-
renze il 19 Ottobre 1848. (Vedi il Giorn. – La
Patria -del 24 Ottobre N. 116.)
Sì, è vero, i Circoli degenerando dalla loro
natura, possono divenire funesti alla Società. Ma
che perciò ? Se santa è l’istituzione, se il Circolo
saggiamente diretto al suo fine è scuola di civile
e politica educazione, dovrebbesi forse soppri-
mere per evitarne gli abusi ? A prevenire un in-
cendio distruggereste voi dalle fondamenta un su-
perbo edificio ? Rispettate l’istituzione che è sacra
al bene della Patria ; anzi appunto perchè è tale,
onorate i giovani ardenti che l’animarono , e col-
P intervento e coli’ opera vostra avvaloratene la
potenza e la vita. – E gli abusi ? Frenateli coli’ im-
pero della legge.
– Ma intanto P odierna opinione esternata dai
Circoli ci soverchia. Opinano essi e vogliono ciò
che la maggiorità del Popolo altamente disappro-
va e condanna. –
Ma ecco dunque, o Concittadini, il dignitoso
il nobile presidio, che la Costituzione vi porge
nel Circolo , nella franca manifestazione del pen-
sier vostro. Perchè noi curate ? Perchè tacete, o
parlate sommessi, e quasi timidi di essere uditi ?
Perchè, mentre avversate col profondo dell’ animo
una mal fondata sentenza, perchè vi rimanete
voi muti od inerti ? – Ma voi mi opponete – Par-
lammo. Le tre da noi rifiutate luminarie o ma-
nifestazioni di gioia nelle contrade della popolosa
città, e i non temuti oltraggi nulla forse espri-
mono ? – È Yero fu grave ed eloquente il rifiuto
patrio gridano, parlano
» oppone , e niuno resiste
» sì, ho diritto allora di dire che la voce del Po-
» polo è la voce di Dio. » –
Dunque siete provocati, o Bolognesi, a spie-
garvi di nuovo, a protestare, ad agire, a resistere,
altrimenti per forza si decide che avete accon-
sentito. — Popolo di Bologna ! poiché senti la tua
dignità, non lasciare che più oltre metlan radice
i mali, che sovrastanno alla Patria, e che, te
dissenziente, tu ne venga appellato cooperatore!
Leva alto la voce della ragione, e il grido av-
versario morrà esile soffio. Non fosti tu maestro
di civiltà alle più grandi Nazioni d’Europa? L’Al-
bo de’tuoi dottori ove ambirono scriversi i Re ,
e quel tuo augusto Archiginnasio qui fra le tue
mura non si erga monumento di gloria a’tuoi
padri, a te di viltà e disonore ! Sventola sulle tue
torri un vessillo pontificio-italiano ! la tua virtù
deve, non prostrarlo, ma durare ond’ esso si
circondi di più puro e fulgido splendore. La
fede, la verità, il senno, gli affetti che hai vivi
nell’ animo e nel cuore , oalesa -, e sappia il Mon-
do che tu non hai tralignato dalla tua grandezza
antica. – Chi frena la potenza del Vero ? – Viva
il Pontefice Romano, Sacerdote supremo, e Prin-
cipe temporale ! – Benché il Ministero Mamiani ed
i Rappresentanti dei Popoli concordassero col
Pontefice nelle primarie idee che apparvero spie-
gate nei noti Programma 9 Giugno, e Indirizzo
8 Luglio, pure in alcune parti di questi Attian-
dava trapelando un pensiero sulla disgiunzione
delle due potestà, divina e temporale ; pensiero
a cui Pio IX gravemente diresse varie frasi nella
sua Risposta del 10 Luglio. Un tale pensiero fu
la piccola lontana nube foriera della tempesta de-
solatrice di Roma nel 15 e 16 Novembre. In quest’
ultimo giorno si gridò – Viva il Programma Ma-
miani. – Sin qui potea dirsi che Roma non offen-
desse né la dignità di sé, né del Sovrano : peroc-
ché l’espressione viva e patente di quel Program-
ma ( ed anche dell’ Indirizzo 8 Luglio ) nella Som-
ma della cosa pubblica presentavasi conforme
alla mente di Pio IX. Ma Roma soggiunse – Viva
la Costituente Toscana ! Ecco scoperto ed ardito
il pensiero, che prima timido ed incerto non ave-
va osato interamente prodursi. Ecco posta in cam-
po una contraddizione : – colle chiare parole del
Programma Mamiani ( e dell’ Indirizzo ) procla-
mata nel Pontefice l’unione dei due potercela
dipendenza ( qual è secondo ordine di natura ) del
temporale dal divino , e l’obbedienza allo Statuto
chiamato ne’ suoi confini – inviolabile – : procla-
mata all’ opposto colla Costituente Toscana la se-
parazione dei due poteri, e la perdita nel Pon-
tefice del temporale dominio.
