Tremendi segreti del Sant’uffizio

TREMENDI SEGRETI DEL SANT’UFFIZI©
Qual cumulo di miserie è il cuore umano ! Quale ammasso
di contraddizioni! Or disvuole quel che volle un’ ora fa, domani quel
che volle oggi disvuole, e così d’ incoerenza in incoerenza, di stra-
nezza in stranezza , giugne spaventato a una morte inevitabile , che
lo alterisce perchè non volle persuadersela, e non seppe attenderla.
E le contraddizioni sue porta anco in Religione. Ne volete delle pro-
ve chiare e lampanti come la luce del sole ? Eccovele
Cristoij Maestro e Rendentore immenso di tutte le umane gene-
razioni , venne povero sulla terra, faticò povero , mori povero , e
lasciò il suo Vicario povero. Questi invece nauseato di questa sua
povertà, tanto pensò a migliorare condizione, che giunse al trono.
Cristo disse a’ suoi Apostoli, e precisamente a Pietro, se in al-
cun luogo non vi si vuole, non procacciate di restarci per sempre, né
siate pietra di scandalo , ma scotete la polvere dai vostri calzari , e
andate altrove. Oggi si mostra al Vicario del Cristo che i Popoli lo
vogliono venerare nella santità dei principii della sua istituzione , ma
non sovrano terreno , perchè i popoli fnron dal sangue di Cristo li-
berati da ogni schiavitù, per cui torni al santuario e al gregge, e
lasci il trono, ma invece si sta mettendo a soqquadro il mondo per
non perdere un obolo.
Cristo non andò in volta per la terra in cerca d’ anime colla
forca e colla scure, ma colla parola di amore e colla più ardente
carità. In oggi, tanto in umano che in divino , Gn sul suo sacro
altare si sgozza chi domanda venia di sue debolezze, e chi non pie-
ga volontario il collo alla catena. E ira le peggiori e più esecrande
mostruosità di questo genere, eccoci a far parola del Sani’ Ufìzio,
altrimenti detto la Inquisizione.
Questa è una instituzione della ferocia del medio evo, quando
si tentava Dio colle prove dell’ acqua e del fuoco , e credevasi di
fare 1′ eterna volontà serva dell’ umauo capriccio. Domenico Guzman
Spagnuolo inventava il Sani’ Ufìzio, e in un sol giorno faceva bruciare
5oo infelici unicamente perchè non credevano quel che egli credeva*
E non è questo un’ operar diretto contro le volontà del Divino Mae-
stro ? Se a Domenico Guzman fosse stata presentata la Donna adul-
tera , certo 1′ avrebbe fatta lapidare , ma Cristo la salvò e le perdo-
nò. E non sapeva Domenico Guzman che , fiuchè quei miseri 5oo
fossero restati in vita potevano un dì o 1′ altro essere tocchi dal lu-
me della grazia , ma che uccisili si perdevano per sempre ? E que-
sta è carità ? Domenico Guzman è santo, e per avere egli istituito
il Sani’ Ufìzio, fu indi in poi dai Pontefici lasciata in perpetuo re-
taggio 1′ amministrazione di esso ai figli di lui i Frati Domenicani.
La gloriosa Repubblica Romana però avendo sciolto ogni vincolo di
schiavitù e di violenza, che gravava sul popolo, ha pure aperte le
porte a quel laberinlo di crudeltà , ed ha provveduto perchè le non
si rinnuovino. Entro non ci si trovò che un Prelato ritenutovi da ben
25 anni, privo di ogni umano consorzio; altri non v’erano perchè dicesi
cbe gli attuali Frati li spedissero in tempo al carcere di Corneto, come
pure carte di conseguenza non se ne rinvennero, ma bensì le traccie
di un’ abbondevole incendio di esse. Ah; ! quanti atroci misteri di-
strusse quel fuoco !
Tutto orrore però spira in quell’ edificio. Mura altissime, e da
lalun lato senz’ alcuna apertura , perchè al grido delle vittime fosser
tutti sordi. Finestre misteriosamente latte, per indagar sempre se nul-
la avvenisse di fuòri. Porta e controporta armale di ferro , e sì ro-
buste , che ad evidenza manifestatisi destinate per servire a misterioso
terrore. Sotterrannei immensi, cupi, orridi, e solo inlesi a fredde e
cruenti atrocità.Traccie di martirj ad ogni passo che fanno rabbrividire
i riguardanti, ripensando a quanti sospiri , lacrime , imprecazioni, do-
lori , morti, costarono a migliaja di vittime , spesso ree d’ ingnoran-
za , spessimo scopo di calunnia, ma il titolo specioso era sempre che
non credevano, E gì’ Inquisitori , i Carnefici di quelle vittime , cre-
devan tutti e sempre ? Ma poi , che è la fede ? La persuasione di
credere la verità, o perchè io la conosco tale, o perchè mi viene
esibita da persone, cui ho piena fiducia. Ma Dio lasciò all”uomo il
libero arbitrio ; ma Cristo non disse all’ uomo » credi per forza o
i» ti ammazzo, ma bensì Chi vuole ( Chi VUOLE intendi? ) segua
» a me, prenda la sua croce, e mi tenga dietro. Né disse mai agli
» Apostoli a chi non fa quel che voi direte date battiture, martirj,
» e morte, ma invece Ammaestrate la terra, e mostraste agli uomi-
« ni che il mio giogo è soave, e il mio peso né leggiero, e in tutti
precetti di Cristo non si vede che amore e carità, e i suoi dodici
Apostoli fi chiamò dolcemente a seguirlo non li afferrò con gli un-
cini , uno riusci traditore e nullameno che Deicida, e Cristo noti
istituì un Sant’ Uffizio per iscorticarlo, ma fino all’ ultimo lo riguar-
dò con amore e con compassione , perchè si ravvedesse.
