Ultimo raggio di speranza agl'Italiani

ULTIMO RAggio
DI
SPERANZA AGL ITALIANI
Chi fosse stato presente nell’ infelice trascorsa primavera al prodigioso fermento de’nostri Veneti popoli al furor d’ ogni bellica legione non avreb-
be certamente indugiato che non fossimo per espel-
lere dalle care nostre terre in breve periodo il bar’
baro Alemanno. No chi non ‘fu in allora fra noi non
può certamente immaginarlo.
, Or dove siete vane speranze , fallaci lusinghe !
dove siete gioia gaiezza e felicità tanto dolce-
mente goduta dopo la scacciata dei Barbari dalla
mia bella e a tutti simpatica Vicenza.,..? e tanto glo-
riosamente sostenuta nelle replicate respinte dei me-
desimi? Queste ed altre consimili dolorose esclama-
zioni uscivano dal mio labbro , e da quello di tutti
gli altri dopo la nostra fatale peripezìa , le quali
poscia furono da più forte dolore nudrite coll’apen-
dice dell’ infame armistizio Salasco. E con tale prin-
cipio chi poteva mai antivedere un’ emergenza di
sirail fatta? Chi poteva mai in quella si beli’ epoca
simili sventure prevedere? Ah veri italiani, e Sol-
dati, che combatteste sui campi Veneto-Lombardi se
mai qui leggete! Non lo ignoraste no, che nou vi
erano di coloro , che non gli fossero ignoto V infelice
nostro fine? Pur troppo per nostra fatalità purtrop-
po molti simulatori italiani ben lo sapeano; e chi
erano costoro se non 1′ itali infami corone, e grau
parte de’ suoi seguaci. Ah popoli popoli, e ve l’espri-
mo colle lacrime agli occhi, e col più vivo senti-
mento dell’ Italiano mio cuore! non è più il tempo
di rimaner sopiti come lo foste per lo avanti; ina è
arrivato alfin il vostro gran momento, di compier
il già grande intrapreso edificio. Destatevi destatevi
V attuale circostanza eh1 or si presenta , e per voi
più eh’ opportuna questa seconda germanica rivolu-
zione , e quell’ ancor dell’ Ungheria , che i militi
della medesima nosco si fratellizano , lo scoraggia-
mento , che regna nelle sue belliche file ( perehè
ovunque sturbate ) in fine lo scaduto nostro seeondo
armistizio ci devono richiamare ancor noi all’armi:
onde approfitare di questo si prezioso momeuto. Non
lasciatevi passare queste si favorevoli occasioni poiché
opportunità si secondataci non vi cadrauno giammai
nelle mani.
Povera Italia, e davvero infelice1. Se 1′ istorie
d’ essa leggiamo non la vediamo, che sempre im-
mersa nella più dolorosa ed abbominevole schiavi-
tù; e dovremo noi lasciarci fuggire di mano que-
sta si ottima occasione ? No per Iddio no vel ripeto
per carità no.
L’ostilità par, che di nuovo intraprendasi. No»
avrete alcun bisogno o incliti cooperatori dell’ itali-
ca indipendenza d’ un debole mio consiglio ; ma se
mai i vostri passi pei campi di Marte volgerete , lun-
gi da voi lungi s’ allontani 1′ indulgenza e la cle-
menza abbonitele , obbliatele interamente poiché
con questo mezzo nulla s’ ottiene; ma in quella ve-
ce la giustizia e la severità sottentri. Già ben lo
sapete e meditato 1′ avreste cionull’ ostante non pos-
so a meno anch’ io di non imprimervelo. Nel tem-
po che più furiosa ferverà la mischia, tre distinte
razze d’ infami soggetti forse vi cadranno nelle ma-
ni: nemici acerimi de’ nostri tre colori. Queste tre
qualità di sementi (che apellasi zizania) frammi-
schiati nel nostro puro seme li dovrete estirpare
senza pietà senza compassione poiché riserbandoli
esisterebbero nostro malgrado. Codesti tre distinti
semi appartengono pure ad’ uua medesima famiglia
il di cui tipo ne è 1′ Austria, e sono la nemica mi-
lizia, i Prigionieri i segreti seguaci le Spie, i simuli
Italiani, i vostri Duci. Se per caso qualunque di
costoro (che non sarà difficile) vi cadesse frale ma-
ni, nou lo tormentate no ad’esempio de1 barbari,
che non è azione da pari nostri, ma sacrificatelo
d’ una morte dolce a loro esponendolo purché serva
d’ esempio agi’ iniqui suoi fratelli. Se tali’ uno de’
vostri superiori qualunque esso siasi a colpa vi rin-
facciasse per tal commessa azione: prontamente ri-
spondetegli che questa è la sola via risservata per.
giunguere alla meta dell’ Italo desire.
Fratelli: se mai il Barbaro, come io spero in
questa volta oltrepasserà i nostri giusti confini: ra-
mentatevi che F armi vostre non dovrete abbando-
nare poiché esse sono risserbate a più onorevole
conquista, in esse sta la nostra indipendenza, e con
esse il giogo di tutti i despoti itali troni dovremo
abbattere e sradicare fin dalle più tenere radici. Al-
lora sì, che appellar potremo compita la nostra vi-
teria a giusto titolo gloriosa ; ma abbiamo quella
d’ abbattere. La scure del despotismo minaccia più
funesta sopra di noi la sua caduta onde più severa-
mente impossessarsi dello scorso suo ingiusto posses-
so. Ond’ evitar quest’ impetuoso divoratrice torrente
fa d’ uopo di non obbliare i vostri brandi, anzi di
tenerli gelosamente stretti nelle vostre mani facen-
done d’ essi 1′ uso più sacro, quello cioè di cambat-
ter fino a compiuto sacrificio; poiché con questo fi”
ne, e non altrimenti dovrà scaturire la perenne fon-
te della nostra Rigenerazione.
Sciessere Gaetano,
Bologna 1848. Tip. Al Sole dai Celestini.