Otto giorni appresso dallo stato di violenza,
in cui tenealo stretto la ribellione, riesce a sot-
trarsi il Santo Padre ; ed il Ministero annunzia ai
Popoli, che – Sua Santità nella notte del 24 al
» 25 corrente (Dicembre 1848) trascinalo da fu-
ti nesti consigli ha improvvisamente abbandonato
» la Capitale. – Ma chi creò i funesti consigli onde
venne trascinato? Non furono forse per Lui dura
necessità? Avrebbe dunque dovuto, non dirò solo
il Principe temporale , ma il Capo Visibile del
Cristianesimo rimanersi tranquillamente schiavo?
Son queste le sorti a cui era destinata l’eminen-
temente libera azione ed autorità della Chiesa?
– Ma doveva dunque un Padre , ci si obbietta,
abbandonare i figli al periglio di una guerra civi-
le ? – I temporali interessi di tre milioni di Sud-
diti, replico, doveano eglino preferirsi all’al-
tissimo affare della Religione di 200 milioni di
Cattolici ? E poi, fermiamoci anche al solo tem-
porale governo. Un re non libero nel suo legit-
timo potere che gli dà la Costituzione, è egli più
re? deve egli rimanersi in trono, servo di una
parte di Sudditi, e soltanto passivo testimone di
nuovi atti avversi al suo volere, o piuttosto non
ha egli dritto ed obbligo di procacciare la pro-
pria liberta? Oh! si cessi ormai di cumulare
alle violenze Io scherno. Non il Pontefice ab-
bandonò i Sudditi e preparò il pericolo di una
guerra interna, ma i tumultuanti del 16 No-
vembre costrinsero Lui al proprio necessario
scampo coli’ allontanarsi temporaneamente da’suoi
Stati, e porsero ai suoi Popoli le faci della citta-
dina discordia. Non il Pontefice (astretto a partire
celato dalla Sede che diffuse la luce di civiltà nei
due Mondi ) ruppe lo Statuto, ma Roma colla vio-
lenza del 16 Novembre Io infranse. Or veggasi
con quale verità e giustizia, e i giornali, e gli
editti, e i decreti incolpino il Pontefice del regno
abbandonato, dei traditi sudditi, della violata Co-
stituzione, e sovra tal base lo dichiarino deca-
duto per fatto suo dal temporale dominio, pro-
clamino la necessità da Lui prodotta di dare no-
vella vita allo Stato con una Romana Assemblea
Costituente.
È ingiuria , ripeto , il simulare in fac-
cia agi’ incauti ed ai meno veggenti intima per-
suasione che il Papa abbia mancato allo Statuto
per dedurne quindi un’ apparente o giustizia o
necessità di tutti i gravissimi atti di rivoluzione
posteriori al 16 Novembre e pur oggi in corso :
i fatti, l’evidenza vi dicono, che lo Statuto fu
vilipeso da una parte del popolo ; vel dica ancora
l’autorità di un grand’ uomo, qual è il Rosmini,
che invitato a far parte del Ministero assiso nel
16 Novembre così rispondeva – (Ved. Gazz. di
Boi. 9 Die. 1848) – » Con tutto il desiderio di
» giovare alla cosa pubblica le condizioni del nuo-
» vo Ministero sono tali che mi rendono del lutto
» impossibile 1′ esser utile, imponendomi in pari
» tempo un imperioso dovere di coscienza e d’o-
» nore di ricusarmi a farne parte. Io non posso
» far parte di un Ministero nominato dal Papa non
» libero , il quale Ministero perciò sarebbe del tut-
» to anticostituzionale. »
Né meno vana è un’altra accusa,-il non es-
sersi dal Papa fuggitivo nominata in sua vece una
rappresentanza del potere esecutivo. – Ma che ? Non
vedete forse, che un tale preteso alto del Papa
avrebbe nientemeno importato, che la di lui ap-
provazione ai fatti, alle inchieste del 16 Novem-
bre ? Questa querela si riduce al – non avere il
Papa approvata la ribellione. –
Ma perchè adunque il Pontefice non accolse
le tre Deputazioni inviategli dal Municipio di Ro-
ma e dai due Consigli ? – Tollerate un istante ;
nrlito la a»» risposta in tre dispacci firmati dal Card.