Oltre a ciò Cristo a non dubbie note ha dato le norme da te-
nersi co] peccatore,. Se alcun falla, e« dice, lo si ammonisca la
prima volta in secreto ; la seconda volta in publico : la terza si
espella dal gregge. Parmi che qui non si parli né di corda, né di
aculei, né di decapitazioni.
Dappoiché ora il locale del Sant’ Uffizio è in man del Gover-
no Republicano, io vorrei che diligentissimamente si tentassero tut-
te le mura , i pavimenti , il suolo dei giardini, perchè certo fra’ ca-
daveri e gli ossami si rinverrà qualche tremendo mistero, da servi-
re a una buona storia di questa barbarie. Io non le aveva osservate,
ma un’ amico jeri me le mostrava nell’ aspetto esterno della mura-
glia di fronte alcune rozze Croci fatte con un ferro sull’ intonaco ,
e mi diceva il detto amico esser quelle il segno di altrettanti cada-
veri ivi sepolti. Io questo non credo, perchè altrove che li, li avreb-
bero sepolti, ma che geroglifici di altre crudeltà eglino sieno può
cader dubbio ?
L’ inquisizione di Spagna fu 1′ orrore dell’ Universo, quella di
Roma non la cedeva alla prima. Spesso Inquisitori ignoranti, e non
di rado parchi in castigatazza di costumi, non avendo superiori, cui
render conto, e i medesimi Vescovf gli eran soggetti, commetteva-
no impunemente ogni nefandezza.
Pria di tutto si dava piena fede a qualunque denunzia segreta
ed anonima; si compilava il processo con questi soli elementi, si
pronunziava una sentenza ; e dopo lutto ciò si arrestava il reo, e gli
sudavano i martirj e la morte. Ognuno comprenderà quante vìttime
innocenti sacrificava un’ odio privato. Di testimoni non faceva biso-
gno ; per esser reo bastava solo esser accusato, 1′ accusa costituiva
la prova, e se volevasi la confessione dell’ inquisito , i martirj più
infami sapevano ottenerla. L’ immortale Galileo il celebre Crudeli,
furono lunghi anni bersaglio di que’ corvi indiavolati, e vi perdero-
rono entrambi la salute.
Narran le storie dell’ Inquisizione di Spagna che , quando si vo-
leva andare in possésso di pingue patrimonio, se ne accusava, e se
ne estingueva 1′ unico possessore, come reo di offesa religione. Nar-
rono pure che a superar la casta virtù di pudibonda sposa , non di
rado il Sant’ Offizio si pose fra gli artigli, come eretico , il catto-
licissimo marito. Mio padre in Genova trovò un infelice Spagnuolo,
giovine e ricco, il quale fintosi marinaro su proprio legno a ciò
provveduto , con immensi tesori, tornava contendo in Spagna , a tro-
var mezzo di salvare dall’ inquisizione la Sposa, carceratavi come
rea di eresia, ma 1′ unica colpa invece era l’esser giovane e bella.
Sapete voi nel Sant’ Uffizio quali martini si davano per espia-
zione de’ peccati veri o sopposti ?
i. La corda. Si legavan le mani per di dietro all’ infelice, e lo
alzavan in aria , dandogli di tsnto in tanto dei tratti per islogargli
affatto le braccia, e lo si lasciava così sospeso in quegli spasimi,
intanto che gì’ Inquisitori innanzi a quello spettacolo facevan cola-
zione e cicalavano.
2. Li ponevano nudi a cavallo sopra una capra di legno fatta
a taglio, con due pesi ai piedi.
3. Gli si faceva inghiottire un poco di tela incerata, legata a
un lungo filo , e poi per mezzo di questo filo la si tirava su , strac-
ciandogli così tutte le pareli interne dello stomaco.
4- Si legavano per un piede in alto colla testa all’ ingiù, con
pesi alle mani, e facendoglisi fumo di paglia umida sotto il capo..-
5. Murandoli vivi fino alla cintola o fino al collo , e lasciando-
li così languidamente morire.
6*. Infoiandogli canne, o ferri nelle unghie delle mani e dei pie-
di e tenendoli così per intere nottate.
7. Incatenandosi ad un solo collare un morto ed un vivo, fac-
cia a faccia , finché pur 1′ altro non morisse.
8. Amputavansi membri a più riprese.
9. Per più e più giorni, e mesi bastonavansi quotidianamente.
10. Non di rado per bestemmia si affuocava o si strappava la
lingua; per inonestà, altre parti.
11. Si ponevano lastre infuocate alle piante dei piedi e alle
palme delle mani, e si ponevano a sedere sopra sgabelli di ferro
roventi.
12. Si mazzuolavano, si squartavano, e si bruciavano intera-
mente vivi.
L’ animo rifugge dal continuare l’atroce narrazione. E tu, Dio
di misericordia e d’amore, che dicesti: Non voglio la morte del
peccatore, ma che si converta e viva, potesti tollerare per tanti se-
coli sì obbrobriosa infamia ? Ma V aver Dio suscitata la Repubblica
per esonerar la misera umanità da tanto peso, m’ è prova che la
Republica Romana sarà eterna. Viva il popolo Re !
G. V.
Tip. Tiocchi.