Antonelli – » … che Sua Santità mentre si privava
» dal ricevere gli onorevoli Personaggi inviati,
» faceva loro conoscere aver Ella già provveduto
» alle bisogna di Roma e dello Stato col suo Bre-
» ve del 27 Novembre caduto » – ( Ved. Gazz. di
Bologna 11 Die. 1848.) Mentre è un fatto che il
Papa tre giorni dopo la sua partenza da Roma
avea sollecitamente provveduto col nominare una
Commissione governativa temporanea ( Vedi il detto
Breve), ne segue chiaro 1.° non essere altrimenti
vero che il Pontefice ommeltesse di nominare una
propria Rappresentanza. « 2.° che tale Rappre-
sentanza instituì in forma straordinaria e tempo-
ranea , cioè non in luogo del terzo potere ese-
cutivo costituzionale, ma fornita di tutti i tem-
porali poteri in vece del Sovrano; e nella con-
dizion delle cose non poteva fare altrimenti : im-
perocché, come vedemmo, più non era integro
in fatto il fondamentale Statuto del Regno , e
d’altronde sostituendo a Sé la sola rappresentanza
del terzo potere, avrebbe assentita la ribellione. ¦-
3.° Che il Papa veramente non rifiutò di acco-
gliere Deputazioni chiedenti provvedimento al go-
verno dello Stato; ma all’incontro (così suona
la riferita sua risposta ) disse loro – Non vi ri-
cevo, perchè ho già provveduto colla Commis-
sione nominata nel Breve 27 Novembre. –
– Ma questa Commissione , mi si replica , non
si è mai presentata in Roma. Dunque realmente
1 Papa non provvide. ?
No : il Papa fece quanto era a Lui possibi-
li e perchè avesse effetto il provvedimento
lato colla Commissione Governativa che far po-
ea dal suo lato? Toccava al Governo romano
lei 16 Novembre, lasciar campo che potesse ren-
lersi efficace il provvedimento del Papa col ces-
are dalla violenza, e coli’ offrire, mercè una
lignitosa dimostrazione in ammenda del passato
1 posto al novello temporaneo legittimo potere ,
nercè una dimostrazione che fosse degna, non pur
li Cesare, ma dell’ offeso Vicario di Cristo nell’orbe
cattolico. – Ma come poteasi tanto sperare dopo
:he nel Consiglio dei Deputati erasi respinta la
iota proposta del Potenziani?
La vanità delle accuse, la persistenza negli
tti ostili al Pontefice mostrano le mire ma-
augurate di separare in Lui i due poteri di-
ino ed umano, e di privarlo del temporale
ominio; mire che forse per solo errore si cre-
ono intese al bene dello Stato e dell’ Italia,
ia che realmente, (se non si arrestano nel loro
orso ) sono origine di alta sventura alla Religio-
e non meno che alla civiltà d’Italia e delle al-
e Nazioni.
Deh ! perisca il pensiero del terribile augurio !
La grande missione de’Popoli Pontificii an-
unziata dal Ministro Mamiani nel famoso Pro-
“amma = di scegliere colla cristiana carità il
bene migliore e moltiplicarlo ; ? di compiere
un largo e nobile ufficio nel trovare e perfe-
zionare insieme colle più colte Nazioni le for-
me nuove della vita pubblica odierna ; di con-
fermare un gran fatto e profittevole a tutti i
Popoli, aiutando il Pontefice ad elevare infino
» al fastigio il nuovo edificio costituzionale –
» cosicché alla bandiera della Nazione stia de-
» guarnente in capo la Croce ; = questa grande
missione, io dico, provata a fronte di pericoli
e sventure dalle storie, dai monumenti, dai fat-
ti , dalla serie di diciotto secoli ; questa grande
missione ( si noti ! ) solennizzata in Roma col-
l’acclamato Programma Mamiani nello stesso 16
Novembre, e poscia ( e sarà solo per brev’ ora )
dal Popolo, che la proclamò, disconosciuta ; que-
sta sublime missione tu ora imprendi, o Popolo
della dotta città, non soverchiatore, non in-
vido , non emulo , ma puramente deposita-
rio e custode della civiltà e grandezza romana,
che se Roma nel 16 Novembre acclamò nel ca-
rattere augusto del Pontefice la gloria Somma
della sapienza civile congiunta alla religiosa , e
prima nel Giugno e nel Luglio, ed appresso dal-
le città tutte dello Stato e dall’Europa e dal
Mondo erasi applaudita, oh ! l’odierno scisma
non altro esser può che un minaccioso e fugge-
vole nembo a rendere della slessa gloria più vi-
vida la luce immortale in faccia all’ Universo.
Affrancati, o Bologna, finché n’ hai tempo ,
dalla servitù e dalle sventure che non meriti,
preparate a te ed a’ tuoi posteri ed all’ Italia, e,
te ripiena di stupore, festeggiate al suono dei
tuoi bronzi!
Ai tuoi avversari dirai
Che il Pontefice nei dogma della fede è in*
fallibile; – che l’uomo è nato aila civile socie-
tà ; che ha , sente in sé tre grandi rapporti co-
stituenti l’intera vita sociale ; – che due di que-
sè Stesso – e ? verso i suoi
e si concentrano e finisco-
è – verso Dio -; che per-
sti, vai dire – verso
simili ? cominciano ,
no nel primario che
ciò la sapienza, la vita, la
congiunta
civiltà sociale è per
e dipendente alla
ordine di natura
religiosa ! –
Che anche i ministri del Culto sono uomini !
– Che gli abusi si tolgono colle discipline e col-
le leggi, e il pretendere di toglierli col far guer-
ra alle istituzioni ed ai principii è ( come espri-
mevasi P applaudito Ministro Mamiani ) non ri-
edificare , ma distruggere. ? Dirai
Che un Pontefice avrebbe insegnato a quel cele-
bre Catone ( oggi propostoci ad esempio di civiltà)
non di farsi suicida, ma di serbare quella vita,
da cui dipendeva il respiro estremo della caden-
te libertà romana ; ? che in mezzo ai suoi dodici
mila guerrieri accampati sotto le mura di Utica
doveva vivere, o morire combattendo per la Patria ;
Che un Pontefice avrebbe insegnato a quella
libera Sparta, che una delle precipue virtù pri-
vate e pubbliche si era, non l’ozio, ma l’amore
alla fatica ed al lavoro. Così mentre la metà dei
fieri ed inerti Lacedemoni riposavansi all’ ombra
della loro gloria, l’altra metà non avrebbe lan-
guito oppressa dal giogo di una schiavitù inu-
mana ; ? egualmente
Che un Pontefice avrebbe detto all’antica re-
pubblica di Roma, che civiltà non era una tur-
ba miserabile infinita di servi parificati alla gle-
ba. – Dirai
Che i tuoi figli sanno versare il
sangue
per
la Patria ; che essi ambiscono ad una Assemblea
Costituente romana anzi italica, e che pur abbia,
se vuoisi, suo centro nell’eterna città, ma una tale
Costituente che non leda la libertà il potere del Vicario
di Cristo, né V integrità del Suo temporale dominio.
Dirai e sosterrai imperterrita – Vivano i diritti e
i doveri del vero Popolo, formato di tutte le
classi dei cittadini! – Viva l’Italia Nazione indi-
pendente !- Trionfino l’ordine interno, e le cure
dirette ad onorata pace, incolume il principio
della nazionalità e indipendenza italiana !-onore
al Pontificio costituzionale Statuto, salvo il diritto
di ampliarlo! Viva il fatale ultimo diritto della
guerra se sia necessario a rivendicare gli altri
diritti dell’Uomo, e deile Genti! – Viva il Pon-
tefice Romano, Sacerdote Supremo, e Principe
temporale ! –
O Roma ! o Popoli pontificii ! Viva una pron-
ta conciliazione con Pio IX, salvo l’onore ita-
liano! – Bolognesi! Inviate, senz’indugio, non
domani, oggi, eletti Drapelli di vostri Concitta-
dini. Il Pontefice gli aspetta ! Ite , o Messaggi di
pace operatrice di gloria non peritura ! Ite. Forse
pria di toccare la meta vi raggiugneranno colla
stessa missione generose Schiere discese dal
Campidoglio.
E Voi, o gran Padre de’ Credenti, che vene-
riamo prostesi sulla polve, Voi, che nel Vostro
esiglio non sapeste abbandonare il patrio suolo,
pensate quanto sia caro agli uomini la Patria !
e più quanto lo sia ai Popoli, che i più degni
di averla, da secoli ne son privi! Pensate, che
nell’entusiasmo delle patrie virtù talora un ec-
cesso non è colpa. Pensate ancora, che Dio Sa-
pientissimo per mezzo Vostro col perdono del
16 Luglio, coli’atto più puro e sublime del Suo
Vangelo non indarno i Vostri Popoli riempì di
quella fiamma che oggi li move all’ italica impresa !
Bologna 5 Gennaio 1849.
GAETANO BRUSCHI
(estratto dal giornale ? Le due Milizie ? ed in seguito
dell’ altro articolo intitolato ? Considerazioni sulla caduta
del Ministero Mamiani ec. ? affisso con in fronte ? Fica
la libertà delle opinioni] ?)
Tipografia Sassi nelle Spaderie.

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Estremi cronologici: 1849 gennaio 05
Segnatura definitiva: MRI0438
Descrizione fisica: c. 1
Dimensioni: 59X43 cm
Colore: bianco e nero
Autore: Bruschi Gaetano
Tipografo (ente): Sassi, tipografia. Bologna
Lingua della documentazione: italiano
Note: Data e luogo di emanazione.
Descrizione del contenuto: Incipit: Si grida da taluno, ed anche si legge scritto in qualche muro della città ? Abbasso i Circoli. ?...